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NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale

Comunità di Sant'Egidio

 

Comunit� di Sant'Egidio

 

A. Marchesi

 

La Pena di morte. 

Una questione di principio.

 

Laterza Editrice

 

RECENSIONE

La questione della pena di morte non divide solo le persone, ma anche gli stati. Sulla pena di morte la comunit� internazionale si divide secondo linee diverse da quelle lungo le quali si divide rispetto ad altre questioni. Europa e Stati Uniti, le due componenti del mondo occidentale, rappresentano addirittura le �ali estreme� dei due schieramenti, quello degli �abolizionisti� e quello dei �mantenitori�.

Gli stati abolizionisti ritengono che la questione della pena di morte sia una questione di principio; che la pena capitale sia una violazione dei diritti umani internazionalmente riconosciuti e che sia pertanto, ormai, una questione di rilevanza internazionale. In altre parole, ritengono di avere il diritto (e di essere in dovere) di promuoverne l�abolizione ovunque. Gli stati mantenitori, invece, sostengono che la pena di morte non sia una violazione di norme internazionali sui diritti umani e che, pertanto, la scelta di mantenerla o meno sia semplicemente una questione di opportunit�, che ogni stato ha il diritto di compiere libero da interferenze esterne.

Il libro prende in esame questo, ormai annoso, braccio di ferro tra due schieramenti �trasversali� di Stati, individuando e analizzando i diversi profili che ha gradualmente assunto, di pari passo con il graduale prevalere degli abolizionisti, l��internazionalizzazione� della pena di morte.

* * *

Per l�occasione abbiamo posto ad Antonio Marchesi alcune domande riguardanti il libro appena uscito e gli sviluppi della situazione internazionale dal punto di vista della pena capitale.

  1. Prof. Marchesi, lei da diverso tempo si occupa di diritti umani (essendo stato tra l�altro Presidente di Amnesty International Italia) ed in particolare della pena capitale nel mondo. Ci potrebbe sintetizzare cosa � cambiato in questi anni in materia di trattati internazionali, dal 1999 anno in cui pubblic� �UN ERRORE CAPITALE� l�altra sua opera sulla pena di morte?

R. Non sono certo mancati, negli ultimi anni, i successi abolizionisti. Mi limito a citarne alcuni.

Nel 2002 � stato adottato il Tredicesimo Protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea dei diritti dell�uomo, primo accordo internazionale che impone agli stati che lo ratificano l�abolizione totale della pena di morte (mentre tutti i precedenti accordi abolizionisti fanno salva la possibilit� di infliggere condanne a morte in tempo di guerra o in altre circostanze eccezionali).

Nel 2003, la Corte Suprema degli Stati Uniti, con la sentenza Atkins contro Virginia, ha stabilito che l�esecuzione di persone con ritardo mentale viola l�Ottavo Emendamento della Costituzione, che vieta le punizioni �crudeli e inusuali�.

La divisione tra Europa e Stati Uniti ha condizionato, tra il 2002 e il 2003, la collaborazione internazionale contro il terrorismo. Grazie alla fermezza di alcuni stati europei, gli Stati Uniti non solo non potranno condannare a morte persone eventualmente estradate da uno stato europeo, ma neppure potranno utilizzare prove ottenute grazie alla collaborazione europea in un processo che si concluda con una condanna a morte.

Infine, nel 2004 si � concluso davanti alla Corte internazionale di giustizia il caso Messico contro Stati Uniti (Avena e altri). La sentenza stabilisce che questi ultimi hanno violato la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari che prevede l�obbligo di permettere agli stranieri arrestati di contattare e di ricevere l�assistenza dei propri consolati.

  1. Lei si occupa spesso della pena capitale negli Stati Uniti. Come crede che la Corte Suprema affronter� il problema dei minorenni condannati a morte?

