I regimi comunisti controllavano tutta la vita sociale. Come si collocava in essi una realtà transnazionale come la Chiesa cattolica? Il problema si pose fin dagli anni Venti in Unione Sovietica e poi, dopo il 1945, nei Paesi cattolici dell'Est: Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia. Cominciò la repressione: vessazioni, arresti di vescovi, controlli, emarginazione e condanne dei cattolici. Il rapporto delle Chiese locali con il Papa e Roma appariva inaccettabile ai governi: andava rotto o fortemente controllato. Un vescovo clandestino ucraino mi raccontò una volta che la polizia gli aveva detto: «Fai i tuoi riti superstiziosi ma, se hai un rapporto con l'estero, sei finito». Il modello era una Chiesa cattolica sotto il totale controllo statale, simile a una Chiesa autocefala ortodossa. Non fu mai realizzato in Europa, ma i governi comunisti crearono movimenti di preti patriottici per controllare le Chiese. Sono storie dolorose del secolo passato. Non solo europee, ma anche asiatiche.
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Andrea Riccardi
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