Comunità di S.Egidio


 

Roma Capitale

20/04/2008

VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA SOLIDARIET�
Le "Scuole della Pace" di Sant'Egidio
Nei quartieri periferici della citt� si organizzano incontri di educazione all'amicizia, alla pace, al rispetto dei "diversi" e dell'ambiente. L'incontro a Prima Porta con i giovani della Comunit�. Il problema della convivenza delle vecchie consuetudini con il nuovo che avanza sotto la spinta della globalizzazione.

 

In un tempo in cul il papa decide di scrivere una lettera alla sua diocesi sull"'emergenza educativa", forse non � male andare a cercare nella nostra citt� chi prova a vivere una proposta educativa per le nuove generazioni.

Il nostro viaggio nei luoghi della solidariet�, ci porta cos� a Sant'Egidio. "Nata a Roma quaranta anni fa, la Comunit� di Sant'Egidio ha sempre avuto un'attenzione particolare all'universo dei minori in Italia e nel mondo. Fin dalle sue origini le vicende umane, i diritti, e la concreta difesa della dignit� dei bambini, della loro vita, del loro futuro, sono state al centro dell'opera e della riflessione della Comunit�. L'inizio fu nel febbraio del 1968 e, un sabato, la prima "scuola popolare" tra le baracche romane sul greto del Tevere.

Da allora il legame tra Sant'Egidio e l'infanzia � vieppi� cresciuto", ci racconta Mario Marazziti, portavoce della Comunit�. Cos�, oggi andiamo a scoprire un aspetto meno noto di quella che alcuni hanno definito "l'Onu di Trastevere": niente mediazioni diplomatiche, niente incontri ecumenici e nemmeno mense o centri per immigrati. Si va in periferia. a vedere dove e come la Comunit� prova a contrastare la logica e la cultura subdola della violenza che attacca i nostri giovani. Due o tre volte alla settimana infatti Sant'Egidio anima in vari quartieri della citt� diversi gruppi di minori (tra i trenta e i quaranta) in attivit� chiamate "Scuole della Pace". Si tratta di centri posti generalmente nei quartieri pi� periferici, dove pi� scarsi sono i servizi e le opportunit� offerte ai giovani, e dove i volontari organizzano momenti di educazione all'incontro interculturale, all'amicizia, alla pace, al rispetto dei "diversi" (disabili e anziani), al rispetto dell'ambiente. Ogni pomeriggio ci sono momenti dedicati al gioco, alla merenda, allo studio e all'approfondimento di alcune tematiche legate ai diritti dei minori.

I risultati di queste attivit� sono esposti in due grandi manifestazioni cittadine svolte in due momenti dell'anno. Il nostro viaggio raggiunge una di queste Scuole della Pace, a Prima Porta. Ci attendono Sandro e Silvia, che insieme ad altri giovani della Comunit� animano questo centro. "Le scuole della pace sono un luogo aperto ai minori del quartiere, per vivere insieme momenti di amicizia e serenit�", esordisce Sandro. "Da un Iato vogliono superare il divario culturale di alcuni bambini, per evitare che restino esclusi dalla scuola e garantire loro l'opportunit� di apprendere e completare il ciclo degli studi", continua.

Cos�, a chi serve, viene offerto aiuto per lo studio. "Ma l'idea di fondo � che � possibile vivere insieme e crescere bene anche tra diversi!", riprende. Effettivamente il problema della "convivenza" appare uno dei pi� decisivi in quartieri come questo, che hanno angoli da "vecchio paese" (anziani seduti ai tavoli esterni dei bar a giocare a carte), ma vivono tutte le contraddizioni e i problemi della globalizzazione (a cominciare da una notevole presenza di immigrati). "Essere un'unica famiglia con tutti, con un'attenzione particolare per chi � debole o in difficolt�, per Sant'Egidio � un tratto distintivo", ci racconta Silvia. "Bambini benestanti, altri con famiglie in difficolt� o a volte senza famiglia, bambini immigrati, trovano nelle Scuole della pace il calore di una famiglia allargata. Un luogo dove essere amici al di l� delle differenze".

Fermandoci nel corso del pomeriggio con loro queste parole prendono corpo: ogni bambino � conosciuto per nome, stimato, aiutato e curato. Si vede che sanno di aver trovato amici pi� grandi che si prendono cura di loro. In particolare ogni bambino ha un adulto d� riferimento o, potremmo dire con le parole dei bambini, un "amico grande". "Questo elemento del rapporto personale � uno dei tratti che pi� caratterizzano la Comunit� di Sant'Egidio. � un'amicizia che dura a volte tutta la vita e che giorno per giorno fa crescere la fiducia deI bambino verso l'adulto. Ma allo stesso tempo il bambino sente che una grande fiducia � riposta in lui", mi dice Silvia. Ad un certo punto della giornata, finiti i compiti e la merenda (molto amata e durante la quale si gioca e si canta), c'� un momento che stupisce: quei piccoli bambinetti si riuniscono per parlare di un'iniziativa in favore dell'Africa. "La gratuit� dell'impegno per gli altri � ci� che a Sant'Egidio viviamo quotidianamente ed � ci� che viene proposto anche ai bambini e ai ragazzi". Questo � un altro aspetto della miscela che rende questo luogo particolare. Nessuno � pagato per starci (neanche benzina per arrivare e merenda), tutti impegnano le proprie risorse, il proprio tempo libero, le proprie energie gratuitamente e liberamente. � un aspetto irrinunciabile che caratterizza l'impegno dei membri della Comunit�.

"Cos� anche i bambini delle Scuole della pace in tutto il mondo sono coinvolti in attivit� di sostegno e di aiuto ad altri bambini, magari lontani, ma in difficolt�. Impegnarsi per gli altri infatti � possibile in ogni situazione, anche da bambini. A Sant'Egidio si crede che nessuno � cos� povero da non poter aiutare un altro. Allo stesso modo, potremmo dire che nessuno � cos� piccolo da non poter fare qualcosa per gli altri", chiosa Silvia.

Cos� ad esempio qui anche i bambini Rom e Sinti abituati ad essere visti come gli ultimi, "quelli che sanno solo chiedere per loro", ma anche minori che crescono in un senso vittimista, imparano che ci sono bambini pi� poveri di loro (� i1 caso dell'Africa) o com'� bello fare qualcosa per gli altri, anche nella scarsezza di mezzi. "In queste scuole i bambini imparano a condividere il sogno della pace e l'aspirazione ad un mondo pi� giusto, gustano l'amicizia e scelgono di non usare la violenza. I bambini apprendono il rispetto degli altri e della natura, parlando di pace, di amicizia, ma anche dei problemi del mondo, delle ingiustizie, delle guerre. Crescono, aprendo il cuore di fronte ai grandi orizzonti del mondo con un atteggiamento di solidariet� concreta". Ascoltare queste parole in una semplice stanza di un palazzone di un quartiere anonimo e periferico della nostra citt� colpisce. E un sogno? Cosa c'entra con la vita quotidiana? "Molto! - mi risponde Sandro - qui impariamo ad amare la pace come il bene pi� prezioso, a viverla concretamente con gli altri nella vita di tutti i giorni, ad essere amici, a superare le antipatie, le divisioni, le barriere. Questo � il lavoro educativo delle Scuole della pace: aiutare a crescere una generazione che vive il rispetto degli altri, che non allontana il diverso, che crede nell'amicizia, che non ama la violenza". In tempo di bullismo diffuso e di crisi educativa, forse non � poco.

Paolo Ciani