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Il 39° Anniversario della Comunità di Sant'Egidio


 
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La Comunità di Sant'Egidio celebra quest'anno il suo 39° anniversario.
In questa occasione, in tutti i luoghi dove la Comunità è presente, si tengono liturgie e preghiere di ringraziamento.

A Roma, dove la Comunità è nata, l'anniversario viene celebrato con una Liturgia Eucaristica

presieduta dal Cardinale Paul Poupard Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

Basilica di San Giovanni in Laterano Giovedì 8 febbraio ore 18,30

Omelia del Cardinale Paul Poupard

A Barcellona, la celebrazione, tenutasi il 10 marzo, è stata presieduta da S.Ecc. Mons. Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. 



Omelia di mons. Stanislaw Rylko (CASTELLANO)

 

 
 
Appuntamento per qualche migliaio di membri della Comunità di Sant'Egidio e di amici e ospiti della Comunità, vescovi e cardinali, ambasciatori, poveri, rappresentanti delle comunità nell'Africa sub-sahariana e delegazioni europee, per il 39esimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio, nata a Roma nel febbraio del 1968, e che raccoglie oltre 50 mila membri, tutti volontari, in più di 70 paesi del mondo.

Come è noto, in ogni paese del mondo in cui la Comunità di Sant’Egidio opera, è presente con persone locali, tutti volontari, e questo ne fa una realtà non comune, dove missione e inculturazione si intrecciano con naturalezza e dove globalizzazione e solidarietà camminano assieme.
I FATTI DI UN ANNO, IN ITALIA E NEL MONDO
Don Andrea SantoroUn anno non facile da raccontare quello appena trascorso, che si conclude a ridosso del ricordo di un amico della Comunità, don Andrea Santoro, un testimone disarmato dell’amore e del dialogo, che non voleva che la bellezza del Vangelo smettesse di creare simpatia e vita nelle terre che hanno visto nascere San Paolo e il cristianesimo. Un ricordo venuto a cadere solo pochi giorni dopo, il 17 gennaio, lo straordinario incontro di dialogo tra ebrei e cristiani sulla fede di Israele e il contributo dell’ebraismo al mondo contemporaneo. Un tentativo di ridare spessore alla presenza decisiva della fede e della storia di Israele al mondo in cui viviamo e un passo in più sulla via di un rapporto che è necessario per creare vie diverse da quelle della paura e della diffidenza alla base dell’attuale instabilità mondiale. Il 30 gennaio, presso la Stazione Centrale di Milano, un’altra pietra della memoria e della vicinanza alle vittime della Shoah – direttamente legata alla riscoperta e poi al recupero del luogo della deportazione degli ebrei milanesi – si era aggiunta, con la nascita ufficiale del futuro Memoriale della Shoah, alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Un anno in cui il dialogo tra uomini e donne di religione e di cultura diversa è stato al centro in molti modi della vita della Comunità di Sant’Egidio. Dalle numerose reliquie che sono giunte alla basilica di san Bartolomeo all’Isola Tiberina, assieme all'Arcivescovo di Canterbury Rowan William, ai venti anni celebrati in maniera solenne prima a Washington DC, nelPreghiera per la Pace - Washington primo Incontro Internazionale Interreligioso che è stato organizzato nel solco dello spirito di assisi assieme alla Georgetown University, e poi con il XX Incontro Preghiera per la Pace - AssisiUomini e Religioni che ha visto i capi delle religioni di tutto il mondo ad Assisi, dal 4 al 5 settembre, assieme a uomini e donne di cultura e testimoni del nostro tempo.
In questa occasione papa Benedetto XVI ha voluto inviare un importante testo di riferimento che chiama “profetica” l’iniziativa di Giovanni Paolo II e che ha precisato come il dialogo non sia una scelta stagionale o occasionale, o tattica, ma una necessità e una scelta di fondo in un tempo segnato da un clima di guerra e di evocato scontro tra le civiltà.