R. La questione sar� in effetti, fra breve, nuovamente all�attenzione della Corte Suprema. Questa dovr� stabilire se, attualmente, l�esecuzione di condanne a morte inflitte ai minori di 18 anni al momento del reato costituisce una violazione dell�Ottavo emendamento. Anche se qualcuno azzarda un cauto ottimismo, � difficile fare previsioni sull�esito della vicenda. Il problema � quello di interpretare al passo con i tempi un norma che risale a secoli fa e la giurisprudenza della Corte Suprema si fonda su criteri complessi. Una delle chiavi di volta � costituita dal peso che verr� attribuito agli orientamenti della comunit� internazionale, fortemente e ormai unanimemente contrari alla pena di morte per i minori. Su questo punto, per�, la Corte � stata in passato piuttosto ondivaga.

            Vorrei poi accennare, anche se non attiene direttamente alla sua domanda, al fatto che esiste un altro tema relativo alla pena di morte su cui negli ultimi anni sembra essersi concentrato il dibattito negli Stati Uniti: mi riferisco alla questione del rischio di errori giudiziari che, anche per molti di coloro che non sono contrari alla pena di morte per ragioni di principio, pare essere davvero troppo elevato. Si fa strada, in sostanza, l�idea che la pena di morte, pur essendo in teoria accettabile, � una cosa che la giustizia penale degli Stati Uniti, per le sue numerose insufficienze, non si potrebbe permettere.

  1. Da laico, come crede che l�apporto della Chiesa Cattolica statunitense, a partire da alcuni interventi molto decisi del Papa, anche in terra statunitense, abbia giocato un ruolo decisivo in una situazione che alcuni anni fa poteva essere giudicata difficilmente modificabile in materia di pena capitale.

R. Non so dare una risposta circostanziata a questa domanda. Sono convinto tuttavia che la Chiesa Cattolica� e gli interventi del Papa � possano esercitare un�influenza importante su due categorie decisive per l�evoluzione in senso abolizionista della posizione statunitense. Mi riferisco, in primo luogo, ai giudici della Corte Suprema, quantomeno su alcuni di loro. Ma credo che si debba tenere conto anche del ruolo particolare che svolge l�opinione pubblica negli Stati Uniti sulla questione della pena di morte. La Chiesa pu� incidere sugli orientamenti di una parte dell�opinione pubblica la quale, a sua volta, pesa in modo importante sulle scelte politiche.

  1. Le Nazioni Unite. Da molti anni la Commissione Diritti Umani appare compatta nel votare una risoluzione contro la pena capitale, ma appare per il momento lontana una risoluzione a livello di Assemblea Generale dell�ONU. I tempi non sembrano ancora maturi, oppure lei crede che la situazione si potr� sbloccare presto?

R. Non so quanto tempo ci vorr� ancora prima che siano maturi i tempi per una risoluzione abolizionista in Assemblea Generale. Da una parte, occorre, prima di decidere di proporla, tenere sotto osservazione le posizioni di tutti gli stati membri delle Nazioni Unite. Dall�altra, bisogna sapere, al momento della discussione, contrastare le tattiche piuttosto efficaci di quegli stati, soprattutto asiatici, che hanno assunto da tempo la leadership dei mantenitori in seno alle Nazioni Unite. Ci� che mi preme dire, per�, � che, che non conviene forzare la mano, tentare di bruciare le tappe. La struttura della comunit� internazionale, una comunit� di stati sovrani, non consente di imporre certe scelte dall�alto, non permette scorciatoie. Del resto, una risoluzione dell�Assemblea generale, anche se dovesse essere adottata - e per quanto politicamente importante possa essere un risultato positivo in quella sede - da un punto di vista giuridico � una mera raccomandazione, che ben difficilmente gli stati mantenitori vorranno accogliere. Anche per questo il fine forse non giustifica un dibattito aspro, con il conseguente, inevitabile irrigidimento degli  stati mantenitori.

 

(risposte raccolte per la Comunit� di Sant�Egidio da Carlo Santoro