Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Palau de la Generalitat, Sal� de San Jordi
Dopo la Pasqua insieme, l�Ecumenismo

Walter Kasper
Cardinale, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unit� dei Cristiani

   


I. L�anno 2000 � stato da un punto di vista ecumenico un anno significativo. Duemila anni dopo la nascita di Cristo le Chiese hanno testimoniato e celebrato insieme, in diverse occasioni, la loro fede. Penso in modo particolare all�apertura della porta santa a San Paolo fuori le mura e alla memoria comune dei testimoni del 20mo secolo al Colosseo. Si � trattato in entrambi i casi di eventi profetici, che sono motivo di speranza, cos� come un anno primo la �Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione�.

Ma non solo il 2000, anche il 2001 � un anno importante per l�ecumenismo. Una casualit� del calendario ha permesso la celebrazione comune della festa pi� importante e alta del cristianesimo, la festa della Pasqua. Purtroppo le Chiese non erano state ancora capaci di scegliere tale celebrazione comune. Possiamo solo sperare che ci� che � stato possibile grazie ad un caso del calendario divenga presto una regola naturale.

Purtroppo ci sono stati anche passi indietro e delusioni di tutte le parti. Molti cristiani si aspettavano di pi�. Questo � occasione di una sorta di analisi di coscienza ecumenica per domandarsi: dove siamo collocati oggi da un punto di vista ecumenico, all�inizio del nuovo millennio, e dove andiamo in questo nuovo millennio?

II. Se guardiamo indietro al secolo che si � appena concluso allora dobbiamo dire: � stato un secolo buio. Due guerre mondiali, due crudeli dittature in Europa con milioni di morti e di assassinati e dopo la fine della guerra fredda una forbice tra popoli poveri e ricchi che si va sempre pi� allargando; inoltre, nell�Occidente ricco, un indifferentismo religioso largamente diffuso ed una secolarizzazione avanzante.

Ma in questo secolo buio c�� anche un punto luminoso: la nascita del movimento ecumenico. La divisione delle Chiese ha portato un�enorme sofferenza all�umanit� ed in particolare in Europa: guerre, inimicizie e separazioni anche all�interno delle stesse famiglie. Queste divisioni hanno spaccato l�Europa e noi europei abbiamo esportato la nostra mancanza di unit� anche in altri continenti, in Africa ed in Asia.

Le divisioni hanno reso non credibile il cristianesimo agli occhi di molti. Quando qualche tempo fa sono stato in Sudafrica, e la domenica sono andato nella parrocchia cattolica pi� vicina al luogo in cui si svolgeva il convegno, ho potuto constatare con stupore che nella stessa strada c�erano chiese delle pi� diverse confessioni: la chiesa cattolica accanto a quella greco-ortodossa, di fronte alla chiesa anglicana e pi� in l� una chiesa riformata oltre ad una chiesa libera africana. Tutto nella stessa via! Mi � stato detto che oggi queste Chiese vivono pacificamente e amichevolmente assieme, che non ci sono n� litigi, n� concorrenza. Ma cosa penseranno i non cristiani? E come si pu� conciliare tutto ci� con la volont� di Ges�?

Ges� Cristo voleva una Chiesa. La sera prima della sua morte pregava: �che tutti siano una cosa sola, perch� il mondo creda�. Insieme confessiamo: �Io credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica�. E cos� dobbiamo indubbiamente dire: le divisioni sono contro la volont� di Ges�. Esse sono un peccato e davanti al mondo uno scandalo. Non le possiamo accettare.

La linea di separazione oggi non corre pi� tra cristiani cattolici, ortodossi ed evangelici, ma tra coloro che credono ancora seriamente a Dio e Ges� Cristo e che si sforzano di vivere questa fede e coloro che sono divenuti indifferenti alla fede cristiana o che cercano nuove dottrine di salvezza.

E� un segno dell�operare dello Spirito Santo nel nostro tempo il fatto che nel nostro secolo, in tutte le Chiese, si sia diffuso un nuovo senso di pentimento per le divisioni e un desiderio di unit�. Tutte le Chiese, dopo secoli di divisioni, chiusure, inimicizie e reciproca indifferenza, si sono incamminate sulla strada dell�ecumenismo. Non esiste alternativa.

