Le mie prime parole sono di ringraziamento e
apprezzamento per la Comunit� di Sant'Egidio, ringraziamento per
l'invito che mi ha rivolto a partecipare a questo importante incontro e
apprezzamento anche maggiore per questa iniziativa meritoria.
Tocca a me testimoniare la mia riconoscenza per la tensione costante che
ha dispensato al continente africano, attraverso le molte iniziative di
successo.
Il tema di cui parleremo � molto suggestivo, "La rinascita
dell'Africa". Infatti, l'Africa ha bisogno di rinascere.
Qualche anno fa, quando gli analisti politici si rifacevano al
continente africano gli epiteti pi� frequenti erano i seguenti:
continente in agonia, continente naufragato, continente marginalizzato,
ecc. Queste espressioni lasciavano trasparire un profondo sentimento di
pessimismo.
Era l'afro-pessimismo in tutta la sua estensione.
Con l'avvento della democratizzazione nel primo lustro degli anni '90,
� iniziato ad emergere una nuova immagine del continente africano. E'
iniziato ad essere il continente del futuro e della speranza.
Sfortunatamente, negli ultimi anni, con una recrudescenza dei conflitti
e alcuni passi indietro nei processi di democratizzazione, molti autori
hanno iniziato a parlare dell'incubo africano.
Ma, indipendentemente dagli epiteti, esiste una realt� che �
importante analizzare oggettivamente.
Il continente africano vive attualmente un periodo importante della sua
storia, sia in virt� degli avvenimenti altamente positivi, sia in
ragione dei fatti che hanno provocato conseguenze profondamente
negative.
In ci� che riguarda gli avvenimenti che considero positivi � giusto
indicare i processi di democratizzazione che stanno avendo luogo in
diversi paesi del continente.
In effetti, la democratizzazione sorge come un dischiudersi necessario,
come una tappa storica desiderata da molti e temuta da tanti. Indietro
rester� un passato di intolleranza e prepotenza, di voci soffocate, di
diritti calpestati e di ignoranza. Ma un passato, � necessario
sottolinearlo, nel quale si � allargata ed � cresciuta l'idea della
democrazia e della libert�, a volte a costo di immensi sacrifici.
Quello che si vive oggi, lungi da essere un'offerta o gesto di buona
volont�, � una conquista, risultato di una lotta, molte volte
solamente silenziosa.
Le transizioni democratiche assumono fazioni che scaturiscono dalle
condizioni particolare di ogni paese e traducono l'assunzione della
necessit� di una nuova e differente fase che metta l'Africa in sintonia
con le grandi trasformazioni che si operano nel mondo di oggi e risponda
alle aspirazioni delle popolazioni africane.
Se in alcuni casi si � trovata la strada senza turbamenti sociali, in
altri casi si sono verificate rivoluzioni, spesso con gravi conseguenze.
Nella tappa presente in cui ci troviamo, l'importante � che le
transizioni democratiche scorrano in una forma pacifica e suscitino la
partecipazione di tutti i cittadini, avendo la certezza che cerchiamo
una nuova dinamica sociale e politica che permetta la piena
realizzazione delle capacit� creative nazionali, cos� come una forma
differente di assumere e realizzare la cittadinanza, senza dimenticare
che la costruzione dei nuovi regimi deve significare migliori condizioni
di vita per le popolazioni.
In verit�, ci� che succede presentemente in Africa, � solo un
processo di democratizzazione e non la democrazia in tutte le sue
virt�. Un processo che non � esente da rischi, sarebbe una pericolosa
ingenuit� pensare che la democrazia costituisca gi� un dato acquisito,
irreversibile.
Inoltre, i problemi cruciali della democrazia in Africa derivano
chiaramente dalla stabilit� dei nuovi poteri e nell'effettivo
radicamento dei valori democratici.
La soluzione di questi due problemi � condizione sine qua non del
successo delle transizioni democratiche, altrimenti la democrazia si
limita ad una illusione alimentata dal gioco delle garanzie formali.
Il consolidamento della democrazia esige una speciale attenzione alla
questione dei diritti dell'uomo. Inoltre, non � per caso che ai
processi di democratizzazione si sia associato un notevole convergere
intorno ai diritti umani fondamentali.
E' importante stabilire un sistema efficace di salvaguardia di questi
diritti, ma soprattutto una cultura dei diritti umani, e questo esige
subito, specialmente in ci� che riguarda l'Africa, il funzionamento di
appropriati meccanismi di insegnamento/apprendimento, sia in ci� che
riguarda i diritti politici, sia in ci� che riguarda i diritti
economici, sociali e culturali. E' importante che le donne e gli uomini
africani si integrino a pieno diritto in questo movimento planetario per
la rimessa dell'uomo al centro del processo di sviluppo dell'umanit�,
come suo soggetto e destinatario.
