Luned� 6 Settembre 2004
Hotel Marriott, Sala Washington 2
Le "nuove" guerre

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Johann Christoph Arnold
Comunit� "Bruderhof", USA
  

In sessantaquattro anni ho fatto esperienza di molte guerre e rivoluzioni. Sono nato in Inghilterra all�inizio della Seconda guerra Mondiale, mentre le bombe tedesche cadevano sulle citt� vicine. Pi� tardi, durante gli anni di scuola, ho vissuto nella capitale del Paraguay, Asunci�n, mentre improvvisamente vicino a noi scoppi� una delle peggiori rivoluzioni della storia del paese. Dopo quel conflitto, Alfredo Stroessener prese il potere, dando inizio a quella che sarebbe poi diventata la seconda pi� lunga dittatura delle Americhe. Negli anni �50 mi trasferii a New York, dove � come ogni altro cittadino � ho sperimentato l�isteria del McCarthyismo, la guerra di Corea, la crisi dei missili di Cuba, la guerra del Vietnam, la guerra del Golfo Persico ed ora la �guerra contro il terrorismo�, concentrata soprattutto in Afghanistan ed Iraq, ma che sta coinvolgendo le vite di milioni di persone in tutto il mondo.

Questa guerra, iniziata con gli attacchi a New York City proprio tre settembri fa, � un genere di conflitto totalmente diverso, ed ha trasformato la nostra era in un modo che nessuno avrebbe potuto prevedere. In quest�epoca di �nuove guerre� ci hanno raccontato di bombe intelligenti e di bombe sporche, mini armi nucleari e armi biologiche.

Allo stesso tempo, ci sono moltissime altre forme di violenza che hanno ucciso la gente per anni. Si stanno portando via delle vite, proprio mentre parlo. Sono tutte forme di guerra. Quando migliaia di persone muoiono di fame, mentre altre muoiono di obesit�, non � guerra? Quando la globalizzazione costringe migliaia alla schiavit� mentre altri costituiscono enormi conti in banca, non � guerra? Quando criminali, disabili, malati mentali, anziani sono abbandonati in prigioni e istituzioni simili a prigioni, non � guerra?

Cosa dire ancora dei matrimoni spezzati dalla violenza domestica e dall�infedelt�; o dell�aborto di innumerevoli bambini in nome del �diritto della donna a scegliere�? Non � guerra? E quando la disperazione porta migliaia di persone a sfuggire la loro miseria attraverso la droga e l�alcool � o il suicidio � non � guerra?

Ma basta parlare di guerra. Altri oratori pi� qualificati di me possono parlare delle espressioni del �nuovo warfare�; e tutti noi sappiamo molto sulle guerre che ho menzionato. Concentrarsi su questo significa cadere nella peggiore trappola della �guerra al terrorismo� � la trappola della paura.

La paura paralizza e ci separa dagli altri. Porta solitudine, disperazione, esasperazione. E alla fine crea pi� violenza, pi� odio, e pi� guerra. Quindi piuttosto che focalizzarci su questo, preferirei parlare dei modi in cui ciascuno di noi pu� rompere il ciclo della violenza e costruire un mondo pi� pacifico.

Al mondo non sono mancati maestri in fatto di pace. Gandhi ci ha insegnato che dobbiamo partire da noi stessi. Diceva: �Sii il cambiamento che desideri vedere nel mondo�.

Ges� diceva: �Ama i tuoi nemici, fa� loro del bene�, e poi ci ha ricordato che �ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli pi� piccoli, l'avete fatto a me�. Questo � un pensiero vitale da tenere a mente: che possiamo combattere lo spirito di violenza anche con il pi� piccolo gesto di cortesia � con azioni che il potere considera illogiche.

Naturalmente, le nostre azioni non sono mai davvero illogiche. Sono la sola cosa che potr� fare la differenza. Come scrisse una volta la fondatrice del movimento Catholic Worker, Dorothy Day, che per tutta la vita fu una combattente per la pace: �Tutti parliamo di pace� non significa nulla se non cerchiamo in ogni modo di abbracciare una volontaria povert� e se non ci rifiutiamo di lavorare in qualsiasi posizione, o posto, che contribuisca alla guerra, o di fare qualsiasi lavoro il cui compenso provenga dalla paura della guerra�.

Una simile richiesta � difficile da soddisfare. Ci vuole la vita intera. Ma � il Vangelo, ed � l�unica strada per la pace, come ho sperimentato in molti luoghi nel mondo, anche a Belfast, in Iraq, in America Centrale, in Israele, e nella West Bank, per nominarne solo alcuni.

Tutti associamo questi nomi di luoghi alla guerra � e con ragione. Quando io e mia moglie eravamo a Baghdad, le bombe americane colpivano la periferia della citt�. Quando eravamo a Gerusalemme fummo svegliati una mattina dallo scoppio di una bomba suicida a poche centinaia di metri dal nostro albergo. Allo Stormont Hotel di Belfast, fuggimmo dall�edificio per l�allarme di una bomba. In tutti questi luoghi, la violenza ha radici che affondano in conflitti che durano da secoli. In tutti questi luoghi, abbiamo trovato persone che facevano del male.

