Sono giunti questa mattina a Fiumicino 41 profughi siriani dal Libano con il progetto dei Corridoi umanitari, promosso da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane (Fcei) e Tavola Valdese, in accordo con lo Stato Italiano. Sia cristiani che musulmani, un terzo minori, provengono dalle città di Aleppo, Homs e Damasco. Con questo sesto arrivo, dal febbraio dell’anno scorso, sono ormai 540 le persone, appartenenti a famiglie in condizioni di “vulnerabilità”, ad avere beneficiato di un modello – interamente autofinanziato dai promotori - che favorisce l’integrazione e garantisce la sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie.
Dando il benvenuto ai nuovi arrivati, il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha spiegato che questo sistema, frutto di una sinergia tra le istituzioni e la società civile, “mostra che l’integrazione è possibile in Italia e in Europa”. Facendo riferimento all’esperienza maturata in un anno, Impagliazzo ha raccontato come i corridoi umanitari favoriscano l’ingresso nel mondo del lavoro per gli adulti e la scolarizzazione dei minori: “Per questo siamo convinti che è tempo di costruire ponti, che sono il futuro, e non di innalzare muri”.
Il presidente della Fcei, Luca Maria Negro, ha insistito sul valore ecumenico del progetto: “Cristiani di confessioni diverse si trovano a lavorare insieme: questo significa che è un modello esportabile. Il prossimo Paese dovrebbe essere la Francia. La nostra speranza è che altri Paesi seguano l’esempio”. Ad accogliere i profughi siriani - che andranno a risiedere in modo “diffuso” in diverse regioni italiane, grazie a strutture offerte generosamente da singoli cittadini, parrocchie e altre associazioni come “Papa Giovanni XXIII” - erano anche presenti, per la Farnesina, il viceministro Mario Giro e, per il Ministero dell’Interno, il viceprefetto Donatella Candura.
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