In ogni modo, non bisogna dimenticare che la retorica e la pratica dei
diritti dell'uomo esigono come sostegno una solidariet� sincera e
fraterna. Manifestazioni nocive, come il razzismo e la xenofobia,
intenzionalmente alimentate, devono essere vigorosamente combattute.
Pi� che un rifiuto, il futuro esige l'accettazione dell'altro come
compagno quotidiano in questo mondo che, diverso e plurale, appartiene a
tutti.
Signor presidente, in ci� che riguarda gli avvenimenti negativi,
importa sottolineare che innumerevoli e dolorosi conflitti continuano a
segnare il continente africano.
Rivalit� etniche antiche o la lotta per il potere si sono convertite in
conflitti aperti, i quali hanno seminato la morte e la distruzione,
senza dimenticare i milioni di rifugiati e le persone sfollate, cos�
come la ricorrente instabilit� regionale.
In un momento in cui tutti i nostri sforzi dovrebbero convergere per lo
sviluppo, si verifica, al contrario, che le risorse delle quali
disponiamo sono impegnate nel lavoro distruttore della guerra, essendo
che le poche infrastrutture economiche sulle quali possiamo contare sono
sacrificate sull'altare della violenza.
Se vogliamo prevenire questo tipo di conflitto, dobbiamo affrontare le
sue cause. Tra le quali si evidenziano, in certi casi, le limitazioni
effettive alla partecipazione di tutti i cittadini del processo politico
nel governo dei loro paesi, e, in altri casi, la violenza risultante dal
non rispetto dei diritti umani fondamentali, sia al livello
dell'individuo, sia al livello dei gruppi etnici o religiosi. E' mia
opinione che la stabilit� interna di un paese e l'armonia sociale di
vari gruppi di interesse risultino chiaramente favoriti quando tutti i
cittadini hanno la possibilit� di esercitare pienamente, in libert�,
la propria cittadinanza, specialmente facendo le proprie scelte sui
destini del paese, decidendo la forma di governo e scegliendo
liberamente e periodicamente i propri governanti.
Urge una riflessione collettiva che conduca all'identificazione di
soluzioni che riescano a contenere i conflitti e, allo stesso tempo,
l'adozione di misure preventive che possano ridurre o eliminare la
possibilit� di tanti confronti armati.
Tuttavia, nonostante le sue crisi, nonostante la sua vulnerabilit�,
l'Africa si modernizza e si adatta.
Profonde trasformazioni politiche sono in corso: le elezioni
multipartitiche, la libert� di stampa, la nascita di una societ�
civile attiva sono diventate riferimenti correnti. E' chiaro che non
tutti i paesi si trovano nello stesso stadio di evoluzione per lo Stato
di Diritto, ma � innegabile che c'� una grande onda che invade il
continente africano.
D'altra parte, molti stati africani hanno scelto la via del rigore
economico e in questo contesto importanti sforzi di riaggiustamento sono
stati realizzati, alcuni con risultati incoraggianti.
Non possiamo parlare di democrazia senza parlare di sviluppo. In questo
modo, questa nuova fase della storia africana deve conoscere ugualmente
un uovo e decisivo impulso nella costruzione del quale abbiamo diritto.
Del resto, diventa imperativo sottolineare che lo sviluppo si profila
come questione vitale per l'umanit�, essendo allo stesso tempo chiaro
che nessuno sforzo in quest'ambito avr� successo se non � pensato in
un quadro di assunzione della pace come valore comune. Pace e sviluppo
sono momenti complementari di una stessa lotta. Lotta che � comune e
perci� richiede l'impegno di tutta la comunit� internazionale nella
certezza che ci� che � in causa � il futuro collettivo.
La questione basilare dello sviluppo dei nostri paesi si sostanzia, a
mio avviso, nell'assunzione piena dei popoli e governi africani della
responsabilit� completa per il processo di sviluppo del continente.
Ci� significa, in primo luogo, che devono essere le societ� a
definire, per se stesse, le proprie priorit� ed i propri obiettivi, la
propria strategia ed il proprio ritmo, senza altre coercizioni esterne
che non siano quelle che derivano dalla loro propria condizione di paesi
poveri. Questa esigenza ci conduce ad una condizione essenziale: la
societ� civile deve essere capace di esprimersi liberamente, unico
processo attraverso il quale sono forgiati i consensi minimi e le intese
che determinano l'azione collettiva.
Senza questa dimensione, illudiamo noi stessi e gli altri e ci stiamo
condannando a false partenze, perch� non assunte dalla societ� nel suo
insieme.
Se sono sicuro di ci� che ho affermato e se lo sviluppo non assunto
democraticamente dall'insieme della societ� � irrealizzabile, allora
� indispensabile che i nostri partners bilaterali e multilaterali
accettino pienamente il nostro ruolo come agenti principali e come
conduttori di processo.
Non si tratta di sminuire il ruolo dei partners, n� di limitarli a
semplici donatori e osservatori.
