ROMA. La morte dei martiri «rivela la debolezza dell`avversario». Essi infatti «sono stati uccisi, perché non gli appartenevano. I loro gesti, la loro preghiera, il loro amore vengono da un`altra fedeltà: essi hanno accolto le parole del Cristo e vi hanno creduto».
E quanto ha affermato il cardinale Jo5.o Bràz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nell`omelia della veglia che, martedì sera, ha ricordato per iniziativa della Comunità di Sant`Egidio quanti, negli ultimi anni, hanno offerto la loro vita per il Vangelo. Dal ministro pachistano per le Minoranze Shahbaz Bhatti al prete ortodosso Basilus Nassar, ucciso in Siria lo scorso scorso gennaio, questi testimoni «sono stati spesso agnelli in mezzo ai lupi». Essi, ha detto il porporato, «hanno conservato l`ingenuità e la mitezza dei poveri in spirito. Sono stati tenaci pacificatori e operatori di misericordia. Hanno portato il nome del Signore Gesù, li dove non era conosciuto. Hanno avuto fame e sete della giustizia. Sono stati afflitti e hanno partecipato dell`afflizione altrui. In loro
c`è un riflesso stesso del volto di Gesù. E per questo hanno irritato gli iniqui e gli empi».