Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Palau de la Generalitat, Auditori
Memoria e perdono

Fr�d�ric Etsou-Nzabi-Bamungwabi
Cardinale, Congo

   


LA MEMORIA E IL PERDONO IN CONGO

I. LA MEMORIA DEL CONGO

Un popolo senza memoria � un popolo senza storia, quindi senza futuro. Il Congo custodisce la sua memoria ancora viva.

Ex colonia belga, la Repubblica Democratica del Congo � situata nel cuore nell�Africa. Grande Paese, il Congo � Kinshasa comprende un mosaico di popolazioni che si avvicina oggi ai 60 milioni di abitanti, divisi in 150 etnie.

La Repubblica Democratica del Congo � divisa in 11 province. Confina con 9 paesi. A Ovest con il Congo Brazzaville, al Nord con la Repubblica Centrafricana e il Sudan, a Est con l�Uganda, il Ruanda, il Burundi, la Tanzania, a Sud con l�Angola e lo Zambia.

Questa posizione nel cuore dell�Africa, insieme alle immense potenzialit� e risorse umane, del suolo e del sottosuolo, fa della Repubblica Democratica del Congo un paese strategico per lo sviluppo dell�Africa. Ha ragione dunque Franz Fanon quando paragona l�Africa a una rivoltella il cui grilletto si trova in Congo.

Politicamente indipendente dal 30 giugno 1960, il Congo-Kinshasa ha visto le sue speranze e le sue aspirazioni svanire anno dopo anno e nello stesso tempo spegnersi il suo sogno di costruire una nazione democratica e prospera.

Molto presto quindi le luci dell�indipendenza si sono trasformate in illusioni. La storia di 41 anni d�indipendenza rappresenta certamente un lungo periodo di delusioni e disinganni, ma anche un lungo cammino di ricerca di vera pace, condizione per qualsiasi sviluppo umano.

In effetti, la storia della nostra cara nazione pu� essere divisa in tre grandi periodi. All�inizio, il periodo che va dal 1960 al 1965; in seguito, quello che va dal 1965 al 1990 e infine quello che � iniziato nel 1990 e continua fino ad oggi.

All�indomani dell�indipendenza, il Congo Democratico divenne teatro di ribellioni e di secessioni. Il 1965 inaugura la seconda Repubblica caratterizzata dal sistema politico del partito unico.

Da allora, tutte le istituzioni del paese sono state sottomesse a questo Partito-Stato. Questo regime a partito unico, rimesso in discussione, ha ceduto il posto al multipartitismo. Con il discredito delle istituzioni della seconda Repubblica, il Paese � entrato in un periodo di transizione che prepara la terza Repubblica, che tutti si augurano democratica e prospera.

Questa transizione fu fermata dalla prima guerra di liberazione del 1997, che mise fine alle esperienze della transizione e in particolare della Conferenza Nazionale Sovrana: il multipartitismo integrale, una costituzione di transizione accettata da tutti, accesso ai media, la libert� di associazione, di opinione e di espressione.

E come nel 1997, tre anni dopo � cominciata, all�inizio all�Est e poi al Nord del paese, una guerra d�aggressione condotta dal Ruanda, dall�Uganda e dal Burundi, ma anche un�altra guerra di liberazione. Queste due guerre hanno portato a una divisione di fatto del paese con diverse fazioni ribelli.

Come all�alba dell�indipendenza, il popolo congolese subisce ancora oggi i tormenti della guerra: perdita di vite umane, saccheggi sistematici delle risorse del suolo e del sottosuolo, impoverimento accelerato che sorpassa la soglia dell�immaginabile, malattie endemiche, distruzione delle infrastrutture socio-economiche, ecc.

Inoltre, ancora pi� di ieri, la guerra ha comportato la disgregazione dei valori umani, in particolare del rispetto della vita e della persona umana. Ha aumentato considerevolmente il numero dei rifugiati, degli sfollati, delle vedove e degli orfani.

