TORINO - «Dopo Pasqua i cristiani si salutano con gioia dicendo 'Dio è risorto'; ciò significa che insieme a Lui risorge la fede, la speranza. Noi oggi speriamo e preghiamo per un tempo di 'resurrezione' per l'Ucraina e per il rispetto della dignità umana». Don Ihor Holynskyy, sacerdote greco-cattolico ucraino, ha introdotto così la preghiera per la pace nel suo paese, organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio lunedì 19 maggio nella chiesa dei Santi Martiri.
Lunedì sera erano presenti, oltre ai giovani e adulti di Sant'Egidio, alcuni membri della comunità ucraina, che conta un migliaio di persone tra Torino e provincia, per lo più badanti, ma anche diverse famiglie. Presenti anche padre Adrian, greco-cattolico della comunità albanese e due padri ortodossi rumeni.
Durante la preghiera si sono alternati canti sul tema della pace, come il Salmo 68, e letture tratte dal quinto capitolo del Vangelo di Matteo, nella convinzione che «dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono con loro». Momento cruciale è stato il canto del «Kyrie eleison» con le intenzioni di preghiera per la situazione ucraina: la responsabilità dei suoi governanti, i giovani, i cristiani, le vittime delle violenze.
Momento toccante la lettura dell'elenco dei paesi del mondo in situazione di guerra: Afghanistan, Birmania, Colombia, El Salvador, la regione del Nord Kivu in Congo, le due Coree, il Sudan, l'Egitto, Etiopia, Eritrea, Iraq, Kashmir, Libano, Mali, Filippine, Mozambico, Nigeria, Pakistan, Senegal, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Terra Santa. Non è mancata nemmeno l'intenzione dedicata al Messico e alla piaga del narcotraffico. Per ogni nazione, i rappresentanti della Comunità di Sant'Egidio e i fedeli ucraini hanno acceso una candela.
Ha concluso la preghiera la recita del Padre nostro in due lingue, italiano e ucraino.
La comunità ucraina celebra la Messa ogni domenica alle 10.30 nella cappella di San Pietro, nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice e sostiene con raccolte di fondi i connazionali. «Siamo molto preoccupati per la situazione nel nostro paese; Putin davanti ai media ci accusa di discriminare i nostri compaesani russi, ma non è così. Al momento possiamo solo votare per il nostro nuovo governo al Consolato di Milano, e sperare nel risultato; per ilresto, non ci rimane che pregare».
Domenica 25 maggio gli ucraini andranno alle urne per decidere il successore del deposto presidente Viktor Yanukovich ma ci sono forti timori per la regolarità del voto nell'est a maggioranza filorussa (già manifestati con il referendum dell'11 maggio sull'indipendenza da Kiev) e per i possibili episodi di violenza, per altro già verificatisi nei confronti dei comitati elettorali.
Monica Amendola
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