Un anno di preghiera in ogni parte del mondo, visitati da tanti amici e testimoni, da Desmond Tutu a Enzo Bianchi, dal vescovo Filaret del patriarcato di Mosca, ai vescovi e amici della Chiesa ortodossa di Romania e di diocesi italiane e del mondo.

Un anno difficile da sintetizzare, di cui si può dar conto solo in parte. L’anno dello storico viaggio di papa Benedetto XVI in Turchia e della visita alla Moschea Blu, che ha creato ponti di speranza e di dialogo in un momento di grande crisi internazionale e di temporaneo successo dei sostenitori dello scontro. L’anno in cui l’Irak e il Medio Oriente continuano ad essere la ferita irrisolta del mondo, che inghiotte vite umane, risorse, speranza e abitua il mondo alla rassegnazione e all’indifferenza di fronte a un miliardo di persone senza acqua pulita, a un pianeta che si avvia al punto di non ritorno dal punto di vista climatico e delle sue conseguenze, a un continente come l’Africa con 30 milioni di persone infette da HIV/AIDS largamente senza cure minimali.

Pentecoste 2006Il primo anno della Comunità di Sant’Egidio e della Chiesa tutta con papa Benedetto XVI, marcato dal grande incontro dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali a San Pietro, che ha visto sottolineato nello stesso mistero petrino il carisma dei movimenti e delle nuove comunità, in un rapporto dinamico con la tradizione e al di là di ogni statica contrapposizione di modelli e geometrie ecclesiali.

Un bilancio della vita delle comunità di Sant’Egidio in Italia, in Europa e nel mondo potrebbe essere un elenco di azioni, iniziative e, in qualche caso di risultati. Ma il filo cheIcona dei testimoni della fede del 900 lega tutto, la vita difficile di piccole comunità di cristiani in terre complicate come il Pakistan, l’India, l’Indonesia, o comunità che vivono la loro amicizia con i poveri e la preghiera serale nelle più confortevoli città europee, è stato lo sforzo di vivere con i poveri l’amore di Gesù per i poveri. I poveri come amici di Gesù e i nostri amici, è un altro modo di raccontare un anno difficile per il mondo, tra terrorismo, guerra, nuovi scenari inquietanti in Medio Oriente, Africa e Asia. Il sacramento del povero e il sacramento dell’eucaristia. E’ così che si spiega come la preghiera principale della comunità di Sant’Egidio, ospitata nella basilica di Santa Maria in Trastevere, sia diventato un luogo di pellegrinaggio e di preghiera nella città di Roma, con circa 300 mila presenze in un anno. La preghiera che è trasmessa in diretta alla radio dal circuito radiofonico InBlu, in Italia, e che può essere seguita sul sito web, in diretta.
E’ così che si spiega come sia diventato un punto di riferimento la chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, che ospita il primo Memoriale dei Martiri del Nostro Tempo - e raccoglie reliquie di monsignor Romero e di Paul Schneider, di Franz Jaegerstatter, il contadino tedesco che da solo ha resistito al nazismo per fedeltà evangelica e Alberto Hurtado, André Jarlan, dei martiri ruandesi, dei martiri melanesiani. E’ diventata un altro centro aperto a tutti per la preghiera e ritrovare il senso profondo di un amore che non risparmia se stessi e che parla a tutti.

Un anno che si può guardare dal particolare punto di vista di chi è escluso dalla convivenza civile: il lavoro nelle carceri in Italia, in Africa, in America Latina, ha portato a migliorarne le condizioni di vita, ha accompagnato migliaia di detenuti, ha sostenuto l’approvazione di un provvedimento di clemenza che ha portato all’indulto e alla scarcerazione di circa metà dei detenuti in carcere in Italia, tutti a fine pena o con pene lievi, mentre nel paese è stato forte il tentativo di mettere l’indulto in relazione all’allarme criminalità, con orribili campagne mediatiche al limite del razzismo, come nel caso della famiglia sterminata a Erba, nel Nord Italia, di cui è stato accusato un tunisino, vittima egli stesso.

