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12 Giugno 2011

In duemila alla storica udienza in Vaticano, tra danze e ritmi gitani

Il Papa abbraccia il popolo rom. «Mai più rifiuto e disprezzo»

Ieri l'incontro tra Ratzinger e i rappresentanti di rom, sinti e nomadi, arrivati da venti Paesi europei per il pellegrinaggio sulle orme del beato Zeffirino Gimenez Mallala

 
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MUSICA, colori e danze su ritmi gitani per la prima udienza papale riservata a zingari e rom.

«Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, rifiuto e disprezzo», ha scritto nella sua esortazione Benedetto XVI rivolgendosi alle oltre duemila persone riunite nell'Aula Paolo VI.

«Da parte vostra — ha raccomandato il Papa — ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui». E ha aggiunto: «La ricerca di alloggi e lavoro dignitosi e di istruzione per i figli sono le basi su cui costruire l'integrazione». Un richiamo al passato e all'attualità, sulla falsariga di quanto scriveva ieri anche l'Osservatore Romano: «E drammatico constatare come taluni comportamenti inadeguati di rom diventino oggetto di generalizzazioni, che a volte sono alibi per offuscare le esigenze di giustizia e dignità». I rappresentanti di rom, sinti e comunità nomadi erano arrivati in Vaticano da venti Paesi d'Europa per il pellegrinaggio a Roma sulle orme del beato Zeffirino (Ceferino) Gimenez Malla (1861-1936), gitano martire della fede all'inizio della guerra civile spagnola, di cui ricorrono il 75esimo anniversario del martirio e i 150 anni dalla nascita. «Il servo di Dio Paolo VI rivolse agli zingari, nel 1965, queste indimenticabili parole — ha ricordato Papa Ratzinger citando il suo predecessore — : 'Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore'. Anch'io ripeto oggi con affetto: voi siete nella Chiesa. Siete un'amata porzione del popolo di Dio pellegrinante e ci ricordate che non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura». Quella dei rom è «una storia complessa e, in alcuni periodi, dolorosa», ha aggiunto Benedetto XVI dopo aver ricordato che «questo popolo non ha vissuto ideologie nazionaliste, non ha aspirato a possedere una terra o a dominare altre genti». E a dimostrazione di quanto per questi senza-patria «i rapporti siano spesso difficili», il Papa tedesco ha evocato lo sterminio degli zingari nei campi di concentramento nazisti: «E stato, come voi dite, il Porràjmos, il 'Grande Divoramento', un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuore». «La coscienza europea — ha ammonito il Pontefice— non può dimenticare tanto dolore». Non a caso, fra le quattro brevi testimonianze che durante l'udienza hanno illustrato al Papa la realtà storica degli «itineranti», c'era anche quella di Ceija Stojka, zingara cattolica superstite dei lager di Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen.

L'evento è stato organizzato dalla comunità di [a Egidio — che ha definito l'evento «storico» — dal Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, dalla Fondazione 'Migrantes' della Cei e dalla Diocesi di Roma.


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