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1 Novembre 2017

Don Benzi, l'abbraccio di Rimini «La sua profezia continua oggi»

Ieri c'era tutto il suo popolo: famiglie, poveri, disabili, donne e uomini strappati dalla strada e dalla droga. «La sua testimonianza ci ricorda che il Vangelo può essere vissuto»

 
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Mamme e papà, ragazzi, persone con handicap, nonni, uomini e donne recuperati dalla droga, dalla prostituzione, dalla strada. Non ha voluto mancare nessuno alla festa di compleanno di don Oreste Benzi. Per il popolo riunito al Palacongressi di Rimini, il "sacerdote dalla tonaca lisa" è più vivo che mai a dieci anni dalla sua morte. «E continua la sua profezia in mezzo al popolo e per un popolo» ricorda Giovanni Paolo Ramonda che ne ha preso il posto come presidente della comunità. «Un buon somaro, dopo un cavallo di razza» si schernisce. Organizzato dalla Papa Giovanni XXIII, la comunità fondata dall'«infaticabile apostolo della carità» come l'ha definito papa Benedetto XVI, il convegno "Una vita per amare" è rimasto lontano anni luce dalle nostalgiche commemorazioni e dalle retoriche rievocazioni. Fondatore delle Case Famiglia, il sacerdote riminese si è occupato per tutta la vita di persone disabili, barboni, tossicodipendenti, prostitute (strappandone settemila al marciapiede), emarginati, sorretto da intuizioni geniali nei confronti dei giovani e per la società.
Il cardinale Gualtiero Bassetti, durante l'omelia della Messa celebrata a Rimini, ha ringraziato il Signore «per avermi fatto incontrare questo Santo della carità del secolo scorso. Gli ammonimenti che spesso lanciava ai politici, le sue lotte contro le ingiustizie. Tutto sgorgava dal suo cuore impetuoso, che amava Dio ed i poveri. La sua testimonianza ci ricorda che il Vangelo può esser vissuto». Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha poi plaudito alla presenza di tante associazioni cattoliche in sala (Rinnovamento, Agesci, Azione Cattolica, Forum delle Famiglie): che sia anche questo, si è chiesto, un frutto del sorriso di don Oreste il quale «continua ad illuminarci ed a trasmetterci la sua bontà».
Il magistero di questo prete (di cui è in corso la causa di beatificazione) non solo non ha perso un grammo di "peso" della sua attualità, ha ricordato il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, che ha celebrato la Messa nella parrocchia del don all'una di questa notte, l'ora del decesso - «ma ha acquistato via via sempre più freschezza e fecondità profetica».
Ne è convinto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, che declina uno dei campi di intervento. «Mille visti per i profughi siriani costretti nei campi nomadi in Libano sono diventati realtà, mille persone scelte secondo il criterio della vulnerabilità. E chi ci ha segnalato i casi più difficili perché viveva con i profughi? Gli amici di Operazione Colomba», il settore specifico della Papa Giovanni. «Arriveranno altri mille visti - prosegue Impagliazzo -. E la Cei ha deciso di accogliere altri profughi dal Corno d'Africa».
Don Oreste ha sempre combattuto la piaga vergognosa della prostituzione schierandosi al fianco delle donne, prostituite non prostitute. Anche in Italia si sta iniziando a sanzionare il cliente, con la Cisl schierata a favore della campagna della Papa Giovanni "Questo è il mio corpo". Secondo il segretario Annamaria Furlan, «nel dna dell'associazione sindacale c'è lo stare con i più deboli. E chi più di queste donne, ragazze e bambine sfruttate? Per loro invochiamo percorsi di rinascita che comprendano opportunità di lavoro».
Un gruppo di ragazzi gioca a "Orestopoli", una sorta di Monopoli della condivisione ispirato al don. Il suo sorriso che campeggia ovunque nel Palacongressi è contagioso oggi più di ieri. «Conosco il don meglio ora di quando era vivo e attivo sulle strade del mondo». L'inviato di Avvenire Lucia Bellaspiga ne ha raccontato per anni sfide e battaglie. La sua non è retorica. «Lo incontro nei "fratellini" e nelle "sorelline" (così amava definirli) della Comunità che vivono storie di ordinaria straordinarietà. Queste coppie, queste case famiglia, l'amore che circola per ogni persona nelle situazioni anche più estreme, sono il miglior scoop che un giornalista possa raccontare».
Salvatore Martinez presidente del Rinnovamento per lo Spirito Santo, ha ricordato don Oreste come «un uomo profondamente innamorato degli uomini perché profondamente innamorato di Dio. E sapeva parlare le lingue di tutti gli uomini, perché parlava la lingua di Dio: la preghiera».
La sua tonaca lisa, gli occhiali grandi, il berretto perennemente in testa: don Oreste era semplice nell'aspetto ma «un grande educatore - assicura Matteo Truffelli, presidente Azione cattolica - chiamava giovani a scommettere la vita per qualcosa di grande».
Lo fece con l'economista Stefano Zamagni, "spedito" fresco di laurea a dirigere la casa per vacanze "Madonna delle Vette". Si è ripetuto, qualche anno dopo con Paolo Cevoli. Il comico, suo alunno, lo ricorda come «uno che non ti faceva mai stare tranquillo, ti invitava sempre ad uscire dal guscio». Cevoli ha imparato la lezione: per questo, insieme a Giorgio Pieri, responsabile delle Case per recuperandi, carcerati in cerca di riscatto, ha lanciato la campagna "adotta un carcerato". «Chiediamo solo 30 euro invece dei 300 che costa allo Stato» è scherzosamente serio Cevoli.
È toccato a Ramonda riproporre infine un sogno lanciato da don Oreste 15 anni fa. Il prossimo governo «istituisca un ministero della Pace, che favorisca la cultura della Pace che deve diventare un insegnamento nelle scuole. Il prossimo governo deve avere il coraggio di chiudere le produzioni militari e trasformarle in aziende normali». Don Oreste ci ha messo la vita, la Papa Giovanni ha invitato i 3mila giovani delle scuole presenti ieri mattina a fare altrettanto: abitando i conflitti, gettando ponti, vivendo fatti di speranza, urlando che nessuna donna nasce prostituta e che l'uomo non è il suo errore. «Di fronte a me c'è una persona, non il reato che ha commesso». 


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