Comunità di S.Egidio


 

20/05/2002


Mozambico, una tragedia al seno delle madri

 

Maria uccide suo figlio senza saperlo. O forse lo sa, ma non riesce nemmeno a confessarlo a se stessa. Semplicemente lo allatta tenendolo stretto al suo seno, nel tentativo di strapparlo almeno alla fame. Il marito, che ha lavorato per anni nelle miniere del Sudafrica, � tornato a casa soltanto per morire di un male di cui non voleva che si parlasse nel villaggio natale e dal quale si � lasciato travolgere anche quando forse avrebbe potuto resistere. I suoi ultimi atti d�amore sono diventati condanna per la donna che gli � stata vicino. Nel vecchio tugurio di Machava, la loro casa alla periferia di Maputo, l�Aids ha avuto l�effetto di una bomba a frammentazione le cui schegge non lasciano scampo. Maria ha gi� sepolto il suo primogenito consumato, giorno dopo giorno, dal virus. Ora, con il latte che dovrebbe aiutare a compiere i primi passi lungo la vita, sta dando la morte al suo ultimo nato. Come lei altre decine di migliaia di madri passano attraverso il calvario e lo trasmettono quasi con dolcezza attraverso la cura quotidiana dei figli, come se tutto, davvero, dipendesse da un ineluttabile destino. Una intera generazione sta per essere spazzata via in Mozambico, Paese in cui l�aspettativa di vita ormai raggiunge i quaranta anni a fatica. Uno su sette dei diciotto milioni di abitanti � da considerarsi sieropositivo e come tale, nel contesto in cui vive, quasi totalmente senza speranza.

� uno sfregio alla vita quello che si consuma nell�area subsahariana, che oppone al flagello una miscela di vergogna e fatalismo trovando nella povert� giustificazioni per l�inefficienza. �Andando avanti cos� ci sar� presto un�Africa senza africani� � la denuncia del ministro della Sanit� del Mozambico che non trova, altrove, forti indici di ascolto. Il vicino Sudafrica che ha scatenato la battaglia contro le multinazionali dell�industria farmaceutica, costringendole ad abbassare i prezzi fino all�ottanta per cento e spianando la strada alla �guerra dei brevetti�, ha appena ammesso che �forse il problema dell�Aids esiste�, ma al momento delle scelte ha destinato sei miliardi di dollari all�acquisto di nuovi armamenti. Altri Paesi, come il Botswana, dove il contagio ha investito il 46 per cento della popolazione, sventolano, nei fatti, la bandiera bianca della resa.

Nell�Africa buia sono a rischio non meno di venticinque milioni di persone. Eppure potrebbero non esserlo se mettendo da parte il mito della prevenzione, che passa poi soltanto attraverso l�uso e il �lusso� del preservativo, si imboccasse la strada della terapia che ha dato, altrove, risultati molto concreti. �Dal 1996 in Occidente la mortalit� per l�Aids � diminuita dell�80 per cento e le condizioni di vita degli ammalati sono sensibilmente migliorate. Gli ospedali si svuotano. Non un bimbo sieropositivo � nato in Italia nell�anno 2000� ricorda il professore Leonardo Palombi epidemiologo e docente alla universit� romana di Tor Vergata, convinto che anche nel regno dei poveri e dei diseredati, la battaglia possa essere vinta.

Palombi lavora ad un progetto ambizioso messo a punto dalla Comunit� di Sant�Egidio, che in Mozambico � riuscita dove molti altri avevano fallito, riuscendo con la sua mediazione a far cessare nel 1992 la guerra civile. Vincere l�ennesima scommessa potrebbe non risultare impossibile. Per la Comunit� non c�� trappola che non presenti una via di uscita. �Le strettoie vanno trasformate in chances� spiega il portavoce Mario Marazziti. L�approccio al problema � insieme semplice e rivoluzionario, lontano dal modello �individualista-occidentale�. La prima pietra, gi� collocata a Maputo, � costituita dalla creazione di una struttura territoriale minima e dalla formazione di una nuova leva di operatori sanitari intermedi �n� medici, n� infermieri�, che imparano tutto quello che serve ad evitare le principali malattie e a rendere possibile la terapia.

Il fulcro del programma della Comunit� � l�assistenza alla donne in gravidanza in una societ� in cui sei cittadini su dieci non hanno alcun contatto con i servizi sanitari. Salvare la madre, che in Africa � figura centrale, significa salvare l�intero nucleo familiare. Bisogna evitare che i bambini gi� nascano contagiati. E strappare gli infermi ad un isolamento che uccide, impone di aprire una breccia nella tradizione sociale. L�impresa con i grandi numeri sulla diffusione dell�Aids e quelli infinitesimali della assistenza, non � certamente da poco. E� sieropositivo il venti per cento delle donne incinte. Stime benevoli indicano che il Mozambico dispone di un medico ogni quarantaseimila abitanti.

Salvare una vita ed impedire che altre siano rapidamente stroncate costa poco pi� di un euro al giorno. Senza prezzo sono le speranze che si possono offrire con interventi mirati. Gli ospedali considerano i sieropositivi come malati terminali e li dimettono. La societ� li respinge come appestati. Eppure basta poco per accrescere le loro difese immunitarie. �Per curare l�ammalato di Aids bisogna curare le famiglie� sintetizza Leonardo Palombi reduce dall�ennesima missione in Mozambico. Nei fatti bisogna fare attenzione alle esigenze di chi convive con l�infermo e le cui difese immunitarie possono ancora essere stimolate. Un filtro per l�acqua e qualche scorta alimentare, associati ai farmaci, gi� mutano le condizioni di vita.

