Sergio Mattarella la indica come un modello di accoglienza e di aiuto, un esempio per tutto il nostro paese. E ringrazia pubblicamente la comunità di Sant'Egidio, che celebra i 50 anni al fianco dei poveri, i più deboli, gli immigrati. "Il bisogno di solidarietà è una grande esigenza civile del nostro paese. Dobbiamo ritrovarci come comunità, avvertire i vincoli che tengono insieme e non quelli che separano e fanno guardare con diffidenza e ostilità".
Il capo dello Stato visita la comunità di Trastevere - che proprio mezzo secolo fa cominciava a Roma il suo lavoro con i bambini delle periferie della città e che oggi interviene in una quarantina di paesi in tutto il mondo - e da questa lunga storia di volontariato ricava una "testimonianza" che può e deve servire a tutti. Soprattutto, ed è il corollario che si "legge" nelle parole del presidente, in un momento così alto di scontro nel nostro paese, alle prese anche con la campagna elettorale.
Sono da esempio le tante battaglie per la pace, culminate con la storica firma avvenuta proprio a Sant'Egidio dell'accordo che pose fine alla guerra in Mozambico, nel '92. La lotta alla pena di morte. Le missioni con i propri campi in tutto il mondo, Africa soprattutto, come ad esempio i campi contro l'Aids e quello per i profughi in Cameroun che Mattarella ha visitato due anni fa. Oggi, in Italia, soprattutto la mano tesa agli immigrati e ai profughi.
Il principio-chiave che ispira la comunità sul fronte dell'accoglienza, come ricorda il fondatore ed ex ministro Andrea Ricciardi, è semplice: "Gli immigrati sono una risorsa". Mattarella, da parte sua, spiega: " agisce in modo global, mette insieme mondiale e locale. E questo consente una speranza. Perché in tema di libertà e di diritti non ci possono essere divisioni e distinzioni su basi territoriali. O ne possono usufruire tutti, o non ne può usufruire nessuno". E con ancora viva l'emozione per il raid di Macerata e le polemiche che ne sono seguite, le parole del presidente della Repubblica suonano come un nuovo richiamo a non seminare odio e tensioni razziali.
Mattarella a Trastevere incontra il "popolo" di Sant'Egidio: poveri, emarginati, ammalati, senzatetto, e tanti profughi fuggiti soprattutto dall'Africa e arrivati in Italia con i "corridoi umanitari" gestiti dalla comunità. "Gestiti in totale sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie - ricorda il presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo - e senza un euro a carico dello Stato, perché le spese sono state affrontate tutte e soltanto con le donazioni". Così, sulla base di accordi, da una parte con il governo libanese che ha aperto i campi di accoglienza e dall'altro con quello italiano, ha fatto arrivare legalmente in Italia negli ultimi due anni almeno un migliaio di profughi provenienti soprattutto dalla Siria. Oggi tutti con regolare permesso di soggiorno e in massima parte integrati. Adesso, i corridoi umanitari sono diventati, soprattutto in Libia, un modello da applicare anche per lo Stato italiano. E sono stati adottati anche da Francia e Belgio.
Dalla Nigeria sono arrivate anche le donne che erano cadute nella tratta della prostituzione, e che il capo dello Stato ha voluto conoscere riservatamente in comunità, prima del suo intervento. Un racconto doloroso, ormai alle spalle, quello che hanno fatto a Mattarella, in un incontro commovente. Alla presenza di don Vincenzo Paglia, anima della comunità.
Una comunità dall'ispirazione profondamente religiosa, ricorda il capo dello Stato, che aggiunge: "A me, come presidente della Repubblica, però interessa soprattutto l'impegno pedagogico, civile, la formula di convivenza che vi ha fatto conoscere in tutto il mondo, con il vostro aiuto per curare tante ferite". Ma anche in Italia la battaglia contro la povertà non è finita. "Le periferie non sono più quelle in cui agivate 50 anni fa, il paese è cambiato - ricorda Mattarella - però oggi resistono tante e diverse povertà, nate dall'emarginazione, l'abbandono, l'isolamento, oltre che dal disagio economico. E, finché l'uomo non cambierà, ci saranno sempre".
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