«Permettetemi in questo giorno di ringraziare il Signore per quanto è avvenuto recentemente a Cuba». Lo ha detto il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, durante la messa a San Giovanni in Laterano per i 47 anni della Comunità di Sant'Egidio.
«Come sapete, dal mese di dicembre - ha affermato Ortega -, per la straordinaria iniziativa di Papa Francesco, è avvenuto il miracolo di un disgelo, la fine di un tempo che sembrava non finire più. Il muro di diffidenza che divideva gli Stati Uniti e Cuba sembrava incrollabile. La storia pareva ferma. Nulla però è impossibile a Dio se non ci si rassegna».
«Lungo gli anni - ha proseguito il porporato cubano - non abbiamo perso la speranza. La storia è piena di sorprese. Lo dico anche per consolarci, quando siamo presi dal pessimismo. E ancora oggi il mondo vive vere crisi internazionali. Possa il segnale di disgelo a Cuba contagiare il mondo intero, perché si affermi il dialogo laddove ci si combatte. Preghiamo oggi anche per i Paesi che soffrono la guerra, dall'Ucraina alla Siria e l'Iraq».
«La pazienza nel tessere il dialogo e la perseveranza nella preghiera - ha detto ancora Ortega - hanno portato il frutto benedetto di un nuovo tempo per Cuba e gli Stati Uniti: un tempo di incontro e dialogo. Il dialogo è portatore di bene per tutti. Il mio cuore è pieno di grande speranza per il futuro del popolo cubano e sono lieto di condividere questa gioia con voi questa sera».
Durante la cerimonia il cardinale non ha mancato di ricordare la figura di mons Romero: «Noi tutti, per sperare, abbiamo bisogno di vedere icone di speranza. Una di queste, che la Chiesa ci ha da poco indicata, è monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, amico di Dio, dei poveri e del suo popolo. Un vescovo indimenticabile per la sua fede e la sua parola, un martire dei nostri tempi».
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