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25 settembre 2000 - ore
9.00 |
Introduzione Il mio intervento in questa tavola rotonda in occasione di un nuovo incontro internazionale e interreligioso "Sant'Egidio" nell'anno 2000, affronta un aspetto estremamente importante: la base stessa di una comunicazione in un clima di pace tra di noi. Quindi, una comunicazione in condizione di pace, malgrado le separazioni e malgrado i malintesi reali dovuti alle nostre convinzioni particolari. Per meglio definire la nostra appartenenza a una fede, bisogner� innanzitutto definirne la pratica, la praxis, il nostro attaccamento a Dio. Giungere a una tale dimostrazione, soprattutto spirituale, esige un impegno profondo nella relazione con Dio. Non � difficile arrivare a una tale relazione quando si vive personalmente alla presenza di Dio. Parlare a Dio vuol dire ascoltare Dio. Ascoltare Dio che vuole donarci la possibilit� reale di una comunicazione con Colui che � l'ispiratore, il rivelatore di una modalit� unica e sicura di comunicare fra noi. Quindi, in questo senso, la base della nostra comunicazione � divina! 1.Il ruolo della comunicazione per stabilire la comunione tra gli uomini. Di fronte a una grave provocazione contemporanea, l'autonomia dell'uomo da Dio e dal prossimo (ciascun uomo), il posto della comunicazione riveste un significato profetico: il ristabilimento di una relazione che sia conforme alla vocazione primordiale ma anche ultima della persona: la comunione. Senza la comunione tra gli uomini, che cosa resta se non le guerre, le minacce capaci di distruggere l'umanit�, la civilt� e la bellezza del creato? Ecco perch� noi dobbiamo ridefinire la nostra relazione personale, diretta, sincera e profonda, con il Dispensatore, il Rivelatore e il Benefattore che � il Padre celeste, che tanto ci ama, per riconquistare il pi� presto possibile la convinzione che al di fuori della filiazione divina non c'� alcuna comunicazione possibile, n� alcuna comunione fra noi uomini e fra le religioni. Lasciando a Dio, ai teologi e agli uomini di buona volont� il difficile compito di lavorare per una possibile riconciliazione fra le religioni, � ormai tempo di trovare strade concrete per la riconciliazione fra gli uomini sulla base della fraternit� e della nostra comune origine. Intraprendere un simile cammino richiede buona volont�, responsabilit�, rispetto dell'identit� e amore sincero da parte di tutti noi per questo cammino, ma anche capacit� di lasciarci penetrare dalla volont� di Dio che vuole "che tutti siano salvati". Per noi, cristiani e anche per molti altri fratelli credenti qui presenti, la vocazione "Ut omnes unum sint" del vangelo di Cristo non esclude la realt� dell'unit� del genere umano nel rispetto della diversit� come occasione di arricchimento della vita e dell'esperienza positiva dell'altro, che sfortunatamente conosciamo piuttosto male, ma che, anche lui, ci conosce altrettanto male. Ecco perch� proporre una via tra le altre verso il ristabilimento di relazioni fraterne fra gli uomini di differenti religioni e di convinzioni particolari, significa dare una possibilit� in pi� al progredire di incontri come questi. 2.La preghiera: dono di Dio e ruolo nella comunione tra gli uomini La traccia proposta per il mio intervento a questa tavola rotonda di oggi � "La preghiera radice di pace". Preghiamo dunque Dio prima di tutto di dare a voi e a me la capacit� di pregarlo, perch�, secondo la pratica della preghiera nella chiesa ortodossa, colui che inizia a pregare per primo � Dio che ci dona la Preghiera con la "P" maiuscola, perch� ci possiamo aprire a Lui. All'inizio di questa breve riflessione, lasciando da parte ogni definizione e analisi sulla preghiera in quanto movimento responsabile dell'uomo libero verso Dio e risposta di Questi in questo dialogo divino-umano, vi propongo di riflettere insieme sul dono della preghiera. La preghiera in quanto dono celeste elargitore del coraggio di pregare, mandato a colui che ama Dio al di sopra di ogni cosa. "Colui che ama Dio conversa senza interruzione con Lui come con un padre, spogliandosi di ogni pensiero carnale." Chi