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Sede Patriarcale, 24
Settembre 2000 |
All'inizio di questo XIII Incontro Internazionale Uomini e Religioni, che abbiamo intitolato "Oceani di Pace", siamo riuniti per pregare per la pace. Abbiamo ascoltato la Parola di Dio: adesso � il momento di accoglierla e meditarla, per comprendere, nell'intimo del nostro cuore, come la vera pace, che � impegno degli uomini, sia opera e dono di Dio. La profezia di Isaia annuncia, come realizzazione della salvezza stessa, quella che � l'ansia pi� profonda di ogni cuore umano: la pace perfetta e definitiva. Questa pace viene descritta: essa � liberazione da tutti i gioghi oppressori che si abbattono sugli uomini e sui popoli, disprezzandone la dignit�, offuscando la loro gioia, impedendo lo sviluppo spontaneo della loro libert�. Per il Popolo di Israele questa oppressione si incarnava negli imperi del Nord che, a loro volta, avevano ridotto il popolo in schiavit�. Tale via del mare sar�, un giorno, glorificata e diverr� un cammino giubilante di letizia. Nel nostro mondo contemporaneo le concretizzazioni di questo giogo sono pi� vaste: l'oppressione della povert�, frutto di gravi squilibri nell'ordine mondiale, che getta una grande parte dell'umanit� nella condizione deprimente di un'esistenza senza dignit�; l'oppressione di regimi totalitari, che limitano l'esercizio delle libert� fondamentali e impediscono ai cittadini il diritto di partecipare alla costruzione della loro societ�; l'oppressione di imprenditori senza scrupoli, che cercano guadagni facili remunerando la mano d'opera in modo iniquo; l'oppressione dell'analfabetismo e dell'ignoranza. E' una lunga via crucis, imposta a molti dei nostri contemporanei, e che trasforma la ricerca della pace in un processo di liberazione. Si comprende, cos�, perch� i testi sacri rapportino la costruzione della pace alla pratica della giustizia. Non ci sar� pace senza giustizia. Solo il diritto e la giustizia renderanno solida la pace. "Un frutto di giustizia viene seminato nella pace, per coloro che fanno opera di pace" (Gc. 3, 18). Ges�, nella proclamazione delle beatitudini, identifica i costruttori della pace con coloro che lottano per la giustizia. Ma nella caratterizzazione della pace, fatta dal profeta Isaia, la pace � anche la vittoria sulla guerra e su tutte le forme di violenza: "Poich� ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sar� bruciato, sar� esca del fuoco" (Is. 9,4). E su questo aspetto, quanto ancora siamo lontani dalla pace definitiva! La minaccia della distruzione violenta non si � allontanata dall'umanit� e i conflitti armati continuano ad essere il mezzo per risolvere controversie che si dovrebbero appianare nel dialogo. Il fragore dei combattimenti continua a ferire i cuori di uomini e donne indifesi. L'ideale della pace ci appare, oggi, come un compito gigantesco, in cui si impegnano uomini dal cuore puro, che non riescono a vincere le forze del male, dell'odio, dell'egoismo. Il profeta ricorda a tutti i credenti che questo dono della pace sar� un dono di Dio, opera del Messia inviato. La speranza della pace si fonda sul fatto che "un bambino � nato per noi, ci � stato dato un Figlio. Sulle sue spalle � il segno della sovranit� ed � chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace" (Is. 9,5). Di questo figlio che ci � stato dato, di questo Principe della pace, noi conosciamo il nome, crediamo in Lui, Lo seguiamo come umili discepoli: si chiama Ges� Cristo. E' accaduto duemila anni fa, e festeggiamo nell'allegria questo Giubileo. Duemila anni � un tempo breve per il compito gigantesco della pace; ma troppo lungo per soffrire nella carne gli effetti della violenza, dell'egoismo, dell'odio, della divisione. Duemila anni dopo, in un clima di Giubileo, la proclamazione del Vangelo della pace �, per noi cristiani, l'annuncio di speranza ed una parola che ci giudica. Lungo la storia, nella sua totalit�, non siamo esenti dai peccati contro la giustizia e contro la pace. Cosa ne abbiamo fatto del Vangelo della pace, del comandamento nuovo dell'amore, della generosit� gratuita del servizio? E tutti i costruttori di pace avevano il diritto di poter contare sui cristiani in prima linea in tale lotta. Ci riuniamo qui perch� tutti crediamo che la sincera fede religiosa sia un elemento che costruisce la pace. Nel dialogo con Dio l'uomo coltiva la bont� del suo cuore e si apre ai valori della fraternit� e della giustizia. La dimensione religiosa apre il nostro cuore verso quella "sapienza che viene dall'alto, anzitutto pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialit�, senza ipocrisia" (Gc. 3, 15-17). La lettura del Vangelo di Marco ci dice che i costruttori di pace devono avere il candore dei fanciulli e il coraggio generoso e sofferente dei martiri. Solo questo ci impedir� di cadere nell'intransigenza fondamentalista in cui la difesa delle nostre "verit�" si trasforma in focolai di divisione, come ci ammonisce l'Apostolo San Giacomo: "Dove c'� gelosia e spirito di contesa, c'� disordine e ogni sorta di cattive azioni" (Gc. 3,16). Ogni vera fede religiosa pu� essere costruttrice di pace. Non esistono un Dio vero e altri falsi. Quelli falsi non esistono e il Dio vero � solo uno, in cui tutti crediamo, il cui volto tutti cerchiamo, nella ricerca della luce definitiva che irradier� dall'armonia e dalla pace. Noi cristiani sappiamo che questo unico Dio si � fatto prossimo e accessibile in Ges� Cristo, nostro Signore e nostro fratello, il cui Spirito che ci infonde � forza continua di amore e di pace. + JOSE', Patriarca di Lisbona |