Ministri della Giustizia e rappresentanti di 30 Paesi sia abolizionisti che mantenitori discuteranno su come giungere ad una progressiva liberazione del mondo dalla pena capitale – Preoccupazione per l’aumento delle esecuzioni extragiudiziali, i linciaggi e la circolazione delle armi
Non è solo un sogno, quello di un mondo liberato dalla pena di morte, ma un impegno concreto che negli ultimi anni ha visto soggetti della società civile, come la Comunità di Sant’Egidio, dialogare con gli Stati per riconoscere pienamente il diritto che vale più di tutti: quello alla vita. Perché un organismo statale non può usare la vendetta per ottenere giustizia e perché ormai è anche statisticamente dimostrato che la pena capitale non funziona come deterrente per i reati.
Per questo domani, 28 novembre, a partire dalle 9.45, nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, alla Camera, si svolgerà l’incontro internazionale “Un mondo senza pena di morte”. Ad organizzarlo, con la partecipazione di ministri della Giustizia e di rappresentanti di 30 Paesi di tutti i continenti, oltre a Sant’Egidio, sono anche il ministero degli Esteri italiano e la Confederazione Svizzera.
Interverranno, tra gli altri, il guardasigilli Andrea Orlando, i ministri della Giustizia di Marocco (paese che recentemente ha abolito la pena di morte per apostasia), del Guatemala (una figura in primo piano nella difesa dei diritti umani) e della Guinea Conakry insieme a rappresentanti dei governi del Canada, di San Marino e della Svizzera, inviati dell’Onu, della Francofonia e l’ex presidente di Timor Est, Xanana Gusmao. Prenderanno la parola anche alcuni testimoni della campagna abolizionista negli Stati Uniti. A tenere la relazione introduttiva sarà il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.
I partecipanti al convegno provengono sia da Paesi abolizionisti, de iure e de facto, sia da Paesi mantenitori: insieme discuteranno su come giungere ad una progressiva liberazione del mondo dalla pena di morte, anche passando – come primo atto - attraverso una moratoria universale.
I segni positivi non mancano. Dal 1977, quando gli Stati abolizionisti erano solo 16, si è passati a 141 contro 57 Paesi mantenitori. E di fronte ad uno scenario internazionale tra i più difficili degli ultimi anni, per la crescita dei conflitti e delle tensioni in diverse aree del mondo, nel 2016 le esecuzioni capitali sono diminuite del 37 per cento rispetto all’anno precedente. Un risultato ottenuto grazie a una maggiore sensibilizzazione delle società civili e ad alcuni convincimenti sulla crudeltà di questo tipo di giustizia che cominciano ad affiorare, per diversi motivi, anche tra i responsabili di Stati dove è ancora in vigore la pena di morte.
Forte preoccupazione viene invece espressa per l’aumento delle esecuzioni extragiudiziali, in diversi Paesi del mondo – spesso nei confronti di persone accusate di reati legati alla droga - e dei linciaggi, una giustizia “fai da te” che provoca la morte di troppe persone, uccise dalla popolazione, nella maggioranza dei casi per aver commesso piccoli furti. Un altro fenomeno, che suscita allarme, è il numero sempre più elevato di armi in circolazione e alla portata di tanti, con tragiche conseguenze sulla popolazione, a partire da “stragi di innocenti” (in scuole, luoghi di culto o altrove), diventate ormai troppo frequenti.
Il convegno è sostenuto da un ampio movimento che opera alla base, nelle società di diversi Paesi e in tutti i continenti: sono ormai oltre 2.100 le “Città per la Vita”, che illumineranno i loro monumenti il 30 novembre, giorno in cui si ricorda la prima abolizione della Pena di Morte ad opera di uno Stato, il Granducato di Toscana, nel 1786.
A Roma, per l’occasione – sempre il 30 novembre, a partire dalle 18.30 - si svolgerà il Live Concert “Pena di morte Mai”, davanti al Colosseo, con la partecipazione di personalità dello spettacolo, della musica e dello sport.
PROGRAMMA (PDF)
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