Marted� 7 Settembre 2004
Piazza Duomo
Cerimonia Finale

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Celestin Twizere
Comunit� di Sant�Egidio, Rwanda
  

Illustri rappresentanti delle Religioni mondiali,

Eminenze, autorit� e cari amici della citt� e della Chiesa di Milano,

Mi chiamo C�lestin e vengo dal Ruanda, un paese che, appena dieci anni fa, ha vissuto l'esperienza di un terribile genocidio che ha ucciso quasi un milione di persone e provocato pi� di tre milioni di profughi. Dal 1994 i semi dell�odio e della vendetta tra le etnie dei vari paesi (il Congo, il Ruanda, il Burundi) continuano a diffondersi in tutta la regione.

Credo che la storia del mio paese ha qualcosa da dire alla storia del nostro mondo: si tratta, infatti, di un capitolo doloroso della storia del male del nostro tempo. Negli occhi dei bambini ruandesi colpiti e feriti dalla violenza del genocidio, ho visto la stessa paura dei bambini della scuola di Beslan, colpiti dalla violenza del terrorismo di oggi.

Durante il genocidio in Ruanda le persone si chiedevano dov�era Dio. Molta gente � stata uccisa nelle chiese, templi sacri considerati come la casa di Dio. Si � dimenticato il timor di Dio e l'uomo si � perduto. Ogni volta che una persona � uccisa dalla violenza di suo fratello, ci si dovrebbe sempre chiedere dov�era l'uomo, invece di lamentarsi dell'assenza di Dio.

Dopo questo incontro di Milano sono pi� consapevole e comprendo meglio che la pace non � un'utopia. Vengo da una regione, quella dei Grandi Laghi, dove siamo abituati alla guerra e ai conflitti; dove i giovani sembrano destinati fin dalla loro infanzia a vivere combattendo gli uni contro gli altri.

Durante questi giorni ho visto l'impegno di molti uomini e donne sulla strada della pace. Siamo differenti e veniamo da tutte le parti del mondo, ma abbiamo mostrato che si pu� vivere gli uni accanto agli altri, e non gli uni contro gli altri.

� possibile vivere con gli altri. E� un segreto che ho appreso vivendo il Vangelo. Diventando credente ho scoperto che il perdono � possibile anche dopo aver vissuto il grande male del genocidio. Perdonare non � facile, ma � il solo modo di spezzare una catena di violenza e vendetta.

Il Vangelo insegna ai giovani a vivere insieme nonostante le differenze (hutu, tutsi, twa, congolesi, burundesi, ugandesi). Talvolta ci trattano come sognatori ma non abbiamo rinunciato a considerarci come fratelli e sorelle, figli dello stesso Dio, appartenenti all'unica famiglia umana.

L'umanit� che rappresentiamo � come un unico corpo: se un membro soffre, tutta la persona soffre, ma quando comincia ad essere curato, � tutto l'uomo che riprende vigore.

Nel mio cuore, oggi qui a Milano, nel cuore dell'Europa, sento gi� la resurrezione dell'Africa e del mondo intero. La mia gioia � grande: nasce da questi tre giorni di incontro e di dialogo al di l� delle frontiere.