Durante questa macabra guerra, anche la Chiesa ha pagato un pesante tributo: vescovi, preti, religiosi e religiose, laici, hanno pagato con la loro vita. Luoghi e oggetti di culto vengono profanati, la vita pastorale � sconvolta. Per farla breve, la guerra nella Repubblica Democratica del Congo ha generato una crisi senza precedenti nella storia del paese.

Questa storia rivela che ogni volta che il paese imbocca una svolta decisiva per la sua democratizzazione, nascono movimenti contrari suscitati sia da cittadini sia da stranieri per far fallire i suoi sforzi.

Se per qualcuno la situazione della Repubblica Democratica del Congo non lascia prevedere un domani migliore, occorre sottolineare che per il popolo congolese, mosso da una fede incrollabile nel Cristo risorto, la speranza di un domani migliore, felice, � sempre viva.

In effetti, da sempre, il popolo del Congo, � convinto che la soluzione dei suoi problemi non si trova nel ricorso alle armi, ma piuttosto nel dialogo. Ed � esattamente questo dialogo che la Chiesa del Congo ha cercato di privilegiare e di promuovere nella sua missione di evangelizzazione attraverso parecchi appelli lanciati sia ai fedeli cristiani, sia agli uomini politici che agli uomini di buona volont�. Questi appelli sono altrettante grida di un popolo che ha troppo sofferto e non cerca nient�altro che la pace, condizione sine qua non del suo sviluppo.

II. LE GRIDA DEL CONGO

Come le grida dei figli di Israele schiavi in Egitto sono state ascoltate da Jahv� (Es 3,7), cos� le grida del popolo congolese salgono fino a Dio. Le voci si sono levate da tutti gli angoli del paese per protestare contro la guerra, l�ingiustizia, le violazioni dei diritti umani e le altre miserie che conoscono le popolazioni congolesi.

Le esperienze della Conferenza Nazionale Sovrana, gli accordi di Lusaka, la Consulta Nazionale e presto il Dialogo Intercongolese sono altrettante azioni non violente realizzate in Congo per cercare strade e mezzi per far uscire il Congo democratico dall�impasse in cui si trova.

Le Chiese cristiane del Congo in generale e la Chiesa cattolica in particolare non sono rimaste indifferenti a tutte queste iniziative di pace e di riconciliazione.

Del resto, molto spesso ne sono state le promotrici. La Chiesa cattolica del Congo riafferma ancora oggi il suo sostegno agli Accordi di Lusaka e al Dialogo Intercongolese.

Nel quadro degli sforzi dispiegati per il raggiungimento della pace e della riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo, la Chiesa cattolica si e� impegnata in un progetto pastorale, iniziato dal vostro umile servitore, denominato �Grido del Congo�. Questo ultimo appello ha per obiettivo quello di attirare l�attenzione dell�opinione pubblica nazionale e internazionale sull�indicibile sofferenza, i drammi e i tormenti vissuti quotidianamente dalla popolazione congolese assetata di pace. �Il grido del Congo� vuole farsi sentire nel mondo: �fermate la guerra, noi vogliamo la pace�.

Questo metodo non violento di invocare la pace si applica il 10 di ogni mese. Alle 12 precise, le parrocchie cattoliche, protestanti, kimbanguiste, ortodosse e musulmane suonano le campane delle loro chiese o moschee per 5 minuti. Tutte le automobili suonano il clacson. Questo progetto � Grido del Congo� � l�espressione del nostro attaccamento alla pace, del nostro desiderio di pace e di pace adesso. I risultati di questo progetto non si sono fatti attendere. Gli artisti, musicisti, attori e quelli del teatro hanno accolto a braccia aperte questo progetto. Con il loro contributo e quello della nostra radio diocesana �Elikya�, la sensibilit� del popolo congolese per una cultura della pace e dell�amore e� stata notevolmente aumentata. Fino ad oggi attraverso conferenze, dibattiti, trasmissioni radiofoniche diffuse attorno al �Grido del Congo�, la Chiesa cattolica continua a formare il popolo sulla cultura della pace e del perdono in Congo.

