Predicazione dell'Arcivescovo Desmond Tutu
a S. Maria in Trastevere, 20 dicembre 2001
Mt 25
Che grandissima gioia essere di nuovo qui tra voi, persone meravigliose, e grazie per le parole calorose di saluto e di accoglienza.
Quando sono venuto qui per la prima volta, nel 1988, ho visitato la chiesa della comunità.
Nella chiesa di Sant'Egidio, vicino all'altare c'era, come sempre, un crocifisso: ma era un crocifisso strano. Cristo non aveva braccia e ho chiesto: "Che tipo di Cristo è questo?". Mi fu risposto: "Il Cristo non ha braccia, se non le tue braccia".
E' molto simile a quello che disse S. Teresa d'Avila: "Il nostro Signore non ha occhi se non i vostri occhi per guardare alla sofferenza e all'angoscia che è nel mondo".
Dio guarda al mondo e credo che ci sono momenti in cui piange quando vede come noi, figli di Dio, ci guardiamo l'un l'altro. E forse Dio si chiede: "Ma come mi è venuto in mente di creare questo genere di persone?". Poi Dio guarda di nuovo, vede la Comunità di Sant'Egidio, allora sorride e dice: "Va bene, è valsa la pena di avere creato tutta questa gente".
Avete pregato per noi in Sud Africa quando lottavamo contro l'apartheid, ci avete sostenuto in tanti modi diversi e oggi noi siamo liberi, democratici, quando tanta gente pensava: "Quel paese brucerà nelle fiamme". E guardate quello che avete aiutato a far nascere in Mozambico: ora loro hanno quasi dieci anni di pace.
Date una bellissima testimonianza in questa città. Il vostro lavoro, soprattutto con gli stranieri, è stato veramente eccezionale. Così Dio piange e sorride. Mi avete raccontato come a Natale qui vengono tolti i banchi e questa chiesa diviene una sala da pranzo e date da mangiare a più di mille persone.
Gesù ha creato problemi a molte persone, che pensavano che il suo standard fosse molto basso e che dovesse avere qualche amico arcivescovo: ma Gesù non aveva amici arcivescovi! I suoi amici erano prostitute.
Immaginatevi se un vostro prete, o il vescovo, fosse visto in un locale a luci rosse e dicesse: sono qui per un lavoro pastorale. La gente non gli crederebbe. Ma è quello che ha fatto Gesù: ha sconvolto le persone per gli amici che si sceglieva ed era solidale con loro, con quelli che erano disprezzati, quelli spinti ai margini della società, quelli che erano senza voce.
E come se non fosse sufficiente, Gesù ha raccontato la storia del giudizio finale e questa volta non ha detto soltanto "questi sono i miei amici: gli affamati, i senza casa, gli assettati, i nudi". Ha detto: "Questi sono io".
Così a Natale, quando date da mangiare a mille persone, con gli occhi giusti, potreste guardare e vedere Gesù. Incredibile, veramente incredibile. Quando asciugate le lacrime di coloro che hanno subito violenza, state asciugando le lacrime di Gesù.
Volete allora vedere Dio? Giratevi, voltatevi e guardate colui che vi sta accanto: è Dio. Perché ognuno di noi porta in sé Dio. Ognuno di noi rappresenta Dio e se veramente noi lo crediamo, immaginatevi che rivoluzione ci sarebbe nel mondo: sarei capace di bombardare Dio? Sarei capace di violentare Dio?
Allora Dio dice: voi, qui, le braccia di questo Gesù, andate fuori e dite alla gente: sei colui che porta in sé Dio, sei prezioso, sei un santuario.
Cosa fai quando passi davanti all'altare? Normalmente ti inchini. E quando passi davanti al Santissimo Sacramento fai una genuflessione. Noi non dovremmo soltanto salutare le persone, dovremmo inginocchiarci davanti a loro, perché sono coloro che portano in sé Dio.
Dio vi benedica per Natale. |