Natale di misericordia e di dialogo in Indonesia. In un tempo segnato da tensioni e paure che sembrano voler dividere le comunità religiose cristiana e musulmana, un segno di speranza viene dal Paese asiatico che rappresenta, come numero di abitanti, la più grande nazione islamica del mondo.
In diverse città dell'arcipelago, il giorno di Natale, la Comunità di Sant'Egidio - come in ogni parte del mondo - ha celebrato la festa apparecchiando la tavola per un grande pranzo con i poveri, coloro che l'impetuoso sviluppo delle società asiatiche ha "scartato": bambini di strada, intere famiglie senza dimora, anziani e disabili, profughi.
Un gesto di solidarietà che, in un contesto di diversità religiosa, assume un valore in più: gli ospiti infatti sono quasi tutti, come la grande maggioranza della popolazione indonesiana, di religione musulmana. Sono qui per festeggiare il Natale con i loro amici cristiani. «Siamo loro vicini - spiega Teguh Budiono, responsabile di Sant'Egidio in Indonesia - durante tutto l'anno. Facendo scuola ai bambini, portando la cena a chi vive per la strada. Per loro il cristiano ha assunto il volto di un amico che li aiuta nelle difficoltà della vita. Così cadono tante barriere e pregiudizi. Noi cristiani siamo una minoranza nel più grande Paese musulmano del mondo, ma siamo chiamati a uscire, essere ponti tra persone e ambienti, perché la gratuità dell'amore cristiano è un messaggio di cui la nostra società non può fare a meno».
Anche se l'islam è la religione dell'87 per cento della popolazione, l'Indonesia non è uno Stato islamico e l'unità nella diversità delle fedi religiose è uno dei principi fondativi della nazione. La convivenza pacifica tra cristiani e musulmani, però, ha bisogno di essere tradotta in una pratica quotidiana, in gesti di solidarietà e di reciproca accoglienza.
Un esempio concreto: poiché Natale cadeva di venerdì, il giorno della grande preghiera musulmana, nel seminario cattolico Wacana Bakti di Jakarta, che ospitava il pranzo di Natale per più di 1000 persone, è stato destinato uno spazio accanto alla sala da pranzo per consentire agli ospiti musulmani di osservare lo "Sholat Jumat", la grande preghiera del venerdì. «E stato un segno importante della misericordia - ha commentato l`arcivescovo di Jakarta, Ignatius Suhario Hardjoatmodjo, che ha salutato gli ospiti uno per uno e si è fermato a pranzo con loro - dell'amore incondizionato di noi cristiani. Gesti come questo dimostrano che vivere insieme tra cristiani e musulmani è possibile, se il dialogo si fa vita».
Proprio per questo, dal 2010, l'arcivescovo ha voluto che il pranzo con i poveri nel giorno di Natale divenisse un segno distintivo della carità dei cristiani, coinvolgendo i gruppi e le parrocchie della diocesi. Ne è nato un movimento di solidarietà che, in questo Natale del Giubileo della misericordia, ha permesso di accogliere, nella sola città di Jakarta, più di cinquemila poveri in otto luoghi diversi della città.
Così i cristiani rappresentano una riserva di umanità e contribuiscono all'"ecologia umana" di un Paese grande e cruciale, laboratorio di coabitazione tra fedi diverse, ma non scevro di difficoltà: proprio nelle settimane prima di Natale, si era diffuso il timore di tensioni e attacchi alle chiese, tanto che lo stesso arcivescovo e il responsabile delle Congregazioni evangeliche avevano fatto appello al presidente della Repubblica affinché fosse tutelata la sicurezza delle loro comunità. E se è importante che - come è avvenuto - le istituzioni democratiche svolgano il loro ruolo di tutela delle comunità religiose, ancora più prezioso appare l'esercizio della misericordia vissuto dai cristiani, espressione di quella "simpatia immensa" che è il volto della Chiesa del concilio.
Valeria Martano
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