Luned� 6 Settembre 2004
Hotel Marriott, Sala Washington 2
"Popoli fratelli, Chiese sorelle": l�unit� dei cristiani e la pace nel mondo

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Walter Kasper
Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio per l�Unit� dei Cristiani
  

I.

Il luogo classico per l�ecumenismo, cio� l�impegno che le Chiese ancora divise diventino pienamente Chiese sorelle � il capitolo 17, versetto 21 del vangelo di Giovanni: �Che tutti siano una sola cosa�. Questa frase si trova nella preghiera di Ges� alla vigilia della sua morte; contiene quindi il testamento di Ges� e rappresenta per noi un testo ed un obbligo sacri. L�ecumenismo non � un qualcosa di accidentale, ma si colloca al centro della missione della Chiesa e di ogni cristiano.

Spesso tuttavia ci si dimentica che questo testo continua: �Che tutti siano una sola cosa� affinch� il mondo creda.� L�unit� piena di tutti i discepoli di Cristo, che � lo scopo del movimento ecumenico, non � uno scopo in s�, ma va al di l� di s� e mostra l�unit� di tutti gli uomini e di tutta l�umanit�. Si pu� anche dire: L�unit� della Chiesa � il segno e lo strumento della pace nel mondo. Ovvero, se formulato negativamente: Non c�� pace nel mondo se non c�� pace fra le chiese; e possiamo aggiungere: non c�� pace nel mondo se non c�� pace fra le religioni. Dunque: Popoli fratelli, Chiese sorelle.

II.

Questa tesi non � subito ovvia. Ognuno sa che ci sono state molte guerre a causa della religione o della confessione diversa. Religione e politica erano spesso intimamente legate e mescolate. Spesso la religione era il pretesto e la copertura piuttosto che la vera causa di una guerra. Dopo il disastro delle guerre di religione in Europa nel Settecento, un passo importante nei tempi moderni � stata la distinzione tra religione e politica nella Pace di Westfalia. Nel Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha accettato questa distinzione ed ha riconosciuto la legittima autonomia delle realt� terrene. Oggi la Chiesa dichiara che il cristianesimo non pu� mai essere a favore della guerra, ma soltanto a favore della pace.

Questo non significa un pacifismo ideologico; perch�, proprio per salvare la pace, in casi estremi e come ultima causa, quando tutti gli altri mezzi sono stati esauriti o sono falliti, una guerra di difesa dei beni, e dei presupposti della pace, pu� essere legittima o inevitabile.

Questa argomentazione, che vale solo in casi estremi, mostra indirettamente un problema generale e fondamentale. Essa afferma che la pace non � una realt� ovvia, che s�intende da s�. La pace � pi� del silenzio delle armi; essa � il bene supremo sulla terra e come tale si fonda su altri valori. Non pu� esserci una pace stabile senza giustizia e, in un mondo segnato dall�ingiustizia, non pu� esserci giustizia senza perdono (Giovanni Paolo II). La pace presuppone una certa misura di consenso fra i cittadini e fra i popoli; senza tale misura di consenso riguardo ai valori fondamentali non pu� esserci la pace.

III.

Questa argomentazione mostra la debolezza della moderna secolarizzazione, che � iniziata con la Pace di Westfalia. Distinguere religione e politica era legittimo, separarli era impossibile. Quest�ultima possibilit� funzionava soltanto quando i valori tradizionali continuavano ad essere accettati dalla societ�. Ma nelle societ� moderne e postmoderne pluralistiche sperimentiamo il crollo del consenso riguardo ai valori e quindi una mancanza delle risorse necessarie per la convivenza. Riscopriamo che la politica vive e si basa su presupposti che essa stessa non pu� garantire. Ci� vuole dire che la pace si basa su presupposti che lo stato o gli stati non possono garantire. Cos� oggi, anche filosofi secolari riscoprono nuovamente la risorsa della religione per la sopravvivenza dell�umanit� in una pace giusta. Non si pu� tuttavia ridurre la religione ad una dimensione privata; essa ha una funzione e una responsabilit� pubblica.

IV.

Con questa affermazione ritorno alla tesi iniziale: l�unit� della Chiesa � il segno e lo strumento dell�unit� e della pace fra i popoli. Popoli fratelli - Chiese sorelle. Finora abbiamo visto che questa tesi iniziale � una tesi postmoderna e post-secolare. Post-secolare non significa che dobbiamo ritornare ad un�epoca pre-secolare; non intendiamo assolutamente un integralismo o un fondamentalismo, nemmeno uno stato di Dio. Dobbiamo trovare la via giusta fra secolarismo ideologico (o laicismo ideologico) ed un neo-integralismo, perch� anch�esso � una ideologia, che mescola religione e politica e scredita cos� la religione facendola diventare un strumento politico e fa di Dio uno schiavo di interessi umani particolari.

