Abbiamo ascoltato Alice a nome di tanti giovani, io vorrei salutare anche i tanti giovani europei che sono qui oggi a Roma per un pellegrinaggio.
C’è un grande movimento di giovani e di persone che vengono da altri paesi del nostro mondo, che si sta muovendo qui a Roma e in tante città d’Italia. E’ un movimento per la pace, è un movimento per il vivere insieme e, se dovessimo dirlo oggi con le parole di papa Francesco, un movimento di fraternità.
Si, perché oggi il messaggio del papa è incentrato sul tema della fraternità. Quanto sarebbe bello il nostro mondo se fossimo tutti più fratelli e sorelle, questo è il cuore del messaggio del papa.
E allora questo significa per la nostra città, per ciascuno di noi un vedere gli altri non come diversi, come nemici, come concorrenti, ma vedere sempre gli altri come fratelli da accogliere e da abbracciare, così come noi oggi abbracciamo Lula e tutte le sorelle e i fratelli che dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia, vengono nel nostro paese.
Il messaggio di oggi è: dobbiamo abbracciarci di più, dobbiamo allargare di più le nostre braccia nell’accoglienza. Ed è vergognoso ciò che accade su tante frontiere del nostro mondo e anche nel nostro mare Mediterraneo.
Quando manca l’abbraccio, ci ha detto Lula, c’è la morte. E allora l’abbraccio significa la vita e noi vogliamo abbracciare tutti i fratelli e le sorelle che hanno bisogno, tutti coloro che fuggono dalla guerra. Noi diciamo che la guerra è madre di tutte le povertà e abbiamo visto nella frontiera di Lampedusa quali sono le conseguenze tragiche della guerra. Bambini, giovani, giovanissimi, costretti a scappare per trovare un futuro migliore.
Allora io volevo anche soffermarmi un breve momento su un anniversario. Voi sapete che nel 1914, cioè esattamente 100 anni fa, in Europa iniziò la prima guerra mondiale, una guerra che ha provocato milioni e milioni di morti, che, iniziata in Europa, si è diffusa nel mondo. E poi a questa guerra ne è seguita una seconda, la seconda guerra mondiale.
Questo anniversario ci fa riflettere su che cos’è il nostro continente, l’Europa. E lo dico qui davanti a tanti giovani che vengono dal Belgio, dalla Germania, dall’Olanda, dalla Francia, dalla Spagna. Lo dico davanti a tanti italiani e a tanti nuovi europei che sono qui tra noi.
La guerra ha seminato morte e distruzione nel nostro continente e noi, a cento anni da questo anniversario, vogliamo veramente ripetere con tutta la nostra forza: mai più la guerra! Mai più la guerra!
Abbiamo già sofferto abbastanza, anche noi europei, i nostri nonni, i nostri bisnonni, i nostri padri, hanno troppo sofferto per la guerra per aprire un futuro triste per i nostri figli.
Il papa ci ha detto che la pace è il destino comune, la fraternità è un destino comune e noi questo destino vogliamo costruirlo a partire dai gesti quotidiani, come dicevo all’inizio: accogliere e abbracciare le persone che ci sono vicine come fratelli.
Per questo vi propongo: scambiamoci un abbraccio di pace per iniziare l’anno nel nome della pace. Grazie.
Marco Impagliazzo
Presidente Comunità di Sant'Egidio
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