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7 Septiembre 2009 16:30 | Filharmonia Krakowska

Intervento



Jean Michel Debrat


L’Africa offre molteplici opportunità, per se stessa e per il resto del mondo. Di contro, il resto del mondo deve offrire delle opportunità all’Africa.
L’Africa dispone infatti di numerosi punti di forza per far fronte alle crisi che la gravano. Prima vittima degli squilibri mondiali (climatici, finanziari), l’Africa può, con il suo potenziale (ambientale, agricolo, energetico) e grazie al dinamismo delle donne e degli uomini che la popolano (sociologia, agricoltura familiare, settore privato) rappresentare alla stesso tempo un elemento di soluzione alla risoluzione delle crisi mondiali.


I-    Sociologie africane

a-    La forza della demografia africana :
•    L’Africa conterà 1,5 miliardi di abitanti nel 2050. Il mondo di domani sarà così popolato da Africani, quasi una persona su cinque nel 2030.
Ricordiamo che il decollo dell’Europa fu demografico prima di essere economico.
•    La popolazione africana è di gran lunga la più giovane del mondo (nel 2005, il 65% della popolazione subsahariana aveva meno di 25 anni, contro il 30% dell’Europa). Questa gioventù, orientata verso il futuro, può anch’essa costituire un punto di forza cruciale per le economie del continente.
•    Inoltre, man mano che si popola, l’Africa si urbanizza. Dalla metà del ‘900, mentre il numero degli Africani quadruplicava, la popolazione urbana si moltiplicava per dieci, passando da 20 milioni a più di 200 milioni. Dovrebbe ancora triplicare da qui al 2030.
•    Questa urbanizzazione rapida rappresenta un rischio o un’opportunità ?
-    Può costituire un rischio : a causa dell’urbanizzazione anarchica, dell’ambiente poco sicuro, delle migrazioni e tensioni sociali che si generano. 
-    Ma essa è soprattutto un’opportunità: nessun paese industrializzato si è sviluppato senza questa vasta trasformazione economica e sociale, acceleratore della divisione del lavoro e catalizzatore dell’apertura al mondo. L’urbanizzazione può essere l’occasione del mondo rurale, se questo è messo in condizione di nutrire le città.

b-     La società africana pronta al cambiamento:
•    Mutazione delle campagne, agricoltura familiare
L’Africa raggruppa un insieme di vecchie società rurali dalle culture e spiritualità molto profonde, che conoscono importanti mutazioni.
Per avere un’idea dell’ampiezza del “tema”, si può ricordare che l’agricoltura resta il principale datore di lavoro, nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana. Il settore dà lavoro infatti al 60% della totalità della popolazione attiva, e fino all’’80% nei Paesi meno sviluppati.
Mentre la popolazione rurale continua a crescere, una sfida consiste nel promuovere questo capitale umano disponibile nell’ambito delle agricolture familiari, e dilapidato in mancanza di possibilità di alfabetizzazione, di formazione professionale, di addestramento, ecc.

•    Educazione/ spiritualità africana/ democrazia:
L'Africa è un continente in cui la discussione e la pratica del consenso sono elementi correnti della vita quotidiana, poiché il consiglio del villaggio (”arbre à palabre”), luogo di riunione e discussione, è anche per cultura al centro delle questioni pubbliche.
L'Africa deve oggi approfondire la propria riflessione sull’acquisizione della pratica democratica, basata sul consenso e sul confronto, fonte di pace. Ora, sono in atto molteplici cambiamenti, come lo attesta la Carta del governo democratico in Senegal.


