Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Palau de la Generalitat, Sal� de San Jordi
Dopo la Pasqua insieme, l�Ecumenismo

Konrad Raiser
Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Svizzera

   


La celebrazione della festa di Pasqua nella stessa data per tutte le tradizioni cristiane e� stato il simbolo conclusivo dei grandi eventi dell�anno giubilare e l�inaugurazione di una nuova era. Questa celebrazione � stata anticipata nella speranza che potesse divenire l�inizio di una nuova prassi in cui le differenze relative ai diversi calendari liturgici vengono definitivamente superate. Una proposta in questo senso era stata elaborata nell�ambito della Commissione su Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese. Essa era stata sottoposta alle diverse chiese e comunioni cristiane mondiali per averne un parere. La proposta si fonda sui canoni del Concilio di Nicea e poggia sui pi� avanzati procedimenti astronomici per la determinazione della data dell�equinozio di primavera. In effetti, questi calcoli dimostrano che qualsiasi calendario che e� stato utilizzato per determinare il giorno di Pasqua non � preciso e che l�accordo su una data comune della Pasqua non dovrebbe favorire nessun calendario rispetto agli altri.

La maggioranza delle chiese e comunioni cristiane mondiali hanno risposto in modo positivo a questa proposta e hanno espresso la loro disponibilita� ad andare verso l�adozione di una data comune della Pasqua. Le riserve maggiori sono state espresse da alcune delle chiese ortodosse d�Oriente le quali hanno gi� sofferto scismi in passato a causa di modifiche del calendario ecclesiastico e non ritengono che un� ulteriore modifica, anche se utile a restaurare l�unit� della prassi cristiana, sarebbe accettabile per i propri fedeli senza correre il rischio di altri scismi. Esse non rifiutano la proposta in linea di principio ma avvertono che essa richiederebbe un periodo pi� lungo di preparazione pastorale.

Il 2001 � solo la prima di molte scadenze in questo primo quarto di secolo in cui la data della Pasqua coincide nei diversi calendari liturgici attualmente in uso. Questa circostanza offre l�opportunit� nel tempo che viene di continuare e approfondire il dialogo e lo scambio ecumenico sulla significativit� di una data comune della Pasqua e di porre cos� le basi per una decisione condivisa da tutte le comunioni cristiane del mondo. In modo particolare in quei paesi dove comunit� cristiane di tradizione orientale e occidentale vivono a stretto contatto e talvolta in condizione di minoranza, come nel Medio Oriente, la persistente divergenza delle date in cui si celebra la Pasqua crea confusione e diviene una controtestimonianza. Diverse soluzioni vengono quindi esplorate e utilizzate per permettere una celebrazione comune senza pregiudicare una decisione condivisibile da tutte le chiese nel mondo.

Il dilemma della data comune della Pasqua � per molti aspetti caratteristico dell�attuale situazione dell�ecumenismo. L�anno giubilare, con il suo significato particolare per la comunit� cristiana, era stato visto come un�opportunit� unica per celebrare il culmine del secolo dell�ecumenismo e per manifestare e riaffermare insieme l�impegno verso l�unit� visibile della chiesa. A pensarci ora, dobbiamo ammettere che questa opportunit� unica non � stata colta adeguatamente. Al contrario, la maggioranza delle chiese e delle comunioni mondiali ha insistito con enfasi sulla propria tradizione e coesione interna, mentre si � data una rilevanza limitata alla celebrazione comune delle grandi feste cristiane. E� vero che la Chiesa Cattolica Romana in particolare ha invitato osservatori ecumenici a partecipare ad alcuni eventi altamente simbolici durante l�Anno Santo. Tuttavia, le speranze di creare insieme un quadro di riferimento per una celebrazione davvero ecumenica di questo anno speciale non si sono realizzate.

