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26 settembre 2000 Messaggio di Sua Santit� Giovanni Paolo II |
Mi � particolarmente gradito affidarLe, Signor Cardinale, il
compito di recare l'espressione della mia stima e il mio saluto agli illustri
Rappresentanti delle Chiese e Comunit� Cristiane e delle grandi Religioni
mondiali raccolti quest'anno a Lisbona, per il XIII Incontro Internazionale sul
tema: Oceani di pace. Religioni e culture a confronto. La mia mente torna a
quel 1986, quando per la prima volta uomini e donne di religioni diverse si
ritrovarono insieme per invocare la pace da Dio proprio sul colle di Assisi,
segnato dalla testimonianza di San Francesco. Quell'evento non poteva rimanere
isolato. Aveva, infatti, una forza spirituale dirompente: era come una sorgente
da cui cominciavano a scaturire nuove energie di pace. Per questo ho auspicato
che lo "spirito di Assisi" non si estinguesse, ma potesse espandersi
per il mondo suscitando in ogni parte nuovi testimoni di pace e di dialogo.
Questo mondo, segnato da tanti conflitti, da incomprensioni e da pregiudizi, ha
infatti un estremo bisogno di pace e di dialogo. Sono convinto che lo "spirito di Assisi" costituisce un dono provvidenziale per il nostro tempo. Nella diversit� delle espressioni religiose, lealmente riconosciute come tali, stare gli uni accanto agli altri manifesta anche visibilmente l'aspirazione all'unit� della famiglia umana. Tutti dobbiamo camminare verso questa unica meta. Ricordo quando, giovane Vescovo al Concilio Vaticano II, ho apposto anche la mia firma alla Dichiarazione "Nostra Aetate" con cui � iniziato un ricco rapporto tra la Chiesa cattolica, l'Ebraismo, 1'Islam e le altre religioni. Quella Dichiarazione conciliare afferma che la Chiesa, "nel suo dovere di promuovere l'unit� e la carit�. tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, esamina qui innanzi tutto ci� che gli uomini hanno in comune e li spingc a vivere insieme il loro comune destino" (n. 1). Il dialogo tra le religioni a questo deve tendere e per questo deve operare. Oggi, per grazia di Dio, questo dialogo non � pi� soltanto un auspicio: � diventato una realt� anche se lungo � ancora il cammino che ci sta di fronte. Come non ringraziare il Signore per il dono di questa apertura reciproca che prelude ad una comprensione pi� profonda tra Chiesa cattolica e Ebraismo, proprio mentre sono ancora in me cosi vivi i ricordi dell'indimenticabile pellegrinaggio in Terra Santa? Ma frutti significativi sono giunti anche dal cammino di incontro con 1'Islam, con le religioni orientali e con le grandi culture dei mondo contemporaneo. All'inizio del nuovo millennio non dobbiamo rallentare i nostri passi, semmai � necessario imprimere una accelerazione maggiore a questo promettente cammino. Voi sapete bene che il dialogo non ignora le reali differenze, ma neppure cancella la comune condizione di pellegrini verso nuove terre e nuovi cieli. E il dialogo invita tutti altres� a irrobustire quell'amicizia che non separa e non confonde. Dobbiamo tutti essere pi� audaci in questo cammino, perch� g1i uomini e le donne di questo nostro mondo, a qualsiasi popolo e credenza appartengano, possano scoprirsi figli dell'unico Dio e fratelli e sorelle tra loro. Oggi siete a Lisbona, sulle rive dell'Oceano Atlantico, e il vostro sguardo � portato a spingersi verso i popoli e le culture dei mondo. Lisbona � la prima tappa dei vostro camminare comune in questo nuovo secolo. Grazie perci� a Lei, Signor Patriarca Jos� da Cruz Policarpo, per aver accolto con tutta la Sua Chiesa questo pellegrinaggio. Saluto in Lei, i Confratelli nell'Episcopato, tutto il caro popolo portoghese, che ho avuto occasione di incontrare nel mio recente pellegrinaggio a Fatima. Tanti sono i problemi che si addensano sull'orizzonte dei
mondo. Ma l'umanit� � alla ricerca di nuovi equilibri di pace: "E'
pertanto necessario e urgente -come scrivevo ai Meeting di "Uomini e
Religioni" a Milano nel 1993 - ritrovare il gusto e la volont� di
camminare insieme per costruire un mondo pi� solidale, superando interessi
particolari di gruppo, di etnia, di nazione. Quale importante compito, in
proposito, le religioni possono svolgere! Povere di mezzi umani, esse sono
ricche di quell'aspirazione universale che trova radice nel rapporto sincero
con Dio" (Insegnamenti, vol. XVI/2, 993, 778) Joannes Paulus II |