 | 16 Aprile 2015 |
Andrea Riccardi |
«La storia non si può fermare né falsificare» |
«Non dobbiamo preoccuparci della reazione della Turchia», dice lo storico. «E Bergoglio ha corretto certe passate "timidezze" del Vaticano» |
|
«Ricostruire la storia del Grande Male, come gli armeni chiamano il genocidio, non serve a incrementare la contrapposizione tra popoli o mondi religiosi, ma solo a capire il Novecento». Ne è convinto Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che nel centenario del genocidio degli armeni pubblica con Laterza La strage dei cristiani, frutto di lunghe e appassionate ricerche su uno degli aspetti meno noti dello sterminio: le stragi avvenute a Mardin, una città oggi a pochi chilometri dal confine siriano, oltre il quale ancora si combatte e si consuma un'altra pagina tragica della morte dei cristiani d'Oriente, esattamente come cento anni fa.
Professor Riccardi, il Papa ha fatto bene a parlare di genocidio?
«Sì, e non si tratta di un attacco alla Turchia, ma solo del ripristino della verità storica. La storia non si può fermare a cento anni fa o alle rappresentazioni bloccate degli eventi ripetute per decenni».
Ankara però ha reagito male...
«Era prevedibile e secondo me non c'è da preoccuparsi. Erdogan teme che alle prossime elezioni politiche del 7 giugno i voti del suo partito vengano erosi dai nazionalisti dell'Mhp e così ha chiuso la questione armena e inviato un segnale, più che alla Santa Sede, ai suoi elettori».
Perché la Santa Sede ha messo da parte ogni cautela diplomatica?
«Lo aveva già fatto Wojtyla nel 2001. Bergoglio ha sempre parlato di genocidio armeno, fin da quando era arcivescovo a Buenos Aires. Con le parole di domenica scorsa ha aperto un processo. Che si salda con ciò che già avviene nella società turca, dove dopo l'assassinio del giornalista armeno Hrant Dink nel 2008 si è avviato un processo di revisione della storiografia ufficiale. La Turchia è molto più complessa delle semplificazioni che offrono i partiti al potere ad Ankara e le parodie della storia e della memoria vanno finalmente messe da parte».
Cioè oggi al negazionismo non crede più nessuno?
«Esattamente. Tanti storici turchi hanno fatto dietrofront. C'è una tale mole di documentazione e testimonianze negli archivi che una storiografia negazionista diventa ormai impossibile. Anche perché negare il genocidio degli armeni mette in crisi la catena delle tragedie del Novecento, culminata nella Shoah. Il Papa ha voluto dire questo. E anche correggere i silenzi della Santa Sede che fino a Wojtyla si è rivelata troppo cauta nella memoria delle vittime».
Alberto Bobbio
|
|
|