Domenica 19 gennaio a Napoli, nella Chiesa di San Pietro Martire, si è celebrata la giornata del migrante, indetta cento anni fa da Pio X soprattutto per ricordare le traversie degli italiani all’estero, e divenuta negli ultimi anni un’occasione per fare memoria e pregare per i tanti profughi e migranti che non sempre trovano l’accoglienza sperata. Ben prima dell’inizio della celebrazione la Chiesa della Comunità era già piena di indiani, cingalesi, filippini, ucraini, russi, kirghisi, peruviani, salvadoregni, ghanesi, nigeriani e decine di altri italiani di adozione nati, però, in altre parti del mondo. Tra gli asiatici, tanti indossavano coloratissimi sari e sarong, per ricordare il Paese lasciato, dove spesso vivono ancora i parenti più cari.
Don Gino Battaglia, nel richiamare il titolo della giornata “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore” ha ricordato a tutti i convenuti la dottrina della destinazione universale dei beni della Chiesa, secondo la quale la Terra è stata data da Dio agli uomini e nessuno ha il diritto di appropriarsene in via esclusiva, né tantomeno di impedire a chi è nel bisogno di goderne i frutti. Parole, quelle di don Gino Battaglia, che fanno eco al messaggio del Papa Francesco che ha iniziato il suo pontificato proprio recandosi a Lampedusa. Nello spiegare il significato di “mondo migliore” Papa Francesco afferma “Questa espressione non allude a realtà irraggiungibili … orienta piuttosto alla ricerca di uno sviluppo autentico e integrale, a operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti, perché trovino giuste risposte le esigenze delle persone e delle famiglie, perché sia rispettata, custodita e coltivata la creazione che Dio ci ha donato”.
Durante la Liturgia è stata portata in processione, in un clima di grande partecipazione e commozione, una croce costruita con due schegge di legno delle imbarcazioni naufragate a Lampedusa. La croce è stata solennemente deposta sull’altare delle croci, accanto alle altre provenienti dai luoghi di maggiore sofferenza del pianeta, per ricordare a ciascuno il dovere di pregare e impegnarsi perché il mondo migliore verso il quale sono incamminati migranti e rifugiati sia ogni giorno più vicino.
Dopo la liturgia i partecipanti, oltre 350 persone, si sono ritrovati per pranzare e fare festa insieme. C’erano anche varie associazioni provenienti da ogni parte della Campania. Tanti coloro che hanno voluto contribuire alla festa con poesie, canti e balli. Significativa la presenza del Movimento Viva gli Anziani, del Movimento Gli Amici e dei Giovani per la pace che hanno testimoniato la loro gratitudine e il loro affetto per gli immigrati. Antonietta (87 anni) nel saluto rivolto ai presenti ha detto: “Siete i nostri figli, siamo un’unica grande famiglia. Noi vi vogliamo molto bene”.
La realizzazione dell’iniziativa è stata possibile grazie all’aiuto di tanti, tra cui il Ristorante Le Arcate e la Banca di credito cooperativo di Napoli.
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