Comunità di S.Egidio


 

05/07/2008


Marazziti: �No alle impronte. Ma un censimento serve�
La Comunit� di Sant�Egidio propone al ministero dell�Interno una �piattaforma di ragionevolezza�: �Subito un piano di umanizzazione�

 

�Finora ci sono stati degli errori. Ma possiamo recuperare. Noi siamo pronti a dialogare, da subito �. Mario Marazziti, porta- voce della comunit� di Sant�Egidio, propone al Viminale una �piattaforma di ragionevolezza� per affrontare i nodi dell�ordinanza sui campi nomadi. Forse, spiega Marazziti, �non ci si � resi conto di quanto sta accadendo sul territorio: pensate alla scheda identificativa usata a Napoli, che chiede etnia e religione. Inaccettabile, ritiriamola subito e iniziamo a ragionare�.

Partiamo subito dal tema caldo, quello delle impronte: il ministro le considera una misura a garanzia dei minori, e non discriminatoria. Perch� Sant�Egidio la contesta?

Innanzitutto, � sbagliato il riferimento che il ministro fa alla direttiva europea del 18 aprile 2008, che consente s� di raccogliere le impronte ai minori di 6 anni, ma solo se extracomunitari e per ottenere il permesso di soggiorno. I 130mila rom del nostro Paese sono al 50 per cento italiani e al 20 europei. Una bella fetta, poi, viene dall�ex Jugoslavia. Pochissimi sono extracomunitari.

Le contestazioni, per�, non sono solo di natura normativa. L�accusa � che le impronte siano �invasive�. Ci sono alternative per identificare ragazzi che rischiano di restare senza nome?

Una procedura c�� gi�: sono i genitori a fornire l�identit�, come accade per i nostri bambini. Se poi c�� il sospetto che un ragazzo possa subire abusi, allora si attivano i servizi sociali e la magistratura minorile. Sono cose che non pu� fare la polizia. Quando ci sono condizioni oggettive per non rispettare questa prassi, beh, allora la fotografia � pi� che sufficiente. Qui, sia chiaro, tutti vogliamo sapere quanti campi ci sono, chi ci sta dentro, in quali condizioni. Tutti vogliamo difendere i bambini. Ma le impronte non servono a questo, non dicono nulla della parentela.

Dunque, a prescindere dalle impronte, non c�� nessuna preclusione ad un censimento dei nomadi?

Un censimento serve. Ma in Italia, per i cittadini italiani, sono anonimi, e sono fatti per nuclei. Ricordiamo che molti sono italiani o sono nati da noi. Tanto si potrebbe fare gi� con gli estratti di nascita.

Nell�ordinanza si parla di scolarizzazione, avvio al lavoro, condizioni sanitarie. Se ne pu� fare anche una lettura in positivo?

Sono obiettivi sacrosanti. Noi dobbiamo spingere per un approccio integrato, un vero e proprio 'piano di umanizzazione', che non proceda con singoli provvedimenti. Mettiamoci tutti insieme, ministero dell�Interno, Welfare, sindaci, terzo settore, volontari. Diamoci un obiettivo pi� alto: ridurre la marginalit� a partire da una vera scolarizzazione, incentivando le famiglie a mandare i ragazzi a scuola.

E l�idea di costruire campi autorizzati al posto di quelli abusivi, che spesso versano in condizioni disumane?

Magari! Tuttavia non bisogna lasciare i nuovi insediamenti a se stessi. Se non li accompagniamo, il degrado � sempre dietro l�angolo.

Ma si pu� conciliare un approccio di 'lungo termine' con la percezione d�insicurezza dei cittadini?

Dobbiamo lavorarci, anche dal punto di vista culturale. Gli zingari, dopo gli ebrei, sono quelli che pi� hanno pagato in Europa. Non dobbiamo dimenticarlo, non associamo i reati di alcuni ad un�intera etnia.

In conclusione, ci sono margini per parlare del problema con maggiore serenit�?

Certo, lo vogliamo e lo chiediamo. Correggiamo insieme la misura sulle impronte.

I primi passi sono stati confusi, ma sono rimediabili. In nessun caso si devono lanciare messaggi che, anche involontariamente, rischiano di favorire pregiudizi. Riducendo la marginalit�, creiamo vera sicurezza.