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Appello per

Una moratoria della pena capitale in Uzbekistan


Il 29 settembre 2003, Tamara Chikunova nel corso di una conferenza stampa a Tashkent ha inaugurato ufficialmente una campagna di sottoscrizione ad un appello con cui viene chiesta alle autorit� giudiziarie dell�Uzbekistan una moratoria della pena di morte.

In una lettera aperta al Capo dello Stato Islam Karimov, l�associazione Madri Contro la Pena di Morte e la Tortura chiede la sospensione delle esecuzioni sulla base di argomenti morali e religiosi, sostenendo la sua inutilit� ai fini della deterrenza del crimine e della assoluta ineluttabilit� della condanna in presenza di eventuali errori giudiziari.

Pubblichiamo di seguito il testo dell�appello:

Al Presidente della Repubblica dell�Uzbekistan

Islam Abduganievic Karimov

Dall�ONG per la difesa dei diritti �Madri contro la pena di morte e la tortura�

 

Egregio Signor Presidente!

 

Noi dell�organizzazione �Madri contro la pena di morte e la tortura� ci rivolgiamo a lei in qualit� di supremo organo dell�autorit� costituzionale della Repubblica dell�Uzbekistan per richiedere l�introduzione della MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI.

 

La pena di morte costituisce una violazione del diritto alla vita, sancito nella costituzione della Repubblica dell�Uzbekistan.

 

La pena di morte � il limite estremo dell�offesa recata ai diritti dell�uomo.

 

E� un omicidio premeditato ed a sangue freddo da parte dello stato in nome della giustizia.

 

La pena di morte rappresenta una forma estrema di punizione crudele ed inumana.

 

Nei loro insegnamenti, le grandi religioni mondiali fanno riferimento ai valori di misericordia, compassione e perdono.

Nei diversi libri sacri scritti nelle varie lingue, sta scritta una cosa: Dio ha creato l�uomo, l�Uomo e non il giapponese, il cinese, il russo o l�ebreo. Dio ha creato l�uomo, perci� noi abbiamo una  responsabilit� verso la vita e la morte dell�Uomo, creatura di Dio.

 

Abbiamo il diritto di arrogarci le prerogative di Dio?

Siamo sempre nel giusto nelle nostre decisioni, nel pronunciare una sentenza?

 

Non esiste crimine per cui debba pagare con la propria vita solo colui che l�ha commesso. Noi tutti, abitanti della terra, in un modo o nell�altro abbiamo una comune responsabilit�. E� la nostra croce  e la punizione del colpevole non ci solleva dalla nostra responsabilit�, semmai la aggrava.

 

Caratteristica fondamentale dei diritti dell�uomo � di essere inalienabili: tutti gli uomini ne godono in uguale misura, indipendentemente dal loro status, dall�appartenenza etnica, dalla loro religione o provenienza.

 

Nessuno  pu� essere privato di tali diritti, qualsiasi crimine abbia commesso.

 

I diritti umani si applicano ai peggiori fra noi, come ai migliori. I diritti umani esistono a tutela di noi tutti.

 

Troppi governi ritengono di potere risolvere gravi problemi sociali o politici attraverso la punizione di decine se non di centinaia di detenuti.

 

Troppi cittadini in troppi paesi del mondo ignorano che la pena di morte non difende la societ� ma la rende pi� invivibile.

 

Nessuno degli studi condotti fino ad oggi ha dimostrato in modo incontrovertibile che la pena di morte costituisca uno strumento di repressione o un deterrente  pi� efficace rispetto ad altri tipi di punizione.

L�assenza di prove evidenti del fatto che la pena di morte sia lo strumento privilegiato  di prevenzione del crimine, testimonia che pensare di basare la deterrenza sull�uso della pena capitale da parte dello stato � inutile  e pericoloso.

 

La pena di morte � una punizione severa ma non contribuisce alla riduzione della criminalit�.

