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Entro la fine dell'anno verrà smantellato lo spazio di accoglienza con roulotte gestito dalla Comunità di Sant'Egidio nei pressi della stazione di Civitavecchia.
Una decisione maturata dall'organizzazione di volontariato insieme al Comune di Civitavecchia e d'accordo con le forze dell'ordine. Una chiusura, precisa Massimo Magnano, responsabile della Comunità in una lettera inviata ai volontari e alle istituzioni, «per superare la fase di emergenza e lavorare insieme all'amministrazione comunale a realizzare una convivenza protetta, della tipologia di dormitorio, che accolga i senzatetto».
L'area roulotte era sorta nel 2013 dopo la tragica scomparsa del senza dimora polacco Marek, trovato morto su una panchina nei giardini di piazza Guglielmotti. «Quell'evento - scrive Magnano - ci interrogò e ci spinse a lavorare per una città più umana, dove nessuno sarebbe più dovuto morire in questo modo. L'amministrazione comunale recepì questo desiderio e collaborò, tanto che fu possibile siglare un accordo e ottenere in concessione l'area in oggetto, in emergenza». Nel corso di tre anni sono state ospitate oltre cinquanta persone per quello che Sant'Egidio ha sempre considerato come un progetto limitato nel tempo e non come soluzione definitiva. «Del resto - si legge nella lettera - la Comunità in questi anni si è impegnata soprattutto nella realizzazione di case famiglia che ospitano persone con disagio psichico e sociale, dei quali circa la metà erano senzatetto. Oggi le case famiglia sono sei, distribuite nel contesto urbano, e accolgono complessivamente 22 persone».
Un'iniziativa resa possibile dall'opera quotidiana di centinaia di volontari impegnati ad assistere i senza dimora con il servizio della cena itinerante, il servizio docce e colazione, i servizi di orientamento legale, l'ambulatorio medico e la distribuzione di vestiti. Attraverso questi interventi i volontari sono riusciti a instaurare una relazione con i senza dimora, anche quelli più fragili a livello psicologico, e convincerli a ripararsi nelle roulotte. «Il passo successivo - spiega Magnano - è arrivare a una forma di convivenza protetta in una casa che offrirebbe alle persone di essere più adeguatamente curate e prese in carico dai servizi sanitari». L'augurio è che già dalle prossime settimane - le più fredde dell'anno - si dia concretezza a quanto concordato con le istituzioni e l'opera dei volontari possa continuare, in collaborazione con il Comune, utilizzando un luogo più dignitoso per l'accoglienza.
Al. Col.
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