La religione salvaguarda con la trascendenza e l�universalit� di Dio anche la trascendenza e l�universalit� della dignit� della persona umana. Soprattutto la tradizione giudaico-cristiana difende l�uguale dignit� di ogni persona davanti a Dio e cos� insegna il rispetto assoluto per ogni persona, per la sua vita e per i bisogni della sua vita. Con questa fede nella trascendenza di Dio e � in un altro senso � nella trascendenza della persona umana la Chiesa diventa una forza determinante a favore della pace fra gli uomini e fra i popoli.

V.

Siamo ad un punto decisivo nel dialogo ecumenico attuale. Nella situazione post-secolare nella quale viviamo, nel dialogo ecumenico non si tratta solo di risolvere dei problemi tradizionali intra-teologici, che ancora dividono le Chiese. Si tratta anche di iniziare un dialogo nuovo sul rapporto Chiesa-mondo moderno o postmoderno. In questo dialogo si inseriscono posizioni tradizionali diverse, come la tesi ortodossa della sinfonia fra Chiesa e stato o la tesi luterana sulla differenza fra vangelo e legge ecc. Ma oggi queste controversie tradizionali sono sovrapposte da differenti posizioni sul rapporto col mondo moderno e postmoderno.

La questione � la seguente: Come non cadere nella trappola del fondamentalismo, senza perdersi in un liberalismo o in un secolarismo, che si adatta alle tendenze mondane della politica nazionale o dell�etica e della condotta di una vita secolare? Purtroppo dopo aver risolto almeno alcuni problemi che dividevano le Chiese nel passato, recentemente emergono nuovi problemi e posizioni che dividono nel campo della politica e dell�etica.

Il dialogo ecumenico assume una nuova dimensione e si trova ad affrontare una nuova sfida. Da uno lato l�ecumenismo � impegnativo per le Chiese, che vogliono dare il loro contributo per la pace nel mondo; dall�altro ci sono nuove divisioni proprio riguardo a questo contributo. Non possiamo spianare sia le vecchie che le nuove differenze, e non possiamo neanche sperare di superarle a breve scadenza. L�impegno ecumenico � ad una fase intermedia e ha il compito di insegnare a vivere e a convivere con le differenze senza scendere a falsi compromessi e senza abbandonare la speranza attiva di un�unit� piena. Con questo atteggiamento le Chiese possono essere segno di pace e di riconciliazione nel mondo malgrado tutte le loro differenze.

La pace presuppone il riconoscimento della diversit� dell�altro e dell�altrui cultura, un riconoscimento che implica una dignit� uguale in questa diversit�. Vivere e convivere con altri che sono diversi e, nonostante ci�, riconoscerli come uguali nella loro dignit� umana, � un compito fondamentale per la sopravvivenza dell�umanit� nella pace, che deve imperare nel nostro mondo pluralistico e globalizzato.

� questo il punto dove l�impegno ecumenico e l�impegno per la pace oggi si incontrano e si incrociano. Le chiese nella loro diversit� possono dare un forte testimonianza ed essere un modello di convivenza nella pace nonostante le loro diversit�. La Chiesa come unit� nella diversit� e come diversit� nella unit� pu� essere segno e strumento di pace nel mondo.

VI.

Ritorniamo cos� al Concilio Vaticano II, che nel Decreto sull�ecumenismo �Unitatis redintegratio� ha profeticamente posto le fondamenta per la concezione di Chiese sorelle. Dopo il Concilio Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico Atenagora, in un scambio di lettere conosciuto come �Tomos agapis� (cio� �volume dell�amore�), hanno sviluppato quest�idea che, nel frattempo, � divenuta un�idea ecclesiologica fondamentale. Ci� significa che l�unit� della Chiesa non � un sistema unitario ed uniforme, ma che essa � formata ad immagine della Santissima Trinit�: un solo Dio in tre persone. Potremmo anche dire: ad immagine di una famiglia � le Chiese sono da concepire come sorelle, che hanno gli stessi genitori; potremmo anche dire: hanno lo stesso sangue, nonostante ci� sono diverse e tuttavia si riconoscono e si amano come sorelle.

Con questa immagine di Chiese sorelle nell�una ed unica Chiesa di Cristo, la Chiesa nella nostra epoca postmoderna pu� dare un esempio efficace e pu� essere uno strumento importante per promuovere l�idea dei popoli fratelli e della pace nel mondo.