| 2 Dezember 2016 |
Andrea Riccardi /Religioni e civiltà |
Andrea Riccardi: Cinquant'anni fa, la Bibbia rossa di Mao: storia di una grande illusione (e manipolazione) di massa |
La donna (in divisa quasi maschile) e l'uomo "nuovi" avevano un'etica, quella di servire il popolo |
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Doveva essere una nuova Bibbia. Ne conservo una copia dimenticata tra i miei libri: Il pensiero di Mao Tse Tung, il Libro delle guardie rosse. Il boom del libro fu nel 1966, cinquant'anni fa. Continuò negli anni successivi. La copertina era immancabilmente rossa, meglio se plastificata, e il libro tascabile. La mia vecchia copia è un frammento di un'immensa opera di propaganda editoriale, che diffuse in tempi velocissimi il testo, raccolta di massime tratte dalle Opere del presidente Mao Zedong. Si fermarono le fabbriche e si ridusse la produzione in Cina per stampare il "testo sacro" del nuovo Confucio. Tradotto in ben 52 lingue, ebbe 500 edizioni in 150 Paesi. Si parla di due miliardi di copie, tenendo conto che allora la popolazione mondiale era di tre miliardi d'abitanti. Fonti cinesi parlano di cinque miliardi di copie. Un'operazione editoriale grandiosa, che sorreggeva una vampata di fanatismo che attraversò il mondo e attecchì anche in Paesi come l'Italia e la Francia (qui, la prima opera fu venduta nel 1971). Il libretto si apriva, sfidando gli intellettuali disorganici e le menti "libere", affermando la centralità del partito comunista: «Il nucleo dirigente della nostra causa è il Partito comunista cinese». Alla fine di trentatré capitoletti di aforismi del Grande Timoniere (piuttosto noiosi), si legge che lo studio del marxismo non basta: «È soprattutto attraverso la lotta delle classi, il lavoro pratico e i contatti con le masse operaie e contadine, che si arriva a impadronirsene realmente». Sono espressioni che si fa fatica a capire oggi. Eppure fu un'incredibile ventata di passione, una mistica rivoluzionaria, che attraversò le masse cinesi e si diffuse nel mondo. Non si comprende la vicenda di questa "Bibbia rossa", senza guardare alla carica religiosa (ma contro le religioni) della Rivoluzione culturale. Allora Mao, appoggiato dalla moglie Jiang Qing, puntò a riprendere il potere, appoggiandosi sull'esercito e soprattutto mobilitando gli studenti contro il mondo vecchio, burocratico, borghese.
«Diecimila anni al presidente Mao», gridavano le guardie rosse (era il riadattamento di un saluto all'imperatore cinese), mentre contestavano le strutture del partito e i resti di borghesia e cultura. Fu un'operazione di una violenza inaudita: «Non c'è fondazione senza distruzione», era uno degli slogan più diffusi. Il bilancio fu tra uno e tre milioni di morti; e poi uccisioni di artisti, roghi di libri, distruzioni di statue e opere d'arte. Su 6.843 monumenti, due terzi scomparvero. Si cancellava il "vecchio mondo" per crearne uno nuovo e, con esso, un "uomo nuovo" nutrito dal pensiero di Mao. La donna (in divisa quasi maschile) e l'uomo "nuovi" avevano un'etica, quella di servire il popolo: «Con modestia e ponderatezza, senza presunzione né precipitazione», diceva Mao, «dobbiamo metterci al servizio del popolo cinese con tutto il cuore...».
Questo incredibile movimento, scatenatosi nel 1966, durò dieci anni, fino al 1976. La "Bibbia rossa" ne fu il simbolo. Stranamente finora nessuno ha fatto la storia di quest'operazione politico-culturale. Recentemente ne ha ripercorso la vicenda e i legami con la politica e la cultura in Francia, Pascale Nivelle, che fu corrispondente di Libération a Pechino. Sarebbe interessante fare la storia della diffusione del libro rosso in Italia. Tutto cominciò in Cina da una selezione di pensieri di Mao curata dall'esercito: dovevano essere sempre citati nei propri scritti fin dagli anni Cinquanta. Dal repertorio degli aforismi maoisti nacque un libro sacro, un talismano da portare specie nei momenti solenni (come il matrimonio) oltre che nelle manifestazioni o sul lavoro, disseminando ovunque citazioni maoiste: «Domandare istruzioni a Mao il mattino, ringraziare Mao per la sua benevolenza a mezzogiorno e rendergli conto la sera», è un rituale proposto. È la storia di un'immensa illusione di massa, ma anche della manipolazione di un uomo solo, Mao, e della sua piccola cerchia, su milioni di persone. Un libro sacro, rapidamente diffusosi, ma scomparso in fretta.
Andrea Riccardi
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