Jaume Castro
Comunit� di Sant�Egidio
Se posiamo uno sguardo su questo grande mondo e in particolare quello dell�emisfero Sud, come afferma il titolo di questa tavola rotonda vediamo un grande caos: guerre, povert�, malattie, incertezza sul futuro� Ma allora, in questa nostra discussione vogliamo offrire un contributo, ricco de sensibilit� e prospettive diverse nel ambito della responsabilit� cristiana. � una responsabilit� che contrasta con una certa indifferenza e relativismo di moda nel Nord del mondo verso il Sud. C�� un grande Sud abbandonato alla povert� e all�esclusione. L�aiuto dei paesi ricchi ai paesi poveri � complessivamente diminuito. In Africa � caduto da 32 dollari pro capite del 1990 a meno di 18 dollari a fine secolo. I paesi pi� ricchi sono lontani dal raggiungere l�obiettivo che si erano fissati dello 0,7% di aiuti: oggi sono in media al 0,24%. Questo scarto si traduce con una diminuzione di 100 miliardi di dollari all�anno verso tutti i paesi in via di sviluppo. Quello che ci dicono le cifre della povert� e del disordine del mondo, � che ci troviamo di fronte a grandi contraddizioni, con il rischio dell�esclusione di vaste aree del mondo dai vantaggi legati all�incremento delle risorse globali. Esclusione significa che la povert� nel mondo � aumentata. Oggi circa un terzo della popolazione mondiale vive con meno di 2 dollari al giorno. In molti paesi un abisso separa i ricchi dai poveri. Di fronte a tale situazione, progressivamente si va affermando l�idea che vi sia un�inarrestabile diversit� di destini tra Nord e Sud del mondo, l�Africa in particolare. E� forse la prima volta nella storia che tale idea viene ad acquisire un ampio consenso. Si fa strada una nuova dottrina isolazionista. Una concezione di questo tipo sarebbe, oltre che ingiusta, anche assai imprudente per gli stessi paesi ricchi. L�Africa conta oggi solo il 2% del commercio mondiale e possiede anche il pi� alto numero di malati di AIDS con oltre 30 milioni sui circa 40 colpiti dall�epidemia nel mondo. Questo dramma riguarda tutti. La conseguenza pi� grave dell�AIDS � rappresentata dalla diminuzione della speranza media di vita, come non avveniva dalla fine della Seconda Guerra mondiale: la speranza di vita alla nascita in Mozambico � gi� passata da 52 a 37,7 anni. Tra il 1990 e il 2000 le guerre interne hanno causato 5 milioni di morti e 6 milioni di feriti e costretto 50 milioni di persone ad abbandonare le loro case. Ogni giorno muoiono 30.000 bambini per futili cause, per guerra o per fame. Ogni anno 18 milioni di persone muoiono per malattie contagiose (Aids, malaria e altre). Possiamo, come cristiani, disinteressarci di un mondo cos�? Come dobbiamo essere dunque in quanto cristiani, quale la nostra responsabilit� ? Dividere il mondo e alzare un muro tra poveri e ricchi, cercare di tenere lontano il caos separando, � contrario alla stessa storia delle chiese e alla presenza dei cristiani nel mondo. Missionari europei, cattolici e protestanti cos� come la presenza ortodossa ad est, sono inseriti nelle terre lontane del Sud e ne testimoniano le sofferenze. Alla divaricazione del mondo in zone �utili e non utili�, corrisponde la contraddizione di una presenza cristiana sempre pi� capillare e che non si � risparmiata. La quantit� di nuovi martiri del ventesimo secolo sta a testimoniare una storia di presenza e di amore per terre lontane che non si � logorato seguendo le logiche dell�interesse politico o economico. E� la prova che i cristiani, in un mondo che � divenuto tutto mercato e sempre pi� autoreferenziale, vivono e vogliono vivere secondo la legge della gratuit�. I cristiani hanno poi la responsabilit� di ricordare che la miscela tra instabilit� politica e disperazione � estremamente pericolosa per l�equilibrio internazionale. Il dramma dell�11 settembre sta davanti ai nostri occhi come un terribile esempio, cos� come nella situazione dell�Iraq, in Medio Oriente e in altri conflitti. I cristiani hanno la responsabilit� di insistere sull�idea di un �destino comune�. In questo senso il Sud del mondo, nostro vicino, rappresenta il povero Lazzaro che giace alla porta del ricco epulone, nutrendosi di quel che cade dalla sua tavola. Questa coscienza deve continuare a spingere i cristiani a promuovere la solidariet� concreta verso il Sud e deve anche aiutare tutti a riflettere su una necessaria cultura del destino comune, in cui si inquadrino le scelte politiche ed economiche dei nostri paesi