Si tratta, s�, di comprendere i meccanismi che fanno muovere le
societ� nei momenti cruciali della loro storia. E il nostro continente
affronta, in questo momento, la sfida della globalizzazione, con tutte
le sue opportunit� e minacce. Le nostre societ� non potranno sostenere
il ritmo richiesto dal progresso tecnologico, se le nostre elites non
saranno capaci di svegliare il "genio" interno dello sviluppo
che sottost� a tutte le societ�. L'aiuto esterno e altre forme di
intervento esterno non produrranno il miracolo da se stesse.
E' importante evidenziare che le relazioni economiche internazionali non
forniscono automaticamente benefici identici ed equilibrio fra tutti i
paesi coinvolti.
L'Africa compare, attualmente, come un continente marginalizzato. Dei 48
paesi meno sviluppati del nostro pianeta, 33 sono africani, nonostante
le immense risorse naturali di cui dispone il continente. Rappresenta
meno del 3% del commercio mondiale, percentuale che sta diminuendo fin
dagli anni '60: il grosso del commercio dei paesi sviluppati viene
attuato tra di loro, al contrario dei paesi sottosviluppati che non
attuano questi scambi; allo stesso modo si verifica che i paesi che
partecipano al commercio internazionale non si trovano nella stessa
situazione; sono partners diseguali, nella dimensione, nella forza
economica, nel peso politico, nella forza militare e nella capacit� di
influenzare nelle organizzazioni internazionali.
Considero molto importante che le barriere al commercio siano ridotte, e
concordo che il suo effetto globale possa essere positivo. Ma proprio
perch� ho compreso l'importanza del commercio internazionale per lo
sviluppo dell'Africa, capisco che il nostro continente deve beneficiare
di un processo intenso e assunto, di solidariet� nelle relazioni
economiche internazionali, che gli facilitino l'accesso ai mercati, ai
progressi della scienza e della tecnologia, e ai fondi strutturali
considerabili in modo da accelerare il passo ed accompagnare il resto
del mondo.
Il progresso dell'Africa non si far� contro o per opposizione ad altri
continenti o paesi. Al contrario, lo sviluppo del nostro continente
costituisce un'opportunit� di investimento e di crescita del commercio
internazionale, che non pu� essere minimizzato.
Le esperienze di successo di integrazione regionale dimostrano la
necessit� di aiuti anche se temporanei, ai partners meno sviluppati,
come condizione della loro propria integrazione e del buon funzionamento
dell'insieme. L'esperienza del dopo guerra in Europa mostra il tipo di
approccio di cui l'Africa ha bisogno. Un approccio di aiuto esterno in
questa prospettiva, mi sembra pi� ricco, pi� efficace e molto pi�
effettivo di quelli tradizionali.
Ma se fosse possibile identificare un unico fattore come decisivo per lo
sviluppo sostenuto dall'Africa, non esiterei a considerare che quel
fattore � l'elemento umano. Le limitazioni nel campo delle risorse
umane costituiscono il principale ostacolo al progresso economico e
sociale del continente.
Non si pu� aggirare questa questione centrale: la crescita e lo
sviluppo economico e sociale sono profondamente legati alla scienza e
alla tecnologia. E il nostro continente si trova, forse, nella posizione
pi� arretrata in questo campo. Si comprende cos�, la dimensione e
l'estrema urgenza di questo problema. E' tutto il futuro dei nostri
popoli che � in gioco.
L'accelerazione del processo di globalizzazione, indotto dalle nuove
tecnologie della comunicazione, conferisce un carattere di emergenza a
questo problema. La questione non consiste pi� nel sapere se dobbiamo
abbracciare la scienza, ma se possiamo sopravvivere senza una marcia
forzata per la conoscenza scientifica. E in questa marcia forzata, che
siamo obbligati a iniziare immediatamente, contiamo sui nostri partners.
Sono le sfide che si aprono per noi, ma anche per i nostri partners.
Campo privilegiato per la concentrazione dell'aiuto esterno, � anche
uno dei pi� difficili, pi� costosi e pi� problematici. Ma allo stesso
tempo, � forse quello in cui i risultati sono pi� profondi e duraturi,
e di maggior significato per l'Africa. L'assistenza tecnica non ha
compiuto le sue promesse, non potr� nemmeno farlo finch� prevale la
stessa logica. Dovr� essere sostituita da un'altra forma di relazioni,
pi� vicina, pi� coinvolgente, pi� orientata verso il trasferimento
delle competenze.
Infine, permettetemi di lanciare un appello. E' necessario che tutti
abbiano la coscienza della interdipendenza degli interessi nel nostro
pianeta, coscienza di cui l'Africa sar� per il mondo un fattore di pace
e prosperit�, se essa ricever� dalla comunit� internazionale la
solidariet� che merita e di cui tanto necessita. |