pace in tutte le terre



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PACE IN TUTTE LE TERRE
1 gennaio 2004
Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace

La guerra � la "madre" di tutte le povert� e non � mai un destino inevitabile

Intervento di Marco Impagliazzo, Comunit� di Sant'Egidio

Ringrazio tutti quelli che hanno aderito a questa marcia: le tante associazioni, i movimenti e tutti quelli che sono qui. 
Siamo molti di pi� dello scorso anno e questo � un segno molto incoraggiante.
La Giornata Mondiale per la Pace � nata nel 1968. Fu il papa Paolo VI a volere che il primo giorno dell'anno fosse dedicato alla pace. Quel papa che qualche tempo prima aveva gridato all'Assemblea Generale dell'ONU: "Mai pi� la guerra!".
Il 1968 � un anno importante anche per la Comunit� di Sant'Egidio. E' l'anno della nostra nascita e siamo contenti di condividere con la Chiesa questo inizio della Giornata Mondiale per la Pace.
Oggi per noi essere qui � un segno, significa mettere la pace all'inizio dell'anno e forse all'inizio di ogni cosa. Ma siamo qui anche per un impegno, perch� sappiamo che la pace dipende da ciascuno di noi, che � possibile se ciascuno la vuole, la ama, la difende, lavora per essa, educa alla pace.
Giovanni Paolo II nel messaggio di quest'anno dice: "La pace � possibile anzi � doverosa". 
S�, siamo qui anche per un dovere, quello di costruire la pace, perch� la pace vive delle nostre adesioni, ed � bello che queste adesioni siano aumentate.
Ma siamo qui anche per una speranza: la speranza che sta nascendo oggi in 70 paesi del mondo e in pi� di 200 citt� in cui si svolgono manifestazioni come la nostra. E' un segno di speranza: la pace � un' idea che noi vorremmo guidasse il mondo, perch� sono le idee che guidano il mondo e non le guerre.
Andrea Riccardi ha spesso ripetuto giustamente che "La guerra � madre di ogni povert�". E' vero, lo abbiamo visto, con la guerra si perde tutto, ci si impoverisce. Molti che sono qui oggi e provengono da paesi in guerra, lo sanno.
Con la guerra non scompaiono solo gli uomini e le donne, ma anche l'umanit�, la capacit� di amare, il sogno, gli ideali. La guerra � veramente - come ha detto Giovanni Paolo II - "una avventura senza ritorno".
Dobbiamo purtroppo constatare che ancora quest'anno ci sono 37 conflitti aperti nel mondo. Oggi li ricordiamo con i nostri cartelli. In questi conflitti muoiono per lo pi� civili. Sappiamo infatti che il 90% delle vittime dei conflitti nel mondo sono civili.
Vorrei fare solo due esempi: la Colombia - dove quest'anno sono morte 32.000 persone per omicidi politici - e la Repubblica Democratica del Congo, dove dal 1997 ad oggi sono morti pi� di 3 milioni di persone per una guerra che � stata definita la guerra mondiale d'Africa.
Noi siamo qui per ricordare queste tragedie - dimenticate da tanti - di fronte a cui sembra impossibile fare qualcosa. 
Per noi queste guerre sono delitti contro l'umanit�.
Ognuno di noi oggi vuole vivere il coraggio di liberarsi dalla violenza, dalla vendetta, dal conflitto e pensare - lo vorremmo dire all'inizio di quest'anno - pensare l'umanit�, la storia, la cultura, la politica, lo sviluppo, tutto in funzione della pace. 
S�, vogliamo pensare anche la politica in funzione della pace, perch� il mondo si salvi.
Abbiamo ascoltato lungo quest'anno molti discorsi rassegnati, si � fatta strada l'idea che la guerra sia il modo per risolvere i conflitti, si � fatta strada l'idea che ci si debba difendere da tante minacce, dal terrorismo e quindi che sia necessario anche fare la guerra. 
Ma noi oggi vogliamo dire: difendersi o lavorare per la pace sono alternativi? Per noi questo non � alternativo, anzi, il lavoro per la pace � la pi� grande difesa.
E' un lavoro paziente, quotidiano, silenzioso, continuo, convinto. E' un lavoro di tanta gente. Vorrei ricordare oggi alcune figure di persone che hanno lavorato e sono morte per la pace quest'anno: Annalena Tonelli, una volontaria laica che ha lavorato tanti anni per l'Africa, morta in Somalia. Insieme a lei tutti i missionari e le missionarie, laici e religiosi, morti quest'anno. Vorrei ricordare i carabinieri, i militari e i civili morti a Nassiriya in Iraq. Vorrei ricordare un vescovo, il nunzio Michael Courtney, ucciso proprio l'altro giorno in Burundi. E vorrei ricordare anche tanti fratelli e sorelle giovani di Sant'Egidio, morti in questi anni per la guerra, in Mozambico, in Guatemala e in Burundi. Anche per questi giovani uccisi a causa della guerra � nato l'impegno di Sant'Egidio per costruire la pace.
Pace in tutte le Terre dunque, in quelle conosciute e in quelle dimenticate.
Noi siamo anche portatori di una speranza. Abbiamo visto la pace realizzarsi in Mozambico e sappiamo che la pace � possibile. Sappiamo quale novit� la pace rappresenti per i popoli e per le persone. Pace vuol dire innanzitutto la salvezza della vita umana, ma anche lo sviluppo. E oggi, il Mozambico � uno dei paesi dell'Africa dove c'� pi� sviluppo e dove non si muore pi� per la guerra.
Noi amiamo la pace, vorremmo che si diffondesse e conquistasse tanti cuori e come ha conquistato i nostri di noi che siamo qui. Vorremmo che la pace veramente diventasse una affermazione dei popoli.
Ci sono qui, tra noi, tanti bambini. Sono del Movimento del Paese dell'Arcobaleno. Vorrei salutarli. Noi siamo qui anche per questi bambini e loro sono qui con noi e per tutti i loro coetanei che muoiono per la guerra in ogni parte del mondo. Noi per loro, per i loro coetanei e insieme ci impegniamo a lavorare per la pace tutto quest'anno, anche nel segno del Natale, che mette al centro della vita del mondo un bambino, povero e indifeso, che non ha trovato posto, come Ges�.
E noi oggi, guardando questi bambini, pensiamo a Betlemme e alla Terra Santa e chiediamo pace per la Terra Santa, chiediamo la fine di questo conflitto che dura ormai da mezzo secolo e che ha generato tanti altri conflitti.
Pace in tutte le Terre per tutto l'anno e per il nostro futuro.


Approfondimenti

Il messaggio del Papa per la celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace 2004
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Il discorso del Papa
all'Angelus

(ITALIANO)

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