e della comunit� internazionale. C�� un �bene comune� da ricercare, una civilt� del convivere da realizzare La globalizzazione e il caos inducono anche uno spaesamento dell�individuo, senza pi� riferimenti, immerso in una marea di messaggi : induce alla rinascita di quei particolarismi e fondamentalismi che sono la difesa del proprio particolare. Di fronte alla complessit� del mondo contemporaneo -mondo globalizzato ma fatto di individui- si pu� restare scoraggiati. Lo scoraggiamento porta ad avere prospettive modeste. Quali grandi sogni ci restano ? Per i cristiani la responsabilit� � di far rivivere i sogni, tornando ogni giorno accanto a Ges� di fronte alle folle. Le folle sono la gente del mondo contemporaneo, che � folla nei processi di globalizzazione, di fronte alla televisione, nei modelli di vita, nei gorghi complessi del tempo odierno e nell�isolamento. L�espressione della compassione di Ges� in Matteo 9, 35 � l�esempio: �Vedendo le folle ne sent� compassione, perch� erano stanche e sfinite come pecore senza pastore�. Se ben guardiamo queste folle scorgiamo non pochi volti di poveri, di sofferenti, di bisognosi: i poveri del mondo ricco. Se guardiamo alle folle del Sud del mondo, vediamo tanta e tanta gente povera e bisognosa, spesso nelle mani di classi dirigenti rapaci, sfruttata dai grandi interessi o dimenticata. Come la storia di quei due giovani della Guinea Conakry, Yaguine e Fod�, che intrapresero un lungo viaggio, per arrivare in Belgio e poter studiare. Li trovarono morti nel carrello dell�aereo. Ges�, dopo essersi commosso sulle folle, invit� i discepoli a pregare il padrone della messe. Poi chiam� a s� dodici discepoli e �diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermit��. Certo � un potere diverso da quello di questo mondo. Ma si tratta di un potere che cambia in profondit� la vita: potere di amare e di curare che supera sia il limite soggettivo dei discepoli, debolezza o incapacit�, sia quello oggettivo della malattia, dello spaesamento, della sfinitezza, della stanchezza delle folle. Una forza, certo, ma una forza debole o una forza umile. Andrea Riccardi, il fondatore della Comunit� di Sant�Egidio, parla spesso di �forza debole�, che non � la stessa del potere economico o politico, della coercizione o della prepotenza. E� la forza di cui parla l�apostolo Paolo nella seconda lettera ai corinti: �quando sono debole � allora che sono forte� (12, 10). E� la forza degli umili. Non gente eccezionale, ma gente rigenerata alla speranza e alla forza del Vangelo. � la forza umile che testimoniano i martiri del XX� secolo. L�esperienza della forza debole della fede: � l�esperienza che abbiamo sperimentato a Sant�Egidio. La Comunit� di Sant�Egidio, nata a Roma nel 1968 e diffusa in pi� di 60 paesi del mondo, molti in Europa e in Africa, ha preso le mosse dal Vangelo e dai poveri. Nel 1968, giovani studenti in un liceo di Roma, cominciarono a vivere una grande simpatia della Chiesa del Concilio, una fiducia nelle giovani generazioni. Fu l�incontro con Ges� del Vangelo con grande semplicit�. Ed al Vangelo a Sant�Egidio si torna ogni giorno. Infatti il filo rosso che guida ogni Comunit� nel mondo � la preghiera quotidiana comune, ogni sera: dalla bella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, alla modesta sede in Africa o Am Lat: trovarsi ogni giorno assieme per ascoltare la Parola di Dio apre il cuore e lo libera dal cadere nel disinteresse. Da qui � sgorgato quell�amore per tutti e particolarmente per i poveri. E� quell�amore che impegna la gente di Sant�Egidio con i deboli, con gli anziani, con gli immigrati, con i carcerati, i malati, gli abbandonati in tante parti del mondo. E� un servizio svolto con un'attenzione personale ai poveri, considerandoli non utenti ma proprio amici e parenti, parte della stessa famiglia. I poveri non richiedono solo un aiuto ma un rapporto personale e gratuito fondato sull'amicizia: questo � il tratto della spiritualit� del nostro servizio. Ogni comunit� non vive senza la preghiera e il servizio ai poveri. Comunit� di laici, donne e uomini, gente comune che vive i problemi di tutti, che sente per� la sfida di una vita che non pu� essere dominata dalla legge dell'amore per se stessi. Sulla scia di questo amore si colloca l�impegno per la pace che ha condotto Sant�Egidio a mediare per la pace in molte occasioni. L�esempio pi� noto, ma non l�unico, � quello tra governo e guerriglia mozambicana, ponendo fine a una