 

La pena di morte pu� essere l�irrimediabile conseguenza di un errore giudiziario: qui sta la differenza con la pena detentiva.

 

Esister� sempre il rischio di condannare a morte degli innocenti.

 

La pena di morte � contro il principio della riabilitazione del colpevole. Lo stato non pu� rispondere all�omicidio con un altro omicidio, non pu� mettersi sullo stesso piano di chi usa violenza verso gli altri.

 

Inoltre, nessun sistema penale � infallibile, poich� suscettibile di discriminazioni ed errori.  Nessun sistema giudiziario pu� dare garanzia di essere equo, incontrovertibile ed infallibile quando dalle sue decisioni  dipenda a chi tocchi di vivere ed a chi di morire.

 

Finch� la pena di morte verr� ammessa come forma legittima di punizione, ci sar� sempre la possibilit� di abusarne e solo la sua abolizione pu� garantire che ci� non accada.

 

La pena di morte  legittima una violenza irreversibile da parte dello stato e richiede un inesorabile sacrificio di vittime innocenti. Poich� anche il giudizio umano pi� autorevole non � scevro da errori, il rischio di condannare l�innocente � sempre in agguato.

 

Prendendo posizione contro la pena di morte, non vogliamo in nessun modo cercare di giustificare o legittimare i crimini commessi dai condannati. Come organizzazione fortemente interessata al destino di coloro che sono privati dei diritti umani, non vogliamo neppure sminuire la sofferenza di quanti hanno perso i loro cari per mano di un omicida e siamo profondamente solidali con loro. Non di meno, dato il suo carattere definitivo e crudele, la pena di morte � incompatibile con le norme di comportamento che sono appannaggio della civilt� moderna: � una reazione indebita ed inaccettabile ad un crimine violento.

 

L�indipendenza dei tribunali e l�inammissibilit� di ogni ingerenza nelle loro competenze  come previsto dall�ordinamento giuridico � stabilita dall�articolo 14 del Codice di Procedura Penale.

 

Tuttavia in Uzbekistan si � creato un circolo vizioso per cui il condannato che si appella contro una sentenza capitale ma rifiuta di  dichiararsi colpevole, rischia di non veder presa in considerazione la propria domanda di grazia rivolta al Presidente. 

 

Non c�� n� pu� esserci giustificazione alla tortura o a qualsiasi trattamento crudele. Come la tortura, anche la pena di morte appare una violenza fisica e psicologica assoluta sulla persona.

 

La pena di morte � per sua natura una realt� che genera il male: negazione del diritto e della possibilit� di rimediare all�errore giudiziario; un deficit di umanit� nei fondamenti della societ� e dello stato; non solo porta in s� un errore, ma annulla ci� che pi� conta: l�inalienabile diritto di ogni uomo alla vita.

 

In tale situazione, solo una moratoria delle esecuzioni capitali in Uzbekistan dar� la possibilit� di appello e di revisione delle sentenze. Il successo nella lotta contro il male rappresentato dal crimine � garantito non dalla spietatezza della legge, ma dalla certezza della pena.

 

Egregio Islam Abduganievic!

 

-        Noi tutti conosciamo la sua onest� ed equit� come Presidente e la sua bont� d�animo. Nel corso del suo mandato sono stati compiuti numerosi passi in avanti per il bene del popolo.

 

-        Il popolo le ha affidato senza esitazione il proprio destino, confidando nella sua saggezza, nel suo coraggio e nella sua bont�.

 

-        Chiedendo la moratoria delle esecuzioni capitali  NOI AFFIDIAMO ALLE SUE MANI LE VITE dei detenuti che vivono in condizioni disumane e che guardano verso di lei supplicanti mentre attendono una soluzione positiva del problema dell�abolizione della tortura e della pena di morte in Uzbekistan.

 

CON PROFONDO RISPETTO E FIDUCIA ILLIMITATA NELLA SUA BONTA�, 

Organizzazione indipendente non governativa

�Madri contro la pena di morte e la tortura