Tra gli 85 mila poveri che hanno potuto celebrare il Natale anche con la festa a tavola della comunità, alcune migliaia sono stati i prigionieri in carceri africani, asiatici e latino-americani. E oltre 2000 sono i detenuti nel braccio della morte seguiti individualmente dalla Comunità negli Stati Uniti, in Africa, in Giappone, nei paesi arabi e in altre zone del mondo.

Cities for LifeLa battaglia contro la pena di morte
ha visto la pena capitale abolita in Kyirzystan, e un ulteriore cambiamento nell’opinione pubblica americana anche in stati retenzionisti, di fronte all’enorme numero di condannati a morte innocenti che le cronache consegnano ai giornali dopo anni di tortura mentale e di carcerazione ingiusta.
La Giornata Internazionale delle Città per la Vita-Contro la Pena di morte, No Justice Without Life, il movimento Cities for Life è diventato una delle armi non violente più efficaci nell’ambito della Campagna mondiale per l’abolizione della pena capitale. Sono più di 600 le città che hanno scelto di fare di questa campagna che nasce da Roma e dalla Toscana, per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio assieme alle amministrazioni locali, una scelta di civiltà, per una giustizia più alta, senza tortura e vendetta. Continua l’impegno a fianco di paesi africani per cambiare le costituzioni e l’ordinamento giuridico in quattro paesi mantenitori, e si è intensificato il lavoro e la collaborazione a fianco degli abolizionisti americani e giapponesi, mentre il New Jersey e il Maryland potrebbero rinunciare presto alla pena di morte. La Texas Coalition e la National Coalition Against the Death penalty, Human Rights Families for human Rights, Death Penalty Focus California e Journey of Hope, Amnesty International e Forum 90 Japan, come pure tutte le organizzazioni presenti nel Comitato di coordinamento della World Coalition Against the Death Penalty, sono diventati partner abituali in uno sforzo per i diritti umani che ha visto la comunità coinvolta nel promuovere uno schieramento internazionale, culturale, interreligioso, umanitario, istituzionale, il più largo possibile per raggiungere obiettivi comuni in grado di toccare vertici e opinioni pubbliche dei paesi mantenitori. L’Appello per una Moratoria universale delle sentenze e delle esecuzioni capitali promosso dalla Comunità ha raccolto oltre 5 milioni di firme ed è stato fatto patrimonio comune dell’intero movimento abolizionista mondiale che lo ha incluso nella Risoluzione Finale del Terzo Congresso Mondiale contro la Pena Capitale che si è appena concluso a Parigi. In questa occasione è stato anche grazie all’impegno della comunità che il testo finale è stato sottoscritto da tutti i protagonisti del movimento abolizionista (la prima volta che accade), anche con particolare riferimento alla campagna internazionale per una Moratoria Universale in sede di Assemblea generale delle Nazioni unite.

E’ stato, per Sant’Egidio, ancora un anno dell’Africa. Africa dimenticata ma anche Eurafrica, una alleanza che offre all’Europa un significato e un ruolo oltre il mercato, e che è indispensabile all’Africa per uscire da guerre, sottosviluppo, carestie e AIDS. L’accordo per la cessazione delle ostilità tra il governo ugandese e i ribelli del Lord Resistance Army è stato il risultato di un complesso e paziente lavoro durato dieci anni in una delle zone più dimenticate del mondo, che arriva all’opinione pubblica quando si viene a sapere dei bambini soldato e delle bambine rapite. E’ una zona in cui la Comunità è presente e ha condiviso le difficoltà e l’insicurezza della vita di tanti. Dopo venti anni di guerra civile è uno spiraglio importante, ma occorre lavorare ancora verso una pace duratura.
La stessa di cui c’è bisogno in Darfur, dove la Comunità – che ha partecipato all’intero processo di mediazione - è in contatto permanente con i ribelli non firmatari per ricondurli nel quadro negoziale.
La pace che lentamente sembra consolidarsi, in un processo di riconciliazione e in un processo democratico che per la prima volta dura più di una stagione, in Burundi, come ha ricordato proprio da Sant’Egidio due giorni fa la ministro degli esteri Batumubwira.

