|
25 settembre 2000 - ore
9.00 |
In molte pubblicazioni americane, specialmente nelle riviste economiche a larga diffusione, compare una pubblicit� che inizia con una frase molto accattivante: negli affari - dice - ottieni non quello che meriti ma quello che riesci a negoziare. La mia impressione � che molto spesso consideriamo il dialogo ecumenico, o per meglio dire ogni tipo di dialogo interreligioso, come una trattativa d'affari. Non c'� dubbio che molti elementi presenti in trattative di affari condotte seriamente sono e devono essere presenti anche in un dialogo sincero. Ma dobbiamo affermare molto chiaramente che il dialogo interreligioso, o specificamente ecumenico, non � una trattativa d'affari e neppure un esercizio accademico di capacit� intellettive, ma un tentativo sincero di comprendersi l'un l'altro da parte di entrambi gli interlocutori impegnati in esso. � un esercizio profondamente umano e veramente spirituale. La prima differenza rispetto a qualsiasi altra forma di conversazione a tema � nel fatto che il dialogo religioso tocca gli interlocutori in quanto persone, nella loro natura pi� personale. Le trattative di affari e i colloqui accademici non incidono necessariamente sugli interlocutori stessi o sul loro atteggiamento l'uno verso l'altro. Le parti non devono subire un cambiamento interiore. Possono acquisire una maggiore stima uno dell'altro, possono cambiare le loro opinioni, possono riconoscere alcune verit�. Non cos� nel dialogo interreligioso. Il dialogo tra le religioni � un'esperienza profondamente personale e religiosa. Richiede in circostanze normali (almeno per coloro che non sono ancora santi formalmente canonizzati) un cambiamento interno piuttosto fondamentale per essere capaci di aprirsi, di vincere tutti i pregiudizi ed accettare l'altro. Tutto ci� potrebbe sembrare semplice ma chiunque abbia onestamente provato a cambiare se stesso sa che � una lotta davvero difficile contro il proprio essere - lotta sembra l'unica parola che descrive la situazione in maniera adatta. Le differenze religiose o le differenze di religione, siano esse di origine antica o recente, insieme ad approcci distinti al contenuto della fede, producono atteggiamenti psicologici che sembrano sempre essere abbastanza negativi. Per esprimerlo con parole semplici: perch� lui non � come me? Pi� la divisione � recente e pi� le ferite bruciano. Io sono dell'opinione che tutte le religioni esistenti e monoteistiche, che accettano un solo Dio come origine, legislatore, padre di tutta l'umanit�, sono in realt� una religione che ha sperimentato separazioni nel tempo. Ci� a sua volta richiede che iniziamo il nostro comune viaggio religioso partendo dalla persona di Dio. La molteplicit� di religioni e, pi� recentemente, di confessioni, � un fatto storico e non religioso, ma influenza in modo molto chiaro gli atteggiamenti dei fedeli delle varie religioni. � un'esperienza ben dimostrata che le persone che per tutta la loro vita sono state alla ricerca di Dio sono in grado di instaurare una discussione interreligiosa in maniera molto pacifica e che porta molti frutti. La forma pi� comune di dialogo interreligioso, ossia quello tra interlocutori che non sono molto religiosi, solitamente non � molto pacifica n� produttiva. Essere religioso, in questo contesto, significa non solo una profonda conoscenza delle proprie convinzioni religiose o, in altri termini, conoscenza e comprensione delle verit� della propria religione, ma anche vivere sulle basi quotidiane di quelle verit�: preghiera, meditazione, digiuno, silenzio, rinuncia totale ai piaceri mondani o, almeno, un loro godimento molto moderato. Per dirlo ancora in altri termini, un ascetismo su base religiosa. La difficolt� di raggiungere un tale sviluppo spirituale o, pi� precisamente e realisticamente, di sforzarsi ogni giorno per raggiungerlo, ha scoraggiato la maggior parte delle persone nel campo del dialogo interreligioso e le ha spinte a mantenerlo su un livello molto formale ed esteriore di discussione accademica o, nel peggiore dei casi, a condurre guerre di religione violente, e questo non significa altro che spargere sangue nel nome di Dio. Secondo me il perdono non � l'unico atto necessario per prepararci ad un vero dialogo interreligioso, ma sottolinea e mette in luce un aspetto molto importante nel processo di purificazione spirituale che deve precedere e preparare il dialogo interreligioso: nel dialogo ci sono sempre almeno due interlocutori. Il richiamare questa verit� potrebbe sembrare talmente evidente da apparire superfluo. Conosciamo, tuttavia, monaci che sono dei veri asceti, atleti spirituali, ma che non considerano un Cristiano di altra confessione. Il perdono, che � una parte essenziale di purificazione spirituale, ci ricorda in maniera inequivocabile che dobbiamo accettare l'altra persona - l'interlocutore, per un dialogo interreligioso che sia significativo. Questo � particolarmente vero in un dialogo programmato, quando un interlocutore ha subito in passato un torto da parte dell'altro. In conclusione, quando consideriamo quanto deve essere fatto per superare se stessi e imparare ad accettare l'altro, non dovremmo essere sorpresi che ci sia stato cos� poco dialogo interreligioso in passato. Ma, d'altra parte, non c'� speranza di una vera coesistenza cristiana, per non parlare di un ritorno ad una unit� originaria, senza un dialogo interreligioso. Dobbiamo allora recitare una preghiera e unirci con coraggio alla battaglia contro la bestia che consuma i nostri cuori. |