III. Da noi in Germania l�ecumenismo trova le sue origini nelle trincee della seconda guerra mondiale e nei campi di concentramento nel periodo del Terzo Reich. In quell�occasione i cristiani cattolici ed evangelici, nella resistenza comune verso un regime disumano e criminale, hanno scoperto che ci� che li accomuna � pi� grande di ci� che li divide.

La svolta l�ha portata il Concilio Vaticano II (1962-65). La prima frase del Decreto sull�ecumenismo recita:� Aiutare a ricostruire l�unit� di tutti i cristiani � uno dei compiti principali del Santo Concilio Ecumenico Vaticano II�. Cos� la causa dell�ecumenismo � divenuta una delle priorit� della Chiesa postconciliare. Il papa Giovanni Paolo II ha definito nuovamente tale opzione come una decisione irreversibile.

Il punto decisivo era che il Concilio non diceva pi�: la Chiesa cattolica � la Chiesa di Ges� Cristo; quindi non affermava pi� che la Chiesa cattolica e la Chiesa di Ges� sono identiche. Il Concilio affermava pi� prudentemente che la Chiesa di Ges� Cristo sussiste (subsistit) nella Chiesa cattolica e cio� che la Chiesa di Ges� Cristo � realizzata e presente concretamente nella Chiesa cattolica, ma che si trovano anche al di fuori della sua realt� visibile elementi della Chiesa di Ges� Cristo, e nel caso delle Chiese orientali e ortodosse addirittura vere e proprie Chiese. Le chiamiamo Chiese sorelle. Il Decreto sull�ecumenismo arriva anche a dire: lo Spirito Santo si serve di queste Chiese e Comunit� ecclesiali come strumento salvifico per i loro membri. Anche fuori della Chiesa cattolica c�� la salvezza, ci sono santi e martiri.

Il processo non si � fermato dopo il Concilio. Certamente tale sviluppo porta con s� difficolt� e occasionalmente anche resistenze. Queste non sono presenti solo nella Chiesa cattolica, ma anche altrove. Fossati secolari non possono essere chiusi da un giorno all�altro; nessuna Chiesa pu� rinnegare la propria tradizione. Nella fede ci si trova di fronte a convinzioni della coscienza che non possono essere cambiate come ci si cambia la camicia o ci si compra un�auto nuova.

Nonostante questo il processo ecumenico � andato avanti. Il risultato pi� importante � - come ha formulato il papa Giovanni Paolo II - la ritrovata fraternit�. I cristiani delle Chiese separate non si vedono oggi pi� come nemici o estranei; essi, nonostante le divisioni che sussistono, sono diventati amici.

Cos� esiste oggi generalmente, a livello parrocchiale e diocesano, una stretta collaborazione. A livello della Chiesa universale il Pontificio Consiglio per la promozione dell�Unit� dei Cristiani dialoga attualmente con 13 Chiese e Comunioni cristiane mondiali e con altri ci sono contatti informali. Con il Consiglio Ecumenico delle Chiese esiste un �Joint Working Group�, che si incontra annualmente e fa un buon lavoro. I segretari di tutte le famiglie confessionali mondiali si incontrano annualmente per un confronto comune.

Naturalmente il lavoro ecumenico non si limita al dialogo ufficiale. Altrettanto importanti se non pi� importanti sono gli incontri personali ed in particolare gli incontri del Santo Padre con i capi delle altre Chiese e Comunit� ecclesiali. Queste visite e lettere sono pi� che dimostrazioni di cortesia diplomatica. Con questi contatti le Chiese hanno ripreso forme importanti di comunione ecclesiale, cos� come esistevano nei primi secoli.

Quindi esiste gi� oggi una vera, anche se purtroppo non ancora piena, comunione ecclesiale. Essa si basa non solo sul sentimento umano della simpatia. Il fondamento non � un generico umanesimo bens� la fede in Ges� Cristo ed il comune battesimo per cui siamo membri dell�unico corpo di Cristo. Ma purtroppo questa profonda comunione gi� esistente non � ancora una comunione piena. Questo � visibile nel fatto che non ci raccogliamo ancora insieme attorno all�unica tavola del Signore e che non possiamo ancora celebrare insieme l�eucarestia, il sacramento di unit�.

