Credere La Gioia della Fede | 19 Marzo 2015 |
«I poveri ti insegnano a vedere, a cogliere il senso della vita. Prima mi sembrava sciocco muovermi per loro, la mia vita era vuota e triste. Poi loro stessi l'hanno riempita con l'amore, mi hanno fatto crescere» |
William Quijano. Il ragazzo che sfida le gang con l'amicizia |
Ai giovani di Apopa, in El Salvador, offriva un'alternativa alle bande: è stato ucciso a 21 anni, dopo aver lanciato la Scuola della pace |
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William Quijano, ammazzato a 21 anni nel 2009, fa parte di quella generazione di cristiani salvadoregni che ha preso il testimone di Oscar Romero, il vescovo di San Salvador ucciso nel 1980 per il suo impegno per i poveri e la pace.
William, Samy per gli amici, nasce in una famiglia povera che, quando da adolescente perde il padre, si trasferisce ad Apopa, a una ventina di chilometri dalla capitale, uno dei sobborghi più violenti dell'America Centrale. È un ragazzo normale, ama giocare a calcio e va bene a scuola; si iscrive alla facoltà di Legge, ma poi lascia gli studi per mantenere la famiglia lavorando come educatore sportivo per il Comune.
A 16 anni aveva conosciuto la Comunità di Sant'Egidio. Insieme agli amici organizza la Scuola della pace per i bambini del quartiere, un luogo pacificato dove giocare, studiare ed educare alla pace. William propone anche di portare del cibo a chi vive per strada o nelle baracche della discarica: all'inizio li rifiutano, temono addirittura di essere avvelenati, poi iniziano a fidarsi e ogni sabato passano molte ore insieme a questa "gente scartata". La scoperta dell'amicizia con i poveri gli cambia la vita: «I poveri», dice in un incontro, «ti insegnano a vedere, a orizzontarti, a cogliere il senso della vita. Quando non facevo parte della Comunità mi sembrava sciocco muovermi verso di loro. Dicevo: "Perché perdere tempo con loro? Ci sono altre cose da fare". Ma poi ho capito. Prima la mia vita era vuota e triste. Loro l'hanno riempita con l'amore, mi hanno fatto crescere».
William si spende per il futuro dei bambini; per lui, vivere il Vangelo vuol dire combattere le maras, le bande di stampo mafioso con intrecci con il narcotraffico, che oggi coinvolgono circa 100 mila giovani in El Salvador. Capisce che la mara propone un'identità che fa sentire sicuri e un mutuo appoggio fra i membri; risponde alla voglia dei giovani di contare e di essere riconosciuti. Così pensa alle Scuole della pace come «dei santuari per porre un argine alla violenza e alla povertà». Attrae giovani e bambini togliendoli alle maras. In un momento in cui, per combattere le gang, si varano i piani nazionali Mano dura e Super mano dura, capisce che la sicurezza si ottiene con l'amore, non solo con la fermezza. A tutti ripete il sogno di trasformare Apopa con la Scuola della pace e diventa un marero positivo, un maestro grosso e buono.
Una sua amica ha raccontato: «Era amico di un ragazzino a cui pagava gli studi, comprava vestiti ed altro. Lui gli raccontava che altri più grandi lo invitavano a far parte di una mara. William li conosceva, andava a parlare con loro dicendo di lasciarlo stare».
La sera del 28 settembre 2009 il giovane è raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco a due passi da casa. La madre sente gli spari e si precipita nel vicolo, ma le ferite sono troppo gravi e muore poco dopo l'arrivo in ospedale. Jaime Aguilar, responsabile di Sant'Egidio in Salvador, spiega: «La sua azione ha spezzato la catena della violenza. Credo che questo più di ogni cosa dava fastidio a chi voleva che tutto rimanesse uguale. La sua vita testimonia che si può fare del bene anche in mezzo alla violenza cieca». «Al funerale», racconta la madre Janeth, «sono rimasta stupita vedendo tutta quella gente che piangeva. Un bambino di 11 anni singhiozzava: "No, non dovevano uccidere lui". Allora ho smesso di piangere e l'ho consolato». Oggi in El Salvador molti ragazzi crescono con questo "gigante buono" come modello. William ha testimoniato il martirio dei pacifici, la vera alternativa alla violenza e alla sopraffazione.
Stefano Pasta
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