guerra durata pi� di dieci anni e che ha prodotto un milione di morti. Bisognava lavorare per la pace. Ma questa sembrava impossibile. Abbiamo lavorato per accostare governo e guerriglia, per far evolvere la mentalit� del guerrigliero fatta solo di contrapposizione armata, per creare basi stabili per un futuro senza guerra. La pace infatti � stata firmata a Sant�Egidio il 4 ottobre 1992. Il demone della guerra deve essere scacciato. In questo impegno abbiamo scoperto concretamente che i cristiani hanno una responsabilit�: una forza debole di pace, il potere di dare la pace. Sulla scia di questo amore c�� anche l�impegnarsi nel dialogo ecumenico e in quello con le religioni non cristiane: vediamo come il dialogo avvicini i cuori e abbatta i muri di diffidenza. Il dialogo infatti non � prima di tutto qualcosa di intellettuale, accademico, ma � espressione dell'amore di chi entra in rapporto con l'altro. Pregare gli uni accanto agli altri, non gli uni contro gli altri, ma pregare per la pace. Senza confusione, ma senza separazione. Sant'Egidio ha continuato gli incontri nati a Assisi nel 86, anno dopo anno fino a qui. Due anni fa, una settimana prima degli tragici attentati del 11 settembre si chiudeva a Barcellona il 15simo incontro per la pace. Ancora una volta la Comunit� senti con molti uomini di diverse religioni di dire insieme, senza paura, che le religioni vogliono la pace e santa solo � la pace. Oggi il problema � continuare a stare accanto al Signore di fronte alle folle senza avere paura. Questo vuol dire ammorbidire le proprie durezze, divenendo pi� accoglienti. In questo nostro tempo individualista molta gente cerca nel mercato delle religioni, cerca, vuole parlare, domanda qualcuno che sappia accompagnarla. Molta gente � ferita interiormente e cerca guarigione dopo essere stata delusa dalla medicina del benessere o ferita da quella del malessere e della povert�. Il sogno � comunicare il Vangelo in mezzo alle folle. Camminando senza paura tra le folle di un mondo confuso, abbiamo scoperto le strade della comunicazione del Vangelo e della cura delle malattie e delle sofferenze della gente. Sono due strade da tener unite. Non una carit� professionalizzata e una comunicazione del Vangelo intellettualizzata. I cristiani amano tutti, nel rispetto dell�identit� altrui e nell�interesse per gli altri, manifestando il suo sogno senza confini. C�� il primato della preghiera, della liturgia, della familiarit� con la Bibbia. Una Chiesa che prega sapr� comunicare la compassione del Signore. Il primato della preghiera e della liturgia preservano i cristiani per il sogno del Vangelo. Non fa appassire il sogno. L�universalit� dell�amore � provata dal legame particolare con i poveri. I poveri sono quelli che non hanno niente da dare in contraccambio. Da qui la gratuit� del servizio. I poveri sono chiamati a essere i primi nella comunit� cristiana. Non si pu� essere cristiani schivando gli occhi del povero, evitando le sue mani, sfuggendo i suoi problemi. Come la preghiera non � delegabile alle monache di clausura, cos� un rapporto con il povero non � delegabile alle istituzioni. Eppure le donne e gli uomini del nostro mondo spesso sfuggono i poveri, perch� hanno il timore del contagio della loro infelicit�. Non cos� i cristiani, chiamati a essere amici di tutti e particolarmente dei poveri. Per i cristiani i poveri sono anche una questione aperta, una sfida alla ricerca della giustizia. E davanti alla tentazione di ideologizzare la questione della povert� che pu� allontanarci dal contatto diretto e personale con i poveri, l�antica parabola del buon samaritano ci chiede di fermarsi presso colui che soffre al ciglio della strada. Legato alla povert�, c�� il problema della pace e della guerra. La guerra � la madre di tutte le povert�: rende pi� poveri i poveri, ma immiserisce anche i ricchi, pure i vincitori. Il demone della guerra si aggira ancora in tanti paesi. Troppo spesso i cristiani si rassegnano di fronte ad esso, come se si trattasse di un male troppo grande, al di sopra delle loro forze. Per i cristiani la responsabilit� della pace rappresenta una questione assolutamente prioritaria. Non tocca oggi ai cristiani interrogarsi di pi� se non possono compiere il miracolo della pace? Non basta deprecare la guerra, ma bisogna chiedersi se non dobbiamo credere di pi� che il Signore pu� guarire tanti popoli da questo e altri demoni.
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