Andrea Riccardi è il nuovo presidente della Società Dante Alighieri; la nomina è avvenuta ieri alla sede di Palazzo Firenze, a Roma, in una assemblea straordinaria presieduta da Gianni Letta, presidente facente funzioni, e Paolo Peluffo, vicepresidente.
Riccardi è stato eletto alla guida dello storico ente - fondato nel 1889 da un gruppo di intellettuali tra cui Giosue Carducci per tutelare e difendere lingua e cultura italiane nel mondo - con un ampio margine ovvero 16.594 dei 19.012 voti espressi dai soci; seguono Salvatore Italia, docente di Diritto e legislazione dei Beni culturali all'università di Chieti con 608 voti; Gianni Letta, politico già sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con 400 preferenze; e Giovanni Di Peio, professore di latino e italiano, presidente del Comitato di Roma della Dante Alighieri, che ha ottenuto 272 voti.
Docente di Storia contemporanea all'università di Roma Tre e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Riccardi, 65 anni, romano, è stato ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione del governo Monti, tra il novembre 2011 e l'aprile 2013. (per saperne di più)
Rispetto alla scelta, il sottosegretario Mario Giro ha evidenziato la professionalità di Riccardi «che ha saputo operare in tanti anni di attività, come storico e come profondo conoscitore dei più importanti dossier internazionali».
Il neo-presidente Riccardi nel definirsi un «novizio» della Dante Alighieri lancia la sua idea di «fare rete» raccogliendo il favore di chi «ha simpatia per l'Italia» e «usando la lingua come asse portante per promuovere all'estero l'italianità».
La Dante Alighieri conta su 423 Comitati in sessanta Paesi nel mondo che propongono corsi di lingua e cultura; 87 i comitati presenti in Italia, in quasi tutte le regioni, che organizzano corsi frequentati da 6 mila studenti stranieri. «Le attività della Società sono molteplici - aggiunge Riccardi - Puntare sull'aspetto internazionale non vuol dire perdere la propria identità ma favorire una migliore conoscenza nel mondo delle risorse e del patrimonio dell'Italia».
Severino Colombo
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