Luned� 6 Settembre 2004
Hotel Marriott, Sala Manzoni
L�eredit� dei martiri: testimonianze per il nostro tempo

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Adrianus Herman Van Luyn
Vescovo cattolico, Paesi Bassi
  

Alla fine dello scorso secolo, con l�annuncio della celebrazione dell�anno Giubilare del 2000, il Papa Giovanni Paolo II ha portato l�attenzione della Chiesa universale sugli innumerevoli martiri, uomini e donne, che nel secolo passato hanno dato il loro sangue e la loro vita per Cristo e il suo Vangelo. �Al termine del secondo millennio, la Chiesa � divenuta nuovamente Chiesa dei martiri�, scrive il Papa nella lettera apostolica �Tertio Millennio Adveniente� (n� 27) e aggiunge: �Non devono andare perdute le loro testimonianze�. Il Papa ha chiamato le chiese locali a �fare di tutto per non lasciare perire la memoria di quanti hanno subito il martirio�.

E� precisamente quanto ha fatto la Chiesa olandese per il carmelitano frisone, padre Titus Brandsma, nato il 23 febbraio 1881, arrestato dai nazisti per la sua opposizione alla persecuzione degli ebrei e ucciso il 26 luglio 1942 nel campo di concentramento di Dachau. Padre Titus Brandsma fu successivamente beatificato a Roma il 3 novembre 1985.

Per tenere viva la memoria di questo testimone di sangue, [la Chiesa olandese] ha costruito nella citt� di Nijmegen in Olanda, dove prima per quasi venti anni era stato professore di filosofia e di storia della mistica, e successivamente Rector Magnificus della nuova universit� cattolica, un insigne monumento: il Titus Brandsma Memorial.

Del beato Titus Brandsma si fa anche memoria nel libro monumentale Il Secolo del Martirio, scritto dal Prof. Andrea Riccardi, su richiesta del Papa, per ricordare pi� di 12.000 cristiani uccisi a causa della loro fede in Cristo, nel 20� secolo. Questo libro conferma l�intuizione di Papa Giovanni Paolo II che �il martirio � una grande realt� contemporanea del cristianesimo�.

Perci� � giusto che, pochi anni dopo l�inizio di questo ventunesimo secolo, questo incontro internazionale di Milano - che ha per tema �Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo� - porti esplicitamente l�attenzione sull�eredit� dei martiri, e cio� su coloro che nonostante la violenza, hanno manifestato una singolare forza spirituale e morale per perseverare nella fede e nei valori umani ispirati dal Vangelo. Per questo motivo anche Titus Brandsma ha meritato un posto sul �fresco, che ritrae gente mite, non violenta, perseguitata, che subisce la morte perch� cristiana� (o.c. p.12).

In questo incontro, vorrei parlarvi della storia, sempre attuale, del Beato Titus Brandsma. Dagli orrori impietosi della seconda guerra mondiale la sua testimonianza rimane per noi un appello ad un impegno instancabile e coerente per il Vangelo, per la pace e per la riconciliazione.

Titus Brandsma rappresenta tanti altri che nel buio di quei giorni, con libert� e responsabilit�, con la protesta contro la violenza, l�oppressione e la guerra, e con l�appello alla pace e alla riconciliazione, con la propria vita hanno dato testimonianza del modello di uomo secondo il Vangelo.

Gi� nel 1931 Titus Brandsma metteva in guardia contro la minaccia crescente della guerra, e nel 1934 protestava pubblicamente contro Hitler. Egli prevedeva le conseguenze disastrose del nazional-socialismo. Faceva appello ad una effettiva giustizia, alla libert� di coscienza, alla tolleranza, alla non violenza. Amabile e dolce di carattere, detestava le contrapposizioni, le visioni unilaterali e ogni forma di assolutizzazione . Provava a costruire ponti ed a promuovere l�armonia e la riconciliazione. Ma Titus Brandsma non scendeva a compromessi. Sulla base del Vangelo, condannava l�ideologia inumana del nazional-socialismo e in particolare il mito della razza e la persecuzione del popolo ebreo. Si impegnava per la libera manifestazione del pensiero e in tutto questo, come un vero Frisone, era irremovibile ed inflessibile, ma soprattutto era un discepolo intrepido di Cristo, disposto ad andare fino alle estreme conseguenze.