Ma abbiamo trovato anche qualcos�altro in ognuna di queste zone di guerra: persone che lavoravano per l�amore, la riconciliazione e la pace. Abbiamo incontrato cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, ind� e sikh. Abbiamo incontrato persone che non professavano alcuna religione. E nell�ascoltarli e imparare da loro, ci veniva ricordato pi� volte che Dio � un Dio grande � molto pi� grande di quanto ce lo immaginiamo. Ha creato ogni essere umano a sua immagine, ma ha trovato mille modi diversi per esprimere la sua immagine.

In qualsiasi guerra si consideri, troverete persone da entrambe le parti che lavorano per porre fine alla violenza, con un�arma antica come l�uomo, ma che deve essere sempre riscoperta di nuovo. E� l�arma del perdono. Purtroppo quelli che la brandiscono raramente fanno notizia, per questo vi racconter� di due di loro.

Il primo � Steven McDonald, un investigatore di polizia di New York. Un giorno dell�estate del 1986, Steven stava interrogando tre giovani sospetti in Centrl Park quando uno di loro gli spar� pi� volte. Steven rimase paralizzato dal collo in gi�, e dipendente da una macchina per respirare. Era sposato da meno di un anno e sua moglie era incinta del loro primo figlio.

Cattolico convinto, Steven decise di perdonare i suoi assalitori. Non fu facile, dovette combattere per settimane, se non per mesi, per vincere la rabbia. Ma come spieg� pi� tardi: �La sola cosa peggiore della pallottola nella spina dorsale sarebbe stata la vendetta�. Tre anni dopo Steven mi invit� ad accompagnarlo in un�assemblea in una scuola superiore dove raccont� la sua storia, e parlammo del potere del perdono. Ed oggi lo scopo della sua vita � promuovere soluzioni nonviolente dei conflitti nelle difficili scuole della sua citt�. Mi ha invitato ad aiutarlo in questo lavoro.

Poi c�� il mio amico Bud Welch, proprietario di un distributore di benzina, la cui figlia fu una delle 168 vittime della bomba ad Oklahoma City nel 1995. Come Steven, Bud lott� per vincere la rabbia, specialmente verso l�uomo che l�aveva uccisa, Timoty McVeigh. Nel frattempo incontr� la famiglia di McVeigh�s e concluse che il suo peggiore nemico era un suo simile.

Negli anni successivi a quell�incontro, Bud � diventato un aperto oppositore della pena di morte in America. Dice che perdonare �non � una cosa che ti svegli la mattina e decide di fare. Ho ancora momenti di rabbia. Ma si deve combattere la propria rabbia e il proprio odio finch� durano�. Bud ha imparato, per citare l�autore sudafricano Alan Paton, �che c�� una dura legge� quando ci viene fatta una grossa ferita, non guariamo finch� non perdoniamo�

Ho pensato alla �dura legge� di Paton nel giorni successivi all�11 settembre, e in un articolo che scrissi in quel periodo, mi chiedevo ad alta voce se avremmo risposto con l�odio, o con il perdono e la compassione. �L�America cercher� la vendetta�, mi chiedevo, �o cercher� la guarigione?�

Tragicamente, abbiamo risposto con le vecchie armi dell�odio e dell�avidit�. Ci � mancata la saggezza dell�antico proverbio cinese che avverte: �Chi sceglie la vendetta deve scavare due tombe�. Visto il diffondersi della paura e del terrore dopo l�11 settembre, e il caos crescente in Iraq e altrove, sembra proprio che abbiamo gi� cominciato a scavare la seconda tomba.

Tuttavia non � mai troppo tardi per cambiare strada, e questo riporta alla mente le parole di un prigioniero a Ravensbr�ck, il campo di concentramento nazista, che scrisse una delle pi� belle preghiere che abbia mai letto. Fu trovata nel campo dopo la guerra, scritta su un pezzo di vecchia carta da pacchi:

Signore, ricordati non soltanto degli uomini e delle donne di buona volont�, ma anche di quelli di cattiva volont�. Ma non ricordare tutte le sofferenze che ci hanno inflitto. Ricorda piuttosto i frutti che abbiamo portato grazie a questa sofferenza, la nostra amicizia, la nostra lealt�, la nostra umilt�, il coraggio, la generosit�, la grandezza d�animo che sono scaturite da questo. E quando loro verranno in giudizio, fa� che tutti questi frutti che abbiamo portato siano il loro perdono.

In conclusione, vorrei condividere la mia speranza che ciascuno di noi adotti questa preghiera e la applichi alla propria vita. Preghiamo per tutti quelli che sono colpiti nelle nuove guerre che lacerano il nostro mondo � e non solo per le persone di buona volont� ma anche per quelle che hanno cattive intenzioni. Preghiamo per le vittime della guerra, e per quelli che ne traggono profitti, per i soldati e per i civili, per i manipolatori dell�opinione pubblica e per i dissidenti. Preghiamo per i nostri presidenti e primi ministri, ma anche per le madri dei morti. Per i civili rimasti sotto le bombe negli ospedali bombardati in Iraq , ma anche per quelli degli ospedali militari di Washington e di Landstuhl in Germania. Preghiamo che tutti questi possano trovare pace. Perch� come Martin Luther King disse una volta: �Il giudizio di Dio sta sopra il mondo. E se non impariamo a vivere insieme come fratelli e sorelle, moriremo insieme da folli�.