IV. In cosa consiste la piena unit�? Qual � il fine del cammino ecumenico? Siamo d�accordo sul fatto che il fine non possa essere una Chiesa uniforme, ma l�unit� nella diversit�. Unit� non pu� essere confusa con uniformit�. L�unit� � necessaria sostanzialmente in un unica fede, nei sacramenti e nei ministeri riconosciuti reciprocamente. Tuttavia vi possono essere diverse forme di espressione dell�unica e stessa fede, diversi accenti, diverse tradizioni umane e consuetudini. Tale diversit� non significa un impoverimento bens� ricchezza e pienezza. Essa � cattolicit� nel senso autentico del termine.

Attualmente tuttavia ci sono ancora diversit� non riconciliate. Tutte le Chiese serbano memorie collettive, ricordi di ci� che �gli altri� hanno loro fatto. Gli ortodossi ricordano ancora le crociate e la distruzione di Costantinopoli (1204), i luterani la scomunica di Lutero, la repressione dei protestanti nei Paesi cattolici, i cattolici le guerre di religione, la confisca delle chiese. Naturalmente si possono sempre riportare esempi opposti; nessuno pu� sostenere di essere innocente; noi tutti non ci siamo sempre comportati in modo cristiano con gli altri. Cos� purtroppo ci sono ancora molti pregiudizi. Una �purificazione delle coscienze� � necessaria. Il papa Giovanni Paolo II ci ha pi� volte preceduto con il buon esempio. In particolare durante una suggestiva liturgia nella prima domenica di Quaresima del 2000 ha chiesto perdono per i peccati contro l�unit�.

Solo in uno spirito di perdono e di riconciliazione si possono affrontare le diversit� dogmatiche ancora presenti. La domanda fondamentale che oggi si pone � una domanda ecclesiologica. Con le Chiese ortodosse ci sono molti punti in comune. Abbiamo le stesse professioni di fede della Chiesa antica, gli stessi sacramenti, in particolare l�eucarestia, e la stessa concezione episcopale della Chiesa. Il problema si riduce sostanzialmente alla questione del ministero petrino. Con i protestanti le diversit� ecclesiologiche sono teologicamente pi� profonde. Qui non si tratta solo del ministero petrino, ma della comprensione del ministero in genere: del rapporto tra sacerdozio dei fedeli e sacerdozio ordinato. E� la questione del ministero episcopale nella successione apostolica e della struttura sacramentale della Chiesa. Un chiarimento su queste questioni non sar� semplice.

Il papa Giovanni Paolo II ha compiuto nell�enciclica �Ut unum sint� (1995) un passo coraggioso, direi rivoluzionario. Egli ha invitato ad un dialogo fraterno sul futuro esercizio del ministero petrino. Cos� ha suscitato un largo dibattito. Purtroppo le Chiese ortodosse non hanno partecipato fino ad oggi ufficialmente a tale dialogo. Attendiamo ancora con ansia la loro risposta.

Sono a conoscenza delle remore e dei timori che sono in parte anche dovuti alle esperienze negative del passato. Ma perch� non riprendere quelle forme di comunione che conosciamo dai primi secoli? Oggi, in un mondo divenuto �global village� il ministero petrino � tutt�altro che superato. Tale ministero dona alla Chiesa una unit� interna ed esterna e allo stesso tempo una indipendenza e libert� nei confronti degli Stati. Per questo noi cattolici consideriamo il ministero petrino un dono e una benedizione. La domanda � su come tale ministero possa essere esercitato in futuro cos� da lasciare alle altre tradizioni ecclesiali la loro rispettiva indipendenza ma promuovendo allo stesso tempo la loro coesione.

V. Come dobbiamo andare avanti? Innanzitutto: andremo avanti. L�ecumenismo � opera dello Spirito Santo. Chi lo vuole fermare? Possiamo essere speranzosi. Non esiste alternativa all�ecumenismo. A tutti i livelli negli ultimi decenni sono cresciute talmente tante cose positive che non possiamo e non vogliamo tornare indietro. Per il futuro immediato ci attendono, a mio avviso, quattro compiti:

1. Non possiamo permettere che ci� che abbiamo raggiunto fino ad oggi si impolveri; dobbiamo appropriarcene interiormente ed attuarlo nella vita. Questo � ci� che si intende quando i teologi parlano di ricezione. Qui si � carenti in tutte le Chiese. I documenti sul consenso e sulla convergenza riempiono nel frattempo numerosi volumi; ma chi li conosce? L�avvicinamento teologico non pu� essere solo questione di disputa teologica. Le Chiese non si sono solo divise nelle discussioni, ma anche nella vita. Per questo devono anche imparare nuovamente a vivere insieme. All��ecumenismo dell�amore� e all��ecumenismo della verit�� deve aggiungersi l��ecumenismo della vita�.