Era un fervente sostenitore del movimento pacifista del 1931. In una predica nella Bergkerk di Deventer si opponeva energicamente contro la follia e il crimine delle armi, esclamando: �Vorrei ripetere il messaggio di pace del Cristo, farlo risuonare in tutto il mondo, indipendetemente da chi mi da ascolto. Lo vorrei ripetere di modo che debbano ascoltare coloro che prima giravano la testa, finch� tutti l�avranno sentito e capito. Proprio il fatto che ovunque si dispera riguardo alla pace, mi costringe a gridare con pi� forza il messaggio di pace�.

Quanto suona attuale la sua visione critica circa la situazione mondiale di quei giorni. Se riflettiamo sulla crisi attorno all�Iraq, e vediamo le conseguenze di questa guerra, che � scoppiata nonostante gli intensi tentativi di mantenere la pace, non valgono forse in pieno per oggi le seguenti parole: �Riconosco che quel messaggio di pace, per quanto abbia trovato accoglienza in tanti cuori, � stato capito male nella storia e anche oggi nel nostro tempo rimane incompreso da tante persone. Le guerre si sono susseguite l�una dopo l�altra, e la pace che i popoli esausti di combattimenti concludono, porta gi� in s� il germe di nuove guerre. Da un decennio, in svariate conferenze internazionali, i rappresentanti dei popoli stanno esaminando e discutono seriamente su come si possano ridurre le possibilit� di guerra. Il risultato � triste e terribilmente scoraggiante. Da ogni parte si incontrano giganteschi ostacoli. Ognuno combatte per i propri interessi, anzi la propria salvezza, e non si vede in alcun modo come questa lotta di ciascuno per il proprio bene potrebbe essere risolta togliendo le contrapposizioni�.

Cercando le ragioni profonde da cui scaturiscono la violenza e la guerra, Titus Brandsma le trova nella ricerca illimitata del proprio interesse e del proprio potere. A queste cause bisogna rimediare, ad ogni livello della societ�, in tutte le relazioni fra persone, gruppi e paesi: �Se intorno a noi non troviamo comprensione per il vero concetto di pace, che � radicato nella societ�, vuole dire che manca qualcosa all�apertura della gente per questo concetto di pace; in questo caso non si tratta di combattere la guerra, ma si deve cercare pi� profondamente, in questo caso � necessario riformare la societ� malata�.

Titus Brandsma insiste sulla necessaria terapia per guarire la societ�, per renderla nuovamente sana, qui e nel mondo intero: �E� necessario risanare lo spirito della vita sociale. Bisogna lavorare ad un atteggiamento pi� positivo verso la pace nella vita sociale, cercando cos� di spegnere la guerra alla radice. Attualmente la politica dei vari paesi � dominata quasi interamente dai propri interessi. Nei negoziati nessuno vuole cedere neppure un millimetro tranne quando intravede un qualche vantaggio per se stesso. E� ora di tenere presente che la vita sociale non potr� mai riuscire bene, finch� ci si limita a non arrecare danni agli altri, mentre la societ� va compresa come mezzo per rendere servizi gli uni agli altri e per progredire insieme attraverso lo scambio di servizi. Non chiudiamoci in noi stessi in modo troppo egocentrico, attenti unicamente ai propri interessi, ma rendiamoci conto che la nostra vocazione consiste nel rendere felici gli altri e che ci� � sorgente di grande felicit�.. L�amor proprio e l�avidit� sono le grandi malattie di questo tempo e le cause pi� profonde della guerra. A ci� noi dobbiamo opporci. Solo cos� potremo fare un lavoro fecondo per la pace�.

La �controcorrente� a cui Titus Brandsma chiamava i cristiani del suo tempo, e che � tuttora attuale e urgente, � la controcorrente che scaturisce dal Vangelo. Il Cristo ci ha portato la buona notizia che Dio � amore, e che l�uomo � creato a Sua immagine e somiglianza, quindi per l�amore, per rispondere all�amore di Dio verso ogni uomo e per amare il prossimo. Questo duplice comandamento costituisce il nucleo del Vangelo: amare Dio con tutto il cuore, ed il prossimo tuo come te stesso, e questi due comandamenti formano un�unit� inseparabile. Non puoi servire Dio se non servi gli altri. Per amore, in una maniera disinteressata. E� questa la �giustizia� del Vangelo, vale a dire rispondere alle due relazioni essenziali dell�esistenza umana: a Dio Creatore e Redentore, e al prossimo, ai nostri fratelli e sorelle, tutti figli dello stesso Padre. Il Cristo ha dato ai suoi discepoli questo mandato dinamico: �Che vi amiate gli uni e gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore pi� grande di questo: dare la vita per i propri amici� (Gv. 15, 12-13).