III. PROSPETTIVE DI PACE E DI PERDONO

La pace autentica non e� possibile senza il perdono.

Alcune premesse che enumeriamo qui di seguito devono essere prese in considerazione per stabilire una vera pace.

Sull�esempio del Cristo che, sulla croce, perdona i suoi carnefici in questi termini: �Padre perdona loro perche�non sanno quello che fanno� , nel suo messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace del 1^ gennaio 1997, messaggio intitolato �Offri il perdono, ricevi la pace�, il Papa Giovanni Paolo II esorta i fedeli cattolici e tutti gli uomini di buona volonta� a esercitarsi al perdono che e� una vera fonte di pace. La profonda gioia del perdono, donato e ricevuto, scrive, guarisce le ferite inguaribili, ristabilisce le relazioni e le radica nell�inesauribile amore di Dio.

La Chiesa cattolica esorta i suoi fedeli, ma anche i belligeranti a un perdono sincero gli uni verso gli altri. E� questo perdono che permettera� al Congo di continuare il suo cammino alla conquista di una civilta� di amore e di pace all�inizio del terzo millennio.

Questa pace portata dal perdono passa attraverso il rispetto della dignita� dell�uomo e dei suoi diritti fondamentali. L�uomo e� stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Riscattato dal sangue del Cristo, e� figlio di Dio e coerede del Regno con Cristo. Cosi� dunque egli ha un valore agli occhi di Dio.

Il Papa Giovanni XXIII, nella sua enciclica Pacem in Terris dell�11 aprile 1963, riconosceva gia� questa dignita� della persona umana enumerando una serie di diritti dell�uomo che dovevano essere presi in considerazione perche� la pace regnasse in una comunita� di uomini: diritto alla vita, alla dignita� della persona, diritto di associazione e di riunione, diritti politici.

Finche� tutti i diritti fondamentali della persona umana non sono rispettati, una vera pace e� quasi inesistente. Il rispetto della dignita� umana e dei diritti fondamentali e� tutta una cultura da sviluppare.

La Chiesa cattolica, attraverso giornate di riflessione, conferenze � dibattiti, ma anche attraverso l�educazione nelle scuole, promuove questa educazione alla conoscenza dei diritti fondamentali dell�uomo. Un cammino e� stato fatto ma ne resta ancora molto da fare.

Del resto la pace non puo� essere ritrovata in un clima di menzogna, di ingiustizia e di alienazione. La pace e� il frutto della verita�, della giustizia e della liberta�.

La liberta� di cui si parla qui e� quella di Dio. Essa risiede nella trasparenza e nell�autenticita�. E� questa la verita� che libera. Quanto alla giustizia, va molto al di la� di quella degli scribi e dei farisei. La liberta�, frutto della verita�, consiste nel ricercare la volonta� di Dio.

La Chiesa cattolica in Congo, cosi` come tutte le altre Chiese cristiane, riconosce per se stessa il dovere di illuminare il popolo congolese sulla verita� dei fatti della crisi attuale che attraversiamo, di educare alla giustizia e alla liberta�.

IV. CONCLUSIONE

Il Congo si ricorda delle atrocita� che ha subito dalla sua indipendenza fino ad oggi. Grida nella fede la sua miseria a Dio che, solo, puo� rafforzare le sue porte e dentro le sue mura benedire i suoi figli facendo regnare la pace nei suoi confini.

Cosi� il Congo grida questa stessa miseria a tutti gli uomini di buona volonta�, alla comunita� internazionale, agli organismi non governativi, appassionati alla giustizia e alla pace, perche� si impegnino ad aiutarla per uscire dal suo pantano. Dato che, benche� composita, la popolazione congolese tutta intera e� fiera di appartenere a un grande paese.

Allo stesso modo essa si oppone a qualsiasi progetto di balcanizzazione del paese, ritenendo che l�unita� e l�integrita� territoriale non possano subire alcun attacco.

Di tutto cuore esprimiamo le nostre preoccupazioni e le nostre aspirazioni alla vostra benevola attenzione.

E vi ringraziamo.