Sono particolarmente lieto, da persona appassionata dell'umano
come un vecchio cronista che ha attraversato il mondo cercando di raccontare
gli sforzi di tanti per restare umani anche in mezzo alle guerre, di introdurre
questo panel e, fra poco, di introdurvi gli oratori di questa mattina. Si sono
assunti la responsabilit� di confrontarsi su un tema che � chiave nel nostro
scenario contemporaneo. Giustizia e/o Riconciliazione, infatti, � un crocevia
tutt'altro che teorico. E' un tema di importanza cruciale quando i responsabili
delle guerre cominciano a chiedersi come mettere fine ai conflitti, e quando i
governi, i negoziatori, o gli appassionati della pace come i nostri amici della
Comunit� di Sant'Egidio cercano con artigianale e intelligente pazienza di far
tacere le armi per mettere fine alla violenza e far respirare intere
popolazioni di poveri oppressi dalle contrapposizioni e dalla guerra.
Giustizia e/o riconciliazione. Qui i nostri oratori avranno da dare il loro
contributo autorevole e, come accade in tanti casi, scopriremo che "il
diavolo sta nei dettagli", qui potremmo dire che il dramma o la speranza
si giocano ampiamente in quell' "E"/ e in quell' "O", in
quell'oppure.
La nostra storia contemporanea - quest'ultimo mezzo secolo che ho cercato di
raccontare con gli occhi, con le gambe, e con una macchina da scrivere
portatile diversa dai computer di oggi - si � giocata spesso su questo E/O.
Giustizia sociale o libert�, America o Russia, e ancora Fidel Castro riesce a
creare contraddizioni, con il suo acume e la sua spregiudicatezza, quando all'Onu
e nei summit mondiali ricorda al mondo lo scandalo della povert� (certo
glissando amabilmente e da par suo sugli scandali delle libert� conculcate).
Giustizia e/o riconciliazione � una domanda concretissima quando si vuole fare
finire l'orrore della guerra. E' una domanda che rispunta fuori dalla storia
anche a distanza di anni. E' quella che viene fuori dal dramma dell'Argentina
dei generali e dalle madri della Pla�a de Mayo che chiedono da decenni
giustizia per i propri cari desaparecidos. E cui la Chiesa argentina, con
coraggio oggi, poche settimane or sono, ha chiesto perdono per il non detto, il
non fatto, dopo un percorso faticoso che deve essere costato non poco. La
speranza � che si crei un cammino di riconciliazione, anche se nessuno potr�
restituire la vita a quei poveri, straordinari ragazzi eliminati in nome della
sicurezza e di un idolo muto che si chiama ordine, potere e denaro.
Vicino all'Argentina il Cile: un paese che in maniera non violenta ha scelto la
via dell'uscita morbida dalla dittatura. Si potrebbe dire, all'inizio, il
tentativo di una riconciliazione senza giustizia, perch� senza punizione per i
responsabili di atrocit�. E il problema riesplode oggi, quando il dilemma �
tra chi invoca un processo internazionale di Pinochet e chi vuole che non si
riapra una spaccatura insanabile e violenta nel popolo cileno.
E poi ci sono le guerre di oggi, quelle che hanno visto anche i nostri figli e
non solo alla televisione. E' possibile mettere fine a una delle cento guerre
in Africa, in Ruanda o in Burundi, o nella Sierra Leone dei tagliatori di mani,
o nei Balcani, o in Guatemala o in Colombia, se la giustizia impone di
perseguire i responsabili, ma la paura di essere spazzati via, inseguiti da un
tribunale internazionale, diventa un motivo in pi� per continuare le guerre e
per aggiungere orrore alla violenza gi� esistente? Non sar� che c'� una
prima giustizia che � quella di affrettare la fine delle guerre e la fine
della morte di innocenti per colmare prima il fossato che divide e avviare una
riconciliazione nel profondo? Le domande sono molte e forse non sar� possibile
rispondere a tutte. C'� una domanda anche per gli uomini e le donne di
religione, che possono avere un ruolo straordinario nel favorire una
riconciliazione del profondo e non solo dei trattati, nel togliere la guerra
dai cuori. Ma mi fermo qui, e giro le domande e questi interrogativi dell'anima
al primo dei nostri oratori.
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