�Come io vi ho amati...� quindi fino all�estrema conseguenza della sequela: dare la propria vita per gli altri, per la pace, per Cristo e il suo Regno di giustizia.

Titus Brandsma viveva e lavorava mosso da questa ricerca di amore: dell�amore per Dio e il Signore, dell�amore per il prossimo, in particolare per il prossimo minacciato e oppresso, quali gli ebrei sotto il regime di Hitler. Per Titus Brandsma tutto questo era vissuto come un�unica realt�: la sua mistica e spirituale esperienza di Dio lo portava ad una solidariet� concreta e politica con il prossimo. Uno scrittore, contemporaneo di Titus, d� questa testimonianza: �A Brandsma, professore di storia, � toccata la sorte di dover percorrere personalmente fino in fondo quella �via dolorosa�, descritta da lui nelle sue lezioni come �notte dei sensi�. Lo ha fatto in maniera tale che � stato un impressionante tirocinio pratico di ci� che egli aveva sostenuto in teoria durante la sua vita� (Godfried Bomans).

Durante il pellegrinaggio nazionale a Dokkum, nel 1939, Titus Brandsma predica sul messaggio di amore del Vangelo: �Quella teoria [l�ideologia nazista tedesca] respinga e condanni pure l�amore chiamandolo una debolezza, la pratica della vita non mancher� mai di confermare l�amore come la forza che vince e cattura il cuore dell�uomo. Guarda come si vogliono bene. Questa parola dei primi cristiani dovrebbero poterla ripetere riguardo a noi anche i nuovi pagani di oggi. Allora vinceremo il mondo�.

E� questo amore che ha spinto Titus Brandsma alla sua incondizionata opposizione alla guerra, alla violenza, all�oppressione. Percorrendo un lungo cammino di preghiera ed ascesi � rimasto fedele al comandamento evangelico fino alla tragica fine: l� arresto, il campo di concentramento, dove pi� volte � stato �bastonato a sangue�, e finalmente l�iniezione letale.

La sua testimonianza � martyrion � non la possiamo dimenticare n� quella di tanti altri del secolo scorso. Li ricordiamo con gratitudine per la loro testimonianza, per la loro perseveranza, per la loro coerenza e fedelt� alla loro scelta per Cristo. Sono per noi un�intercessione �davanti al trono di Dio� e dell�Agnello �e gli prestano servizio giorno e notte nel Suo santuario; e Colui che siede sul trono stender� la Sua tenda sopra di loro� (Apoc. 7, 15). Sono anche un esempio per noi in questo tempo in cui pi� di prima � richiesto da ciascuno di noi una scelta consapevole per Cristo e per il Suo Vangelo. Nella nostra societ� occidentale, sempre pi� secolarizzata e individualista, c�� bisogno di coraggio per testimoniare pubblicamente, con la parola e con l�azione, la nostra fede in Dio e la nostra solidariet� verso il prossimo. In un�intervista recente nella rivista Tertio (dicembre 2003) Andrea Riccardi afferma: �Certo, la secolarizzazione � cresciuta tanto in Europa e il tempo in cui si nasceva cristiani � passato. Oggi quella di chiamarsi cristiano � una scelta consapevole�.

Nel suo messaggio alla Chiesa in Olanda, in occasione della visita �ad limina� dei vescovi olandesi, nel mese di marzo di questo anno, il Papa ha espresso la sua speranza �che entri nel cuore di tutti i figli e figlie della Chiesa, in particolare dei credenti laici, la voglia di testimoniare la fede portando la luce del Vangelo nei vari settori della societ� civile� e ci ha invitato ad �acquisire la formazione umana e cristiana necessaria per partecipare ai dibattiti che animano la societ� olandese in uno spirito di dialogo, facendo attenzione a far scoprire la ricchezza della visione cristiana sull�uomo e del suo apello a vincere ogni forma di egoismo e di vivere secondo il Vangelo� (Roma, 12 marzo 2004).

I martiri del secolo scorso ci ispirano a prendere a cuore l�appello che l�apostolo Paolo dalla sua prigione in Roma, pochi mesi prima del suo martirio, scrisse al suo discepolo Timoteo. L�appello vale per ogni discepolo del Signore: �Soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio� (2 Tim, 1, 8), insieme con Cristo, con Paolo e con i martiri del nostro tempo.