� guardando alla generazione di mezzo e a quelle future su cui incombe invisibile la condanna, che la Comunit� di Sant�Egidio si muove. Volontari fanno la spola con Maputo, dove � stato allestito il primo laboratorio di biologia molecolare. Nei centri dell�interno, spesso non facilmente raggiungibili, viene addestrato personale paramedico. La voragine sembra incolmabile. Il Mozambico non pu� destinare alla spesa sanitaria pi� di due euro l�anno pro capite. Ospedali come quello di Pemba, citt� che si affaccia sull�Oceano Indiano e intorno al quale ruota un bacino di un milione e duecentomila utenti, hanno un budget annuale che nemmeno sfiora gli ottantamila dollari, cifra che in Italia a stento copre la retta ospedaliera di un singolo ammalato per un periodo di nove mesi.

Il progetto di Sant�Egidio, gi� proiettato su base quinquennale, dovrebbe portare subito fuori dal tunnel almeno millecinquecento donne in gravidanza su diecimila , attraverso una terapia i cui costi possono essere resi accessibili dalla solidariet� internazionale. I prodotti farmaceutici sono disponibili sul mercato alternativo. Cinquanta dollari possono strappare all�Aids un bambino che sta per venire alla luce. Quattrocento, impedire che assista al funerale della madre seriopositiva cui nessuno ha dato una mano.

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Una campagna lunga un anno
Offerte in tutte le farmacie

� partita domenica scorsa e durer� un anno una grande campagna per il programma di lotta all�Aids in Mozambico della comunit� di Sant�Egidio, con il patrocinio de �Il Mattino�, in collaborazione con l�Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli. In quasi tutte le farmacie, nei pressi della cassa, viene esposta una locandina con una mamma e un bambino che chiedono aiuto e, affianco, un contenitore dove ciascuno di noi potr� depositare il proprio contributo. Le offerte possono essere inviate anche su conto corrente bancario n. 200034 intestato alla comunit� di Sant�Egidio - Amici del mondo - Banca di Roma - agenzia 204. Abi 3002 - Cab 05008, causale Aids Mozambico. Con carta di credito si pu� effettuare un versamento on-line sul sito www.santegidio.org. Per ulteriori informazioni si pu� telefonare al numero 081.5513092.

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I RACCONTI DI MARIETA: TANTI STREGONI POCHI MEDICI
�Petru orfano a un anno, morto a cinque�

Petru era nato quasi sicuramente sieropositivo dal momento che la mamma, quasi sicuramente, era morta di Aids. Una sicurezza costellata di �quasi� e di incertezze vi sembra un paradosso? Non nel Mozambico dove le diagnosi quasi sempre sono presumibili per una spaventosa carenza di medici e strumenti, addirittura impossibili per l�Aids perch� mancano i mezzi per fare i test. Petru se n�� andato cinque anni pi� tardi senza aver avuto n� la possibilit� di una verifica n� di tentare una cura. Marieta Omar racconta la storia di Petru senza commozione, perch� la quotidianit� fa diventare normali le situazioni pi� assurde e finisce per privarti anche del diritto all�emozione.

Marieta ha 44 anni e sei figli, nella citt� di Pemba fa la sarta, collabora con la comunit� di Sant�Egidio ed � venuta in Italia per una serie di manifestazioni in occasione della festa della mamma. Petru era un suo nipotino che la comunit� di Sant�Egidio ha adottato quando, a un anno di et�, � diventato orfano. �Per quanto avessimo il fondato sospetto che potesse essere sieropositivo - dice Marieta - non c�era nessun modo per fare le analisi e anche se le avessimo fatte, non avremmo avuto i mezzi per curarlo�.

Alla comunit� si sono resi conto che lo avrebbero perso quando il suo corpicino si � ricoperto di pustole. �Senza il vostro aiuto - dice Marieta - molti altri bambini saranno condannati a morire�. Ed � vero terrore quando un bambino si ammala, quando il �curandero�, una sorta di stregone di altri tempi, non riesce a codificare la sintomatologia e a prescrivere un certo infuso di erbe, ma dove trovare un medico se per molti il pi� vicino pu� essere anche a 400 chilometri di distanza? Due settimane fa - ricorda Marieta - hanno sperato fino all�ultimo di strappare alla morte un alunno di 9 anni colpito a scuola da un violento attacco di convulsioni; il pi� vicino presidio sanitario era a 50 chilometri e quando, dopo ore, sono arrivati, il bambino � morto dopo altre ore di attesa senza essere visto da nessuno. �Ma che garanzie assistenziali si possono offrire - domanda Marieta - se in tutto il Paese ci sono solo 400 medici e i presidi sanitari, che spesso sono solo precari ambulatori, sono ad enormi distanze?�. Senza contare la carenza di strumentazioni e di medicine molte delle quali impossibili da trovare. �Noi lanciamo un appello - dice Marieta - perch� dall�Italia e da Napoli arrivino medicine e mezzi tecnici, il Mozambico � in una situazione disperata sul fronte dell�assistenza sanitaria, una situazione tanto pi� drammatica se si inquadra in un contesto ambientale di gravi precariet�, perch� una lunghissima guerra ha distrutto anche quel poco che c�era�.