conversa con Dio � un uomo guarito dalla malattia dell'egoismo, uscito dall'isolamento e aperto agli altri per scelta, costruttore di ponti fra gli uomini. E' un dono di Dio sulla terra. L'uomo di preghiera � il frutto maturo della perfezione alla quale il Padre celeste ci chiama: "Siate perfetti come il Padre celeste � perfetto" � per colui che prega un modo di vivere quotidiano e una possibilit� reale di chiamare ininterrottamente il suo prossimo, gli uomini, a unirsi a lui perch� insieme si ricostruisca la vera fraternit�. Dunque colui che ha trovato la preghiera ci pu� insegnare non soltanto le parole della preghiera per rivolgerci a Dio, ma soprattutto offrirci il suo modello di uomo riconciliato, di uomo pacificato, di uomo che ha riconciliato in se stesso l'amore e la giustizia, che secondo il salmo dell'Antico Testamento, "si sono abbracciate". L'uomo di preghiera, il giusto, il saggio, il santo indica in tutte le religioni l'uomo capace di ricordarci che la perfezione umana, con l'aiuto e la grazia di Dio, � possibile, perch� "la preghiera � uno stato della mente, che distrugge tutti i pensieri terreni", che apre il cuore per renderci sensibili, per scacciare i cattivi pensieri e le cattive azioni dalla nostra condotta. Cos� il nostro cuore, dove discende l'intelligenza che cerca Dio, pu� diventare la sede di un comportamento giusto e conveniente per ogni uomo. "Beato l'uomo che ama ogni uomo senza distinzioni n� differenze" dicevano i padri spirituali del deserto. Questo stato di preghiera � prossimo alla pace. In altri termini, la pace sar� il frutto, il dono perfetto e la benedizione della preghiera su tutti noi! 3.La preghiera: radice della pace Ecco la radice della pace! In noi stessi! Ma essa non viene soltanto da noi. Essa � il frutto di una perfetta armonia fra il dispensatore della pace, Dio, la persona che si mette a pregare e il prossimo che accetta la comunicazione e l'amore di colui che prega! S�, noi possiamo parlare di uomini radici di pace, cio� radicati nel dono della pace di Dio, conquistati dalla preghiera, da una vita serena e umile. Sono i giusti e i santi di tutte le religioni che hanno sposato nell'intimo della loro vita la pace divina per lottare cos� contro le guerre fra gli uomini, ovunque qui sulla nostra terra. Di esempi ce ne sono in tutte le religioni e citarli tutti sarebbe impossibile, ma ciascuno di noi pu� farlo e troveremo cos� la pace, non solo come necessit� per le esigenze di oggi, ma anche come dono celeste, che rivela la nostra identit� di credenti, radicati nella stessa vita insieme, cio� avere per modelli gli operatori di pace. Come dimenticare qui la beatitudine della pace! "Beati i costruttori di pace perch� di essi � il regno dei Cieli" Per raggiungere la pace attraverso la preghiera, dono di Dio radicato in noi, possiamo pensare insieme, attraverso le parole della nostra preghiera, quando noi preghiamo Dio, attraverso le azioni concrete, che � infine il lavoro per la pace. Noi possiamo diventare cos� la radice visibile della pace. Noi possiamo pregare Dio per questo, ma dobbiamo pregare anche per il prossimo. Perch� attraverso la preghiera pura, vissuta, il prossimo non � pi� un estraneo (vedi la parabola del Buon Samaritano) n� un nemico, ma un amico, un fratello. Impariamo a chiamare gli uomini a ogni azione pacificatrice, attraverso i frutti della preghiera e non solamente con le parole. S�, io posso dire "Ti prego fratello mio!" Egli risponder� allo stesso modo! Io lo credo! Io prego per questo! Io spero che insieme possiamo pregare perch� la radice dell'egoismo, dell'odio e del male siano strappati dal nostro cuore con l'aiuto di Dio, con il nostro lavoro e con la nostra disponibilit� ad amare il prossimo come noi stessi. 4.Conclusioni Cos� la preghiera pu� diventare medicina che guarisce dall'egoismo e dall'autosufficienza; pane spirituale, nutrimento perch� cresca in noi il seme della pace, e forza spirituale per aiutare ogni uomo a diventare radice di pace. Cos� sia! Vi propongo per concludere una preghiera adatta a tutti noi, rivolta a Dio perch� Dio � l'Amore che abita in mezzo a noi. (1Cor XIII). |