DREAMNel 2006 il Programma DREAM di prevenzione e cura dell’AIDS in Africa è diventato ufficialmente la “storia di successo” presentata al vertice dei capi di stato dell’Unione Africana che si è tenuto in Nigeria a luglio. Nonostante l’evidente sproporzione di mezzi, è stato presentato come maggiore risultato in tutta l’Africa sub-sahariana assieme al programma della fondazione Bill e Melinda Gates in Botswana. Il programma DREAM si è consolidato davvero come il più efficace programma di cura globale dell’AIDS in Africa e un modello per situazioni e paesi con basso tasso di infrastrutture e poche risorse, valido nel Sud del mondo. Dal Mozambico si è esteso ad altri 6 paesi, ma soprattutto è diventato un modello operativo di riferimento per la lotta all’AIDS in Africa, studiato e sostenuto dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità e da numerosi governi e sanità pubbliche. Oltre ad essere un formidabile strumento di cura, compatibile con le poverissime infrastrutture dei paesi più colpiti, DREAM è diventato un laboratorio di formazione panafricana sul campo di tutte le professionalità necessarie alla cura dell’AIDS e delle malattie opportunistiche in Africa. Quasi 2000 persone, medici, tecnici, infermieri, informatici, assistenti domiciliari si sono formati con lo staff internazionale di DREAM e questo sta rendendo possibile, finalmente, l’allargamento del numero dei pazienti in cura nel continente africano. Il programma iniziato con il sostegno del Gruppo Unicredit e che nel tempo ha visto aggiungersi molte Cooperazioni e Fondazioni internazionali, migliaia di piccoli sostenitori, istituzioni come la World Bank e partner come le Suore Vincenziane e Banca Intesa, copre il 4 per cento di tutte le persone in cura e assistenza nell’Africa sub-sahariana e riesce a far nascere 98 bambini su cento senza virus HIV da madri che hanno il virus nel sangue, fa vivere le madri coprendole con la terapia, interrompe la catena che ha visto il numero degli orfani di AIDS arrivare a 14 milioni. Da tempo DREAM è il programma che ha in cura il più alto numero di bambini toccati dal virus HIV in Africa. E grazie al suo lavoro sul campo ha potuto dimostrare nella Conferenza Internazionale promossa a Roma nel mese di maggio, che le madri coperte dalla terapia antiretrovirale in maniera corretta in Africa possono tornare ad allattare al seno i loro figli senza rischio di trasmissione del virus.

Tamil NaduUn anno che si può leggere anche a partire dalle emergenze del mondo che per Sant’Egidio sono state quasi sempre emergenze anche interne. E’ noto come lo tsunami, che ha visto la più grande raccolta di solidarietà mondiale della storia recente, ha avuto una difficoltà in più, che è stata quella della capacità di spesa e della difficoltà per enti internazionali ad operare in Indonesia e India, paesi di grande tradizione che hanno privilegiato l’intervento diretto. Grazie alla presenza e all'intervento diretto in loco di persone delle comunità Indonesiane e Indiane, che hanno permesso un intervento di aiuto "diretto", non si è assistito a un processo di burocratizzazione degli aiuti, piuttosto generalizzato. Si sono consolidati i villaggi ricostruiti grazie agli aiuti e all’intervento diretto della Comunità, sia in india che in Indonesia: 48 progetti legati alla ricostruzione e allo sviluppo: scuole, villaggi, barche, reti, sostegno alle diocesi, mezzi di locomozione, sostegno a distanza di villaggi e bambini, abitazioni.