A questo appartiene: rinunciare a tutte le forme di proselitismo aperto o nascosto; informarsi reciprocamente; in tutte le decisioni vanno considerate le conseguenze che queste possono avere per le chiese; fare insieme tutto ci� che oggi possiamo fare insieme, senza esigere troppo dagli altri.

Oggi, senza rinnegare la nostra fede, potremmo gi� fare molto di pi� di quello che normalmente facciamo: lavoro comune sulla Bibbia, raccolta di testi liturgici comuni, liturgie della Parola comuni, scambio di esperienze spirituali, maggiore conoscenza della tradizione comune, cos� come delle differenze esistenti, collaborazione della teologia nella missione, nella testimonianza culturale e sociale, nel campo dello sviluppo, della preservazione del creato, dei media di massa e altro. Solo se riusciremo a ricostruire la fiducia perduta negli ultimi tempi sar� possibile compiere altri passi.

2. Dobbiamo dare alla situazione intermedia attuale una veste istituzionale e una struttura. Questo pu� avvenire in particolare mediante consigli (councils) ecclesiali e cristiani. In questo campo abbiamo gi� fatto molte buone esperienze. Questi consigli ecclesiali non sono una super-chiesa; non pretendono da nessuna chiesa la rinuncia alla propria coscienza di s�. La responsabilit� per il proseguimento del cammino ecumenico rimane delle chiese. I consigli ecclesiali sono tuttavia uno strumento importante e un ambito di collaborazione tra le chiese e sono un buon strumento per la promozione dell�unit�.

3. Durante la fase intermedia due forme di ecumenismo sono necessarie e strettamente collegate: l�ecumenismo verso l�esterno, attraverso incontri ecumenici, dialoghi e collaborazioni, e l�ecumenismo verso l�interno mediante riforma e rinnovamento della propria Chiesa. Non c�� ecumenismo senza conversione e rinnovamento. Dobbiamo rendere la nostra chiesa attrattiva e invitante per gli altri e dobbiamo realizzare i desideri giustificati degli altri nella nostra stessa chiesa. Il Papa Giovanni Paolo II ha definito il cammino ecumenico come uno scambio di doni. Non si tratta quindi di abolire qualcosa e non di una unit� sulla base del minimo comune denominatore ma di un arricchimento reciproco. Si tratta dell�unit� nell�unico Signore Ges� Cristo. Pi� ci avviciniamo a lui pi� ci avvicineremo gli uni agli altri.

4. Last not least: l�anima del movimento ecumenico � l�ecumenismo dello spirito. Non possiamo �fare� l�unit� della Chiesa. Essa � un dono dello Spirito Santo. Cos� abbiamo bisogno di un ecumenismo che tragga la sua forza non da un programma di iniziative, ma dalle fonti della Scrittura e della tradizione. La preghiera per l�unit� e la santificazione personale sono per questo il cuore dell�ecumenismo.

Non si tratta quindi di sviluppare delle utopie estranee alla realt�. Lasciamo agire lo Spirito di Dio. Per questo, invece di irrigidirci e ferirci su ci� che attualmente � impossibile dobbiamo vivere la comunione gi� esistente e possibile e compiere ci� che oggi si pu� fare. Andando avanti passo dopo passo possiamo sperare di trovare un futuro comune pi� grande. A una visione umana appare ancora un cammino lungo. Ma sono fermamente convinto che lo Spirito di Dio stia operando nella nostra �impresa� ecumenica. Egli � fedele; in lui c�� fiducia. Nessuno gli potr� impedire di portare a termine la sua opera; come e quando � �affare suo�. Egli � sempre capace di sorprendere. Se qualcuno la mattina del 9 novembre del 1989 avesse chiesto a un berlinese quanto ancora avrebbe resistito il muro egli avrebbe risposto: saremo contenti se una volta i nostri nipoti potranno attraversare la porta di Brandenburgo. La sera di quel memorabile giorno Berlino e il mondo si erano trasformati. Sono convinto che anche noi un giorno ci stropicceremo gli occhi e constateremo con uno stupore grato le cose grandi che lo spirito di Dio ha operato in noi.