BANDIERE a mezz'asta, saracinesche abbassate, un minuto di raccoglimento all'inizio di ogni turno di lavoro, fiori dei commercianti sul luogo della strage. E nelle scuole invito all'impegno contro ogni tipo di razzismo. Firenze ha vissuto ieri con composta partecipazione la giornata di lutto cittadino proclamata dal sindaco Renzi per l'uccisione di Samb Modou e Diop Mor e il ferimento di altri tre senegalesi. Ad abbracciare la comunità senegalese e a portare l'attestato di dolore del governo italiano è arrivato anche il ministro della Cooperazione Internazionale e Integrazione Andrea Riccardi, intervenuto nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio al consiglio straordinario. A sera una fiaccolata per le strade.
MI È sembrato doveroso, da ministro che si deve occupare anche dell'integrazione e della lotta al razzismo, venire a Firenze in questo giorno di lutto cittadino a seguito del gravissimo fatto di chiaro stampo xenofobo che è costato la vita a due immigrati senegalesi e ha causato il ferimento di altri tre.
Sono venuto, innanzitutto, per testimoniare la vicinanza del governo italiano alla comunità senegalese, che piange oggi le sue vittime e che guarda con crescente preoccupazione al suo futuro. Ma anche per testimoniare la solidarietà a una città come Firenze: una grande capitale culturale e civile dell'Italia, da sempre in prima linea nell'integrazione e nell'accoglienza, che è parimenti colpita e offesa dal gravissimo gesto omicida. E che non ha mancato, in questo drammatico frangente, di esprimere a voce alta la sua indignazione e la sua condanna.
HO AVUTO la sensazione, durante la mia visita di ieri a Firenze, che la città intera si stringe attorno alla comunità senegalese, forte della sua tradizione di rispetto dei diritti, di dialogo e di civiltà.
SPETTERÀ ora agli investigatori, alla magistratura, chiarire se l'assassino ha agito da solo o se esista una qualche regia o, ancora, se ci siano livelli di complicità dietro il suo folle e criminale attentato. Alla politica, nazionale e locale, ai media, alla società civile spetta invece il compito decisivo e urgente di pacificare una cultura del disprezzo che rischia talvolta di insinuarsi nella società italiana. Tale cultura mira a sovvertire i fondamenti di civiltà, umanità, accoglienza, generosità che hanno da sempre caratterizzato la nostra storia repubblicana.
E' UN IMPEGNO che riguarda tutti e al quale sarebbe pericoloso, oltre che vile, sottrarsi. Il governo di cui sono onorato di far parte è considerato, a ragione, un esecutivo tecnico, che deve occuparsi prima di tutto della grave situazione economica, nazionale ed europea, che rischia di portare il Vecchio Continente nel baratro della bancarotta. Ma ci sono scelte di fondo, politiche, che non appartengono alla destra, alla sinistra o al centro: ma sono e devono essere patrimonio imprescindibile e fondante di tutto il Parlamento e dell'intera Nazione.
LA COSTITUZIONE italiana all'articolo 3, proprio nei suoi principi fondamentali, respinge ogni discriminazione «di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». E'una lezione viva, che va continuamente ricordata e meditata.
Credo peraltro che questa stagione rappresentata dal governo Monti – dopo anni di politica urlata e di confronto muscolare tra gli schieramenti – possa servire anche a ritrovare e a riconoscersi maggiormente in un patrimonio nazionale di valori: la pace, la convivenza, il dialogo e il rifiuto di ogni forma di violenza. E' un impegno forte, a cui credo fermamente: ne va del futuro del nostro Paese.