Come nel caso della data comune della Pasqua, un importante progresso si � realizzato durante gli ultimi decenni del XX secolo in molti campi del dialogo ecumenico concreto. Uno degli accordi pi� significativi � stata la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione ufficialmente accettata e sottoscritta dai rappresentanti accreditati della Chiesa Cattolica Romana e della Federazione Luterana Mondiale. Tuttavia le discussioni particolarmente accese e polemiche che hanno preceduto e seguito la firma della Dichiarazione indicano la tensione che persiste tra la riaffermazione della integrit� e identit� di una particolare tradizione dottrinale e il movimento verso un�espressione comune della fede. Parrebbe che il movimento ecumenico sia attualmente di fronte a una rinnovata tendenza ad affermare le identit� confessionali e denominazionali e a dare risalto al mantenimento dell�unit� interna di una data chiesa o famiglia di chiese, piuttosto che impegnarsi in passi coraggiosi verso la comunione con le altre chiese. Questa tendenza si manifesta per esempio nel fatto che in molti luoghi i centri di studi teologici ecumenici o interconfessionali gi� esistenti vengono sostituiti da scuole o seminari rigidamente confessionali e che sempre pi� chiese stanno cercando di aumentare la propria visibilit� nel campo dell�educazione e dell�istruzione in genere. I Consigli di chiese e le Organizzazioni ecumeniche regionali sperimentano la stessa tendenza e registrano un aumento dei rapporti di cooperazione bilaterale all�interno di una stessa denominazione a scapito dell�approfondimento della testimonianza e del servizio comune alla chiesa in un dato contesto.

Sembrerebbe che questi sviluppi nel campo delle relazioni tra le chiese riflettano una realt� pi� ampia prodotta dall�impatto del processo di globalizzazione. Il progressivo indebolimento o addirittura la scomparsa delle frontiere di spazio e di tempo nel campo delle transazioni economiche e finanziarie crea il bisogno di riaffermare i tratti particolari dell�etnicit�, del nazionalismo, della cultura e della religione al fine di preservare il senso di appartenenza a una precisa comunit� contrastando la pressione omologatrice del mercato globale. Le tradizioni religiose, tra cui le differenti tradizioni cristiane, offrono un riferimento privilegiato per questa autoidentificazione.

Allo stesso tempo osserviamo un indebolimento dei tradizionali vincoli di appartenenza ad una comunit� ben definita e la formazione di nuove identit� ibride individuali e collettive, che portano alla nascita e alla diffusione di nuovi movimenti religiosi e di nuove forme di vita cristiana. In molte zone del mondo, una prassi ecumenica che riflette la realt� ecclesiale e istituzionale delle chiese cristiane storiche risponde sempre meno al panorama diversificato di forme di vita cristiana in perenne trasformazione.

Quale conclusione si pu� trarre da queste osservazioni in merito alla via che l�ecumenismo deve percorrere nel tempo che viene? Da una parte tutto fa pensare che la diversit� all�interno della comunit� cristiana nel mondo aumenter� piuttosto che diminuire. La maggioranza delle chiese si trova ad affrontare espressioni di tendenze fondamentaliste ed esclusiviste al proprio interno e la diffusione di aggregazioni e movimenti non tradizionali all�esterno. Il compito ecumenico principale in questa situazione � di risvegliare il senso fondamentale della cattolicit� della fede cristiana e della vita della chiesa e di individuarne manifestazioni simboliche elementari e facilmente accessibili. Gli accordi dottrinali sebbene importanti raramente rientrano nell�orizzonte quotidiano della prassi cristiana. Tuttavia, la celebrazione comune delle feste cristiane e i momenti comuni di culto esprimono in modo tangibile che nessuna comunit� particolare da sola pu� essere la chiesa, senza riconoscere i suoi rapporti con altre comunit� particolari. Tali momenti possono aiutare a preparare la strada per i necessari atti di reciproco riconoscimento nel rispetto della diversit�. E� per questo motivo che gli sforzi per arrivare ad un accordo su una data comune della Pasqua sono tanto importanti e dovrebbero continuare.