Comunità di S.Egidio


 

23/11/2003


Un giorno con i bambini mozambicani

 

�Dottor Massimo, dottor Massimo, ciao dottor Massimo!��. Quella che sento all� improvviso � la voce di Emanuel, un bambino di 11 anni che vive per strada a Maputo e che ci viene incontro correndo come si saluta un parente che non si vede da tanto tempo. Il �dottor Massimo� � un medico della Comunit� di Sant�Egidio, che � diventato amico di Emanuel da pi� di un anno, ed ogni volta che torna a Maputo per il progetto di cura dei malati di AIDS riceve questa calorosa accoglienza. I genitori di Emanuel sono morti di AIDS. Nel Mozambico quello dei bambini orfani � un dramma nel dramma. Si calcola che siano oltre 110.000. Emanuel dorme in una casa abbandonata con altri 40 bambini che sono nella sua stessa condizione. Durante il giorno chiede l�elemosina per sfamarsi, ma deve stare anche attento alle retate della polizia che arresta questi bambini vagabondi e li porta chiss� dove. Lemosh � amico di Emanuel, spesso vagano insieme per le strade di Maputo. E� scalzo ma non vuole che gli compriamo le scarpe, �tanto me le rubano� dice. Ha un cerotto sul sopracciglio che nasconde un grande taglio causato da una bottigliata. Lui si lascia togliere il cerotto cos� possiamo vedere lo stato della ferita. Il �dottor Massimo� � la persona pi� vicina a questi bambini senza infanzia e senza sorriso. Li incontra due volte l�anno per pochi giorni ma ormai � stato adottato e fa parte della loro famiglia. Lemosh ricorda la gita al mare, l�anno scorso a Marracuene, quando insieme catturarono tanti granchi giganti e ne misero uno nel cappello di Orazio per fargli uno scherzo. Ride forte e ritorna ad essere bambino. �Quando andiamo un�altra volta� � chiede?

Quanti bambini si incontrano in Mozambico! Tanti sono scalzi come Lemosh, alcuni li trovi immersi nelle fogne a cielo aperto che giocano o si lavano nell�acqua putrida. Oggi andiamo al centro nutrizionale della Comunit� di Sant�Egidio nel quartiere di Matola C. Ogni giorno qui mangiano oltre 300 bambini. Mentre percorriamo la strada alcuni bambini escono dai loro canissi (case di bamb�) e ci salutano, mentre davanti all�ingresso del centro ne stazionano tanti altri in attesa di entrare per mangiare.

Nel centro dormono 10 bambini, anche loro orfani a causa dell�AIDS, tutti gli altri vivono nei canissi circostanti e grazie alle adozioni a distanza possono mangiare ed andare a scuola. Gabriel ha nove anni mi accompagna a trovare un anziano a cui abbiamo fatto costruire una casa di canne di bamb�. Camminiamo per venti minuti tra capanne e canissi in questa immensa bidonville, non dice una parola ma mi stringe forte la mano. D� la sensazione di voler essere accompagnato, di non voler stare da solo. Arriviamo davanti al canisso di Mario che mi ringrazia perch� la casa � solida ed ora pu� dormire in un posto al riparo. A Matola c�� anche il centro materno infantile dove seguiamo le madri malate di AIDS che stanno per partorire. Con le nuove terapie, i bambini che nascono hanno una altissima probabilit� di essere sani. Fin�ora sono nati, da madri in terapia, oltre 160 bambini, con una percentuale di sieropositivi 10 volte inferiore a quella attesa in assenza di terapia: 3,2% contro 30%. In un paese dove la mortalit� materna � intorno all�1,5%, non � morta nessuna delle madri entrate nel programma. La mortalit� infantile fra i bambini nati all�interno del programma � tre volte inferiore a quella media del Mozambico.

Questi dati affermano con chiarezza che la cura esiste anche per l�Africa, che � efficace e che per una generazione di bambini che rischia di scomparire, il futuro pu� essere una vita normale, come lo � per tanti bambini in occidente.

La possibilit� di essere curati dall�AIDS � stata la "BUONA NOTIZIA" in Mozambico e la sua diffusione si � sparsa rapidamente in tutto il Paese. Le persone che sono in terapia, i loro parenti, quelli che sono venuti a conoscenza dei malati "risanati", hanno visto rinascere la speranza, il senso del futuro, la possibilit� di vivere. Il futuro non c'era pi� in Mozambico, non si poteva sperare o la speranza si trovava davanti un buco nero, quello dell'Aids.

Molti ci chiedono: �Come avete fatto? Qual � il vostro segreto?�. Il segreto � nel il modo di sentire della Comunit� di Sant�Egidio, per la quale � centrale il valore della persona e d�ogni vita.

Per noi le persone non sono mai semplici �emergenze�, corpi da vestire, piaghe da curare, bocche da sfamare: sono sempre persone, di pi� sono amici. Per questo ci si muove secondo un altro semplice e antico segreto che raccomanda di fare agli altri ci� che vorremmo fosse fatto a noi stessi. Chi non vorrebbe per se stesso l�eccellenza?

Ci� che stiamo realizzando, non � l'impresa d�un eroe solitario o di superuomini ma � piuttosto il lavoro operoso di gente comune che insieme ha accettato di raccogliere questa sfida e di bandire dal proprio vocabolario la parola impossibile.

Per raggiungere questi risultati abbiamo chiesto l�aiuto a tanti: � stata una gara di solidariet� che ha visto tante parrocchie, religiosi, persone semplici, collaborare con generosit� e simpatia. E credo che la gratitudine dei mozambicani si possa estendere a tutti quelli che hanno sostenuto il progetto con noi.

Ma anche siamo convinti che le nostre braccia, le nostre risorse non sono sufficienti per arrivare a tutti.

In questi mesi molti missionari e missionarie presenti in Mozambico e in altri paesi africani, da molti anni con una lunga storia di servizio ai pi� poveri, s� sono uniti al nostro lavoro, mettendo a disposizione i loro centri e le loro risorse. E� un�esperienza felice di collaborazione, � la possibilit� per tanti africani d�essere curati e d�avere un futuro migliore. Sconfiggere l�AIDS in Africa � davvero possibile. Ci auguriamo che venirne a conoscenza possa creare un contagio positivo tra quanti hanno la possibilit� di moltiplicare l�efficacia di questa battaglia decisiva per il futuro dell�Africa e del Pianeta. Il sostegno di molti permette di crescere meglio e pi� in fretta. E il tempo, contro l�AIDS � terribilmente decisivo.

Antonio Mattone