II-    Il settore privato, un’occasione per l’Africa

•    Importanza del settore privato africano, e soprattutto dei PME (Petites et Moyennes Entreprises): principale  motore di crescita e di creazione di posti di lavoro, in combinazione con le politiche pubbliche (PPP), contribuisce alla fornitura di servizi essenziali.
•    Cambiare l’immagine dell’Africa : talvolta, le realtà osservate sul campo sono più rassicuranti dell’immagine fornita. Bisogna cambiare la percezione delle opportunità, che sono reali. Le testimonianze degli imprenditori contano. Le success stories esistono in tutti i paesi africani.
•    A livello micro : ci sono avventure industriali riuscite in Africa. Esiste un’altra Africa poco conosciuta dal grande pubblico; quella del dinamismo, del successo e della speranza. Infatti, abbondano gli esempi di uomini e donne le cui iniziative hanno saputo combinare abilmente tradizioni, tecnologie e realtà economiche locali e mondiali.
•    A livello macro : Come sostenere il settore privato africano ? Esempio dell’azione di una banca di sviluppo come l’AFD. Il gruppo AFD dispone di molti strumenti di finanziamento a favore delle imprese. PROPARCO, filiale dell’AFD la cui missione è quella di favorire gli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo, concede prestiti a medio e lungo termine agli investitoti privati africani.
Noi diamo ai nostri partner sul lungo termine, garanzie, fondi propri e microfinanza (in cui l’AFD ha un’esperienza di 20 anni). Il nostro ruolo consiste nel fare in modo che la funzione finanziaria si svolga correttamente.
     

III-    Le materie prime : opportunità o maledizione ?

a-    La rendita delle materie prime : l’aumento dei prezzi delle materie prime, osservato da qualche anno in qua, crea per l’Africa delle opportunità nuove. Come può l’Africa ottimizzare queste opportunità? Come può far fronte alle sfide che sorgono ?
•    Rendere perenne la gestione delle ricchezze : come trasformare una ricchezza, che può essere effimera, in un attivo a lungo termine, dunque perpetuare i redditi diretti e indiretti ricavati ? Una soluzione consiste nel reinvestimento locale dei redditi eccezionali tratti dalle ricchezze, in particolare nelle infrastrutture, nei settori dei trasporti e dell’energia.             
•    Far partecipare le popolazioni alla gestione delle ricchezze.

b- Una risposta alle questioni energetiche mondiali ?
•    Un’opportunità : Potenziale africano nel campo delle energie rinnovabili : solare, eolica, ed energia idroelettrica (l’Africa utilizza meno del 10% del proprio potenziale idroelettrico). Che il mondo di domani carburi a petrolio, uranio o biocarburanti, l’Africa sarà tra i primi fornitori di energia. Non vogliamo tuttavia assistere soltanto ad una ripresa dell’Africa di tipo economico, ma anche ad una riemersione strategica globale del continente. Con tutte le opportunità e tutte le sfide che questo comporta.
•    Una sfida : la contropartita è che l’Africa costituisca sin d’ora un terreno di competizione feroce.


IV-    Il potenziale ambientale 

a- L’Africa, prima vittima degli squilibri climatici:
•    le perdite di produzione agricola, particolarmente importanti nelle regioni del Sahel. Queste sono dovute alla diminuzione di fertilità dei terreni, ma anche ad una pluviometria sempre più irregolare.
•    La deforestazione accelerata, che pesa sulle risorse delle popolazioni tradizionali, i potenziali di sfruttamento economico futuro, ma che implica anche la perdita della grande varietà di servizi forniti dalle foreste (ritenzione dell’acqua e del suolo, trappola di carbonio, biodiversità ecc.).
•    L’impoverimento del suolo e delle superfici agricole: tra l’erosione accelerata dalla deforestazione, l’esaurimento dei terreni e l’aumento del livello del mare, l’Africa perde ogni anno centinaia di migliaia di km2 di superfici coltivabili.
•    Le crescenti difficoltà nell’accesso all’acqua (lo « stress idrico »), che contribuiscono anch’esse alle tensioni tra comunità nelle zone come il Chad o il Sudan.
•    Si potrebbe anche parlare della perdita di biodiversità o dell’inquinamento dei fiumi : tutti i grandi indicatori ambientali sono oggi in rosso. A questa serie di evoluzioni lente e strutturali dell’ambiente si aggiunge la moltiplicazione e l’aggravamento dei fenomeni climatici estremi, dai costi allo stesso tempo più visibili e immediati: siccità, cicloni, alluvioni, ecc.

b-    Ma l’Africa di domani si troverà anche nel cuore della crisi ambientale globale.
•    L’Africa portatrice di soluzioni climatiche: guardiana di uno delle più vaste aree di foresta del pianeta, quest’Africa che si fa più densa e che si industrializza tiene tra le mani un patrimonio naturale la cui conservazione diverrà rapidamente una questione cruciale ben al di là delle sue frontiere.  
•    Quali soluzioni fornire per preservare questo potenziale ? Non si dovrebbe, per proteggerli, remunerare i servizi ecologici resi dalle foreste africane? L’Africa può, a motivo di questo potenziale, trovarsi in una posizione di forza nelle trattative sul clima (Copenaghen) ? Quale ruolo può rivestire l’aiuto pubblico allo sviluppo, embrione di politica pubblica globale di cui una delle vocazioni è il contribuire alla conservazione dei beni pubblici mondiali ? Il vantaggio è che la ricerca, il finanziamento, la trasmissione di tecnologie, le politiche di regolazione o di tariffazione sono questioni su cui le banche di sviluppo sono tradizionalmente ben attrezzate.



V-    Il potenziale agricolo africano

•    Opportunità : L’Africa può offrire una parte delle risposte alla crisi alimentare mondiale ? Aumenti di produttività possibili, Africa granaio del mondo.
Nel campo agricolo, le diverse regioni del mondo devono far fronte a prospettive diverse. I paesi del Nord hanno raggiunto i limiti della produttività. In Asia, la limitazione delle terre e la pressione demografica combinate insieme lasceranno la domanda fortemente superiore all’offerta. L'America Latina da parte sua si confronta con i problemi ambientali. Sembra che soltanto l’Africa abbia una margine di manovra importante davanti a sé : l’Africa ha un forte potenziale in fatto di terre non sfruttate, un potenziale idrico, poiché soltanto il 4% delle sue terre viene irrigato; e un potenziale nel campo dell’intensificazione, poiché l’uso di fertilizzanti è oggi di 4kg/ettaro, mentre l’obiettivo è di 15.

•    Sfida : ambivalenza di questo  potenziale agricolo africano :
-    I contadini emigrano, forse più del necessario perché il movimento di immigrazione è senza legame con una logica di adattamento economico razionale.
-    Le terre vengono comprate, ponendo il problema che questo movimento risponde a bisogni non africani: L’anno 2008 ha rivelato la fragilità di alcuni paesi obbligati a ricorrere al mercato internazionale per soddisfare i propri bisogni alimentari. Per assicurare i propri approvvigionamenti, questi paesi cercano di controllare l’utilizzo delle terre agricole. Questo accade con paesi del Medio Oriente e particolarmente con paesi produttori di petrolio (Arabia Saudita, Paesi del Golfo, Iran), o paesi asiatici (Corea del Sud), tutti paesi dotati di risorse finanziarie importanti. Questo fenomeno toccherebbe decine se non centinaia di migliaia di ettari.
Ora, il rischio è che questo può condurre all’espulsione delle popolazioni dai propri territori tradizionali e dalle relative attività (colture, pastorizia, caccia, pesca), e allo stesso tempo alla creazione di conflitti terrieri. La messa a coltura di suoli tropicali fragili da parte di imprese private meccanizzate pone gravi questioni ambientali.


VI- L’Africa nella crisi economica attuale : l’Africa sarà terra d’investimento o vittima di seconda classe?

I paesi d’Africa sono toccati dagli effetti di « seconda mano » della crisi finanziaria. Tuttavia, la situazione è contrastata a seconda dei casi. La decelerazione dei paesi del Nord tocca i paesi del Sud attraverso diversi canali:
•    La diminuzione di ordini effettuati dai paesi del Nord ad alcune filiere di esportazione.
•    Le incertezze che pesano sul livello di aiuto allo sviluppo.
•    La caduta delle rimesse dei migranti, che rappresentano, in alcuni paesi molti punti del PIB.
Le ultime previsioni della Banca Mondiale (giugno 2009) prevedono una crescita ridotta all’1% per l’Africa sub-sahariana nel 2009, contro quasi il 6% in media tra il 2004 e il 2008.

Conclusione : l’Africa affronta, in ognuno di questi campi, opportunità ma anche rischi. Ci si trova oggi davanti ad una straordinaria incertezza.
Pertanto, la risposta si trova innanzitutto nella volontà degli stessi Africani in termini di politiche, di azioni di governo, e di strutture di organizzazione dell’Africa.


Cracovia 2009

El saludo del papa Benedicto XVI en el Ángelus


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