Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Palau de la Generalitat, Auditori
Memoria e perdono

Aldo Giordano
Segretario Generale del CCEE, Svizzera

   


Sono molto grato di partecipare a questa tavola rotonda su un tema urgente e difficile. Il mio intervento fa riferimento alla situazione europea in quanto nasce dall�osservatorio che ho il dono di avere come segretario del Consiglio delle Conferenze Episcopali d�Europa (CCEE) e si sviluppa alla luce della fede cristiana.

I. ALCUNI INTERROGATIVI

1. Il tema della memoria rimanda alla questione cruciale del tempo e delle sue dimensioni: futuro, presente e passato. L�Europa mi sembra trovarsi sul confine tra la perdita della memoria ed un ricupero ansioso della memoria. Da un lato la cultura e la societ� europea hanno assistito ad una specie di grande perdita del passato. La critica e la contestazione hanno investito i valori, le verit�, i punti di riferimento della tradizione, nel nome di un futuro visto in termini rivoluzionari o pi� ancora di un presente fatto di tanti attimi da vivere e gustare, ma separati tra loro, senza continuit�. Presto ci si � accorti che il futuro che sembrava tanto luminoso era invece immerso nell�ombra: basta pensare alle due guerre mondiali o all�esplodere del problema ecologico o alle lacrime che accompagnano tante vite. Esiste veramente un futuro o la morte ed il niente alla fine divorano tutto? Anