<<<<  Back

 

Home Page
Moratoria

 

Signature On-Line

 

Urgent Appeals

 

The commitment of the Community of Sant'Egidio

 

Abolitions, 
commutations,
moratoria, ...

 

Archives News  IT  EN

 

Comunit� di Sant'Egidio


News

 

Informations   @

 

 

 

 

 

 

 
NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale
Comunità di Sant'Egidio

 

CUBA: TRAGHETTO, FUCILATI AUTORI SEQUESTRO QUATTRO COMPONENTI DEL GRUPPO CONDANNATI AD ERGASTOLO

L'AVANA, 11 APR - I tre principali responsabili del sequestro di un traghetto cubano avvenuto nove giorni fa all'Avana sono stati fucilati. Lo ha reso noto oggi il governo

cubano.

In un comunicato letto alla tv di stato, le autorita' hanno indicato che gli undici responsabili del sequestro sono stati sottoposti ad una procedura detta ''sommaria'' e condannati martedi' per ''gravi atti di terrorismo''.

I tre principali responsabili del sequestro, ''i piu' attivi e brutali'', secondo il comunicato sono stati condannati alla pena capitale e giustiziati mediante fucilazione.

Quattro complici sono stati condannati all'ergastolo, un altro a 30 anni di reclusione mentre tre donne sono state condannate rispettivamente a cinque, tre e due anni di carcere.

Il gruppo sequestro' il traghetto - che collegava L' Avana con la perifieria - con l'intenzione di recarsi negli Stati Uniti. L'imbarcazione rimase pero' senza carburante. 


11-APR-03 

Cuba, Castro fa fucilare tre dirottatori

IL GIRO di vite del regime castrista a Cuba ha ricevuto ieri sera un�improvvisa accelerazione. Il governo ha annunciato ufficialmente la fucilazione, avvenuta nove giorni fa, di tre giovani, responsabili del sequestro di un traghetto. I tre facevano parte di un gruppo di undici dissidenti che intendevano far rotta sul traghetto sequestrato alla volta della Florida: ma il carburante fin� e i fuggiaschi dovettero arrendersi. Sottoposti a una procedura definita "sommaria", gli undici sono stati accusati di "gravi atti di terrorismo" e condannati: tre, come detto, a morte; altri quattro sono stati condannati all�ergastolo; un altro a trent�anni e tre donne sono state condannate a vari anni di carcere.

Il drammatico annuncio di ieri sera fa seguito e si inquadra nel pesante clima di repressione che sta investendo negli ultimi tempi Cuba. Ottanta arrestati, processi lampo e pene dai 10 ai 27 anni. Un bel record, per Castro. Anche perch� in prigione sono finiti giornalisti, scrittori, intellettuali. Perfino un poeta di grido, Ra�l Rivero. Tutti dissidenti, colpevoli di reati d'opinione. "Intelligenza col nemico", recita il capo d'accusa. Attentano alla "sicurezza dello Stato", per i pubblici ministeri. Uno Stato dove la differenza � reato. C'� da consolarsi pensando che pochi di loro marciranno in prigione, perch� il regime e il suo caudillo non vivranno cos� a lungo. Il mondo ha altro di cui occuparsi, avr� pensato Castro: perch� mai dovrebbe scomporsi per qualche arresto a L'Avana? Tant'�, se appena un anno fa la morsa del regime era sembrata allentarsi, e qualcuno aveva osato pronunciare la parola tab� � transizione �, oggi siamo da capo.

L'orologio di Cuba � tornato indietro, e le speranze che un giorno essa cambi in modo graduale e incruento sono oggi pi� esigue. Era sorta allora una nuova opposizione interna, il Movimiento Cristiano Liberaci�n di Oswaldo Pay�, un cattolico moderato. Il suo "progetto Varela", un piano per riportare democrazia e mercato a Cuba, aveva raccolto oltre 11.000 firme: un compito arduo date le circostanze. Fatto inedito, non intendeva "sovvertire" la legalit� del regime, ma sfruttarne gli interstizi per sfidarlo sul terreno democratico. Come gi� in Spagna e in Cile. Tanto che molti cubani di Miami non l'avevano mandato gi�. Nulla da fare. Prima Castro ha risposto con un plebiscito che rende "irreversibile" il socialismo. Ora, con questi arresti, il movimento di Pay� � stato decapitato in larga parte dell'isola.

Ma perch� Castro, un politico avveduto, si � imbarcato in un'offensiva cos� spietata, col rischio di rigettare Cuba nel pi� nero isolamento proprio mentre la sua economia ha bisogno di partner come dell'aria? Sar�, come dice qualcuno "l'atto disperato di un leader disperato", di un regime "in fase terminale" che mena gli ultimi colpi? E' improbabile. Forse � vero, come si ventila, che Castro � tornato cos� entusiasmato dalla Cina da volerne replicare, per quanto possibile, il modello a Cuba: sigilli alla politica e tappeti rossi al capitale. In tal caso c'� da aspettarsi l'annuncio di importanti riforme economiche. Ma se tale dovesse essere il suo calcolo per uscire dalle secche di un'economia allo stremo, si rivelerebbe fatuo: Cuba non � la Cina, per dimensioni, mercato, peso militare e soprattutto per storia e collocazione geografica. Pu� anche essere che l'opposizione interna stesse rivelandosi pi� efficace di quanto preventivato da Castro. In tal caso, l'ondata di viscerale ostilit� agli Stati Uniti sollevata in tutta l'America Latina dal conflitto iracheno gli sar� sembrata una manna caduta dal cielo. Uno scudo propizio, insomma, dietro il quale ripararsi per fare assurgere una grana interna al solito conflitto con l'Impero, diluendo in tal modo i costi politici della stretta repressiva.

Di certo, comunque, ci� che ancora una volta va in scena a Cuba � uno schema visto e rivisto, dove gli attori di sempre, opposti ma complementari, ripetono i medesimi ruoli cercando gli stessi fini senza alcuna inventiva. Da un lato c'� Washington che "provoca" Castro, attendendone le violente reazioni per stringergli il cappio al collo. Cos� ha fatto, negli ultimi mesi, il rappresentante di Bush sull'isola, atteggiatosi pi� volte a capo dell'opposizione. Dall'altro c'� Castro, pronto ad innaffiare la moribonda pianta della sua legittimit� rivoluzionaria ricreando ad arte lo scenario in cui nacque il suo regime: la titanica lotta agli "yankees", quasi gli oppositori non fossero anch'essi cubani. Nel mezzo soffocano coloro, fortissimi nel Congresso degli Stati Uniti, che per calcolo o convinzione vogliono cancellare l'embargo che pesa su Cuba. La stessa democrazia, dicono, se ne gioverebbe. Su di essi il veto di Bush caler� come una mannaia. E soffocano i cubani, naturalmente, per i quali � ormai norma che il prezzo di taluni importanti diritti sociali, peraltro rosicchiati dalla crisi economica, sia la rinuncia ad ogni diritto civile e politico. Nel clima di questi giorni, il pericolo di una escalation della crisi non � da prendere sottogamba. Sarebbe una tragedia. Chi pu�, dunque, specie l'Europa, faccia in fretta quanto pu� per riaprire il dialogo e liberare i reclusi.


12/04

CUBA / Giustiziati gli uomini che la scorsa settimana tentarono di raggiungere la Florida. Ergastolo ad altri quattro

Castro fa lavorare il boia. Fucilati tre dirottatori di un traghetto

RIO DE JANEIRO - Insensibile all'ondata di indignazione causata dalla repressione del dissenso politico nelle ultime settimane, il governo cubano ha deciso ora di giustiziare i protagonisti di un recente fatto di cronaca. Sono stati fucilati all'alba di ieri i tre capi del commando di sequestratori di un traghetto passeggeri che avrebbe dovuto fare rotta sulla Florida, lo scorso 2 aprile. Il regime di Fidel Castro ha ammesso che gli undici accusati sono stati sottoposti ad un �processo sommarissimo�, mercoled� scorso, al termine del quale, oltre alle tre condanne a morte, sono stati comminati quattro ergastoli, una pena a 30 anni e altre minori. Le sentenze parlano di �gravissimo atto di terrorismo�. I dirottatori, armati, erano stati avvicinati da una guardia costiera cubana nello stretto della Florida dopo che l'imbarcazione era rimasta senza benzina. In seguito, alla fonda in un porto, la polizia era riuscita a liberare gli ostaggi e ad arrestare i sequestratori. Sempre ieri il governo cubano ha annunciato di aver sventato il tentativo di dirottare un aereo, il terzo in un mese, che avrebbe dovuto dirigersi verso gli Stati Uniti. Episodi che si intrecciano con l'improvvisa stretta del regime contro il dissenso e che fanno ormai pensare, a Cuba e all'estero, ad una importante sterzata nell'isola. Ottanta condanne, tra otto e venticinque anni di prigione, rifilate a intellettuali, giornalisti e attivisti sono state annunciate nell'ultima settimana. L'ultima, gioved�, � toccata a Oscar Elias Biscet, uno dei pi� noti dissidenti, coinvolto come gli altri nel progetto Varela, il movimento pacifico che lo scorso anno aveva raccolto 11mila firme per una riforma costituzionale che superasse lo schema del partito unico. Castro, in un primo tempo, aveva risposto alla sfida con la semplice censura e un rafforzamento della propaganda. Ora la svolta: erano decenni che a Cuba non si assisteva a condanne politiche cos� dure.

Fallito il tentativo - se tale era - di nascondere dietro gli eventi in Iraq l' escalation repressiva, il regime manda ora la propria interpretazione dei fatti. Secondo Cuba, gli Stati Uniti avrebbero intensificato le attivit� per rovesciare il governo, e gli intellettuali condannati non si sarebbero tirati indietro. Il principale accusato � James Cason, capo dell'ufficio degli interessi Usa all'Avana (una sorta di ambasciatore, in assenza di relazioni diplomatiche) il quale, nominato da poco, starebbe portando avanti una nuova strategia dell'amministrazione Bush, corteggiando e appoggiando apertamente il dissenso. Ieri il New York Times si chiedeva che interesse potr� mai avere in questo momento Fidel Castro a mettere a repentaglio, per esempio, i rapporti di Cuba con l'Europa, che sono piuttosto buoni, e addirittura a vanificare il lavoro di quella corrente del Congresso Usa ormai apertamente a favore di un allentamento dell'embargo. �L�unica spiegazione � che stavolta l'opposizione politica sia stata vista come una minaccia reale�, commenta Daniel Erikson, direttore dell'Istituto per il dialogo interamericano a Washington. Un'altra ipotesi � che Castro voglia usare i condannati come merce di scambio per ottenere il rilascio dei cinque cubani arrestati negli Stati Uniti in un dubbio caso di spionaggio. Oppure dietro alle manovre di appoggio al dissenso ci sarebbero i falchi dell'amministrazione Bush, per chiudere ogni possibilit� di dialogo di fronte alla prevedibile repressione.

Negli ultimi tempi a Cuba si era avuta l'impressione che alla chiusura sui temi della democrazia e dei diritti umani potesse affiancarsi un'apertura economica. Ma la storia del regime di Fidel � costellata di �stop and go� e in questi giorni stiamo probabilmente assistendo all'ultima delle manovre di un regime che ormai ha toccato i 43 anni di esistenza.