Un anno di difesa della vita e della vita debole. Dall’impegno culturale e civile perché una cultura della vita meno sensazionalista, meno sbilanciata sui casi estremi, sia capace di rispettare la vita sin dall’inizio e fino alla sua morte naturale, resistendo a una rassegnata cultura che chiede una legge per l’eutanasia legale mentre sulla spinta dell’emozione nazionale e di un dibattito a tinte forti sull’accanimento terapeutico che ha ignorato il dato terribile di un quotidiano abbandono terapeutico che riguarda molti anziani in istituto e in Efisiaospedale. La festa per i 100 anni di Efisia nella casa famiglia della Comunità è stata una delle facce di una battaglia per la vita e a fianco della vita e di una vita degna resa tale dalla vicinanza e dalla compagnia affettuosa anche in condizioni difficili. Un anno di amicizia e di battaglie civili a fianco dei più poveri.
Come rimanere a casa prpria da anziani Gli anziani innanzi tutto. Le campagne “Sole si, soli no”, “A casa è meglio” e “Insieme fa meno freddo” sono diventati i progetti pilota , in Italia, per prevenire le morti da caldo e dafreddo e per andare a proporre modelli alternativi di sostegno a chi è anziano nelle grandi città europee. E’ uno sforzo che raccoglie conoscenze e esperienze maturate nell’arco di un’amicizia trentennale con gli anziani, che è stato possibile portare a massa critica anche per la collaborazione con Fondazioni private come Enel Cuore e la Fondazione Vodafone Italia, oltre che per la collaborazione con Ministero della Salute, Regione e Comune di Roma. E’ iniziata così, dopo una fase di tre anni di “esperimento”, una seconda fase del progetto Viva Gli Anziani. E’ stata lanciata una grande campagna per Roma e il Lazio, che intende essere una proposta nazionale e internazionale, per cambiare radicalmente modalità e logiche della spesa sanitaria: il cosiddetto “Piano Marshall per gli Anziani”. Un modello non fondato sull’istituzionalizzazione, ma sulla prossimità, che riduce i rischi combinati della malattia, della povertà e dell’isolamento, e che fa passi avanti anche dal punto di vista culturale, come una proposta radicale di ripensamento della organizzazione sociale e sanitaria e della convivenza civile nelle grandi città occidentali. La Regione Lazio ha aperto un tavolo ufficiale per vedere i passi per un radicale ripensamento della sanità, dalla parte degli anziani. Le Guide “Come rimanere a casa propria da anziani” sono diventate un punto di riferimento stabile in 10 città italiane e i consigli per il freddo e per il caldo sono diventate campagne ufficiali di molti comuni italiani e del Ministero della Salute.

Dove mangiare, dormire lavarsiUn anno vissuto per strada, nelle grandi periferie latinoamericane e asiatiche, nel centro delle grandi città europee, con immigrati e persone senza dimora. Le campagne per l’”emergenza freddo”, le guide “DOVE” per la sopravvivenza nella città , ma anche la riflessione pubblica sul cambiamento della povertà in Italia e sulle nuove povertà, le proposte per ridurre i danni di una maggiore fragilità sociale, il sostegno per il rispetto dei diritti umani anche delle fasce più deboli e degli zingari in particolare, la campagna per la cittadinanza italiana per i bambini figli di immigrati sono stati i filoni abituali di una vicinanza ai più poveri che solo in Italia ha coinvolto in questi anni oltre 120 mila immigrati, uno ogni venti presenti nel paese.
La campagna per fermare gli sfratti, che colpiscono soprattutto famiglie numerose e anziani soli, ha contribuito, almeno a Roma, a un provvedimento di urgenza che ha diminuito la pressione sui più poveri ed esiti drammatici. La battaglia per la cittadinanza e una riforma dell’istituto della cittadinanza in Italia rimane al centro delle priorità e unaIl Paese dell'Arcobaleno chiave per l’integrazione e il superamento di possibili scontri sociali e culturali nel paese. E a fianco dei bambini e dei disabili fisici e mentali, con le scuole della pace in tutti i paesi del mondo in cui la comunità è presente, con il movimento del Paese dell’Arcobaleno e i suoi 40 mila bambini iscritti, con la crescita delle adozioni a distanza che hanno adottato migliaia di bambini e intere famiglie e villaggi, garantendo la rinascita e un po’ di futuro dalla Bolivia alla Guinea Bissau, le adozioni internazionali, le manifestazioni del RiGiocattolo che sono diventate un appuntamento in molte capitali europee e non e un modo permanente per educare a un consumo Abbasso il Grigioconsapevole, incoraggiando una cultura ecologica, coinvolgendo decine (in alcuni casi centinaia) di scuole e migliaia di ragazzi in ogni paese coinvolto. Il Movimento degli “Amici” ha contribuito a fare crescere ulteriormente in bellezza e qualità la grande mostra di arte “Abbasso il Grigio!” che raccoglie le migliori opere delle Scuole d’Arte del Movimento degli Amici e di altre associazioni storiche di amicizia e vicinanza al mondo dell’ handicap. La mostra, dopo Roma, è in questi giorni a Milano, al palazzo Clerici, in collaborazione con Telecom Italia.

Impossibile un rassegna completa di un anno che in ogni paese ha dato vita a momenti importanti di preghiera e di impegno pubblico. L’impegno a fianco delle comunità ebraiche in tutto il mondo per ridurre i rischi dell’antisemitismo e di revisionismo, con la giornata e la marcia della memoria in tante capitali europee e in America Latina, ha avuto nella MarciaMarcia della Memoria - 16 ottobre 1943 della Memoria di Roma, il 16 ottobre 2005, il momento più intenso, frutto di venti anni in cui la Marcia della Memoria è diventata un importante appuntamento della città, da piccola testimonianza iniziale quale era. La presenza del rabbino capo Di Segni, del Presidente delle Comunità ebraiche italiane Gattegna, ha corrisposto a quanto accaduto in altre città, da Antwerpen a Buenos Aires. Il dialogo ecumenico si è rafforzato nelle molte visite e scambi con le Chiese ortodosse di Romania e di Mosca e Costantinopoli e Serbia e Grecia, mentre innumerevoli sono stati gli incontri ecumenici, a Roma e in altre parti del mondo. La preghiera per il Libano, la collaborazione concreta con la comunità ebraica di Roma per stare vicino ai poveri con iniziative congiunte, gli incontri con altri movimenti e nuove comunità ecclesiali sulla scia dell’iniziativa avviata dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Movimento dei Focolari dopo la storica Pentecoste del 1998 con Giovanni Paolo II a San Pietro, sono stati alcuni dei moneti di fraternità e di ricerca di vie affettuose di solidarietà in tempi a volte difficili.

Pace in tutte le terreMa è stata la pace e il dialogo l’altra dimensione che, con la preghiera, ha attraversato la vita di tutte le Comunità di Sant’Egidio. La marcia del primo dell’anno, che ha visto una mobilitazione di oltre 500 mila persone nel mondo e quindicimila a Roma, ha raccolto il messaggio per la pace di papa Benedetto XVI in un momento di gravi incertezze per il mondo e per la pace stessa. La Marcia della Pace di inizio anno ha concluso il tempo di natale accanto ai più poveri, legando solidarietà, giustizia e pace in un legame indissolubile, sottolineato quest’anno dalla circostanza del XXV anniversario del primo pranzo di Natale con i poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.

Impossibile dire i modi, l’amicizia, gli incontri fatti di collaborazione concreta, le scuole della pace per i bambini musulmani e non cristiani in Africa, Indonesia, altre parti del mondo,
www.santegidio.org che rappresentano la faccia quotidiana di un dialogo che è l’alternativa permanente alla tentazione dello scontro tra le civiltà, l’apertura di un canale di comunicazione che aiuta a evitare le semplificazioni e la caricaturizzazione dell’altro, e che è il modo strutturale per resistere alla follia di un terrorismo che chiede scontro, violenza e guerra per alimentare se stesso e legittimarsi di fronte ai propri mondi di riferimento. Un anno di maggiore radicamento in molte situazioni internazionali, testimoniata anche dalla crescita del sito dellaComunità, multilingue, raddoppiato negli ultimi due anni. Con trecentomila lettori abituali e oltre un milione di pagine al mese consultate, mentre i contatti non regolari sono stati quattro volte di più, con oltre quattro milioni di pagine lette al mese.

La Comunità di Sant’Egidio si raccoglierà stasera in preghiera assieme agli amici per continuare a cercare di essere amici di tutti e particolarmente dei poveri a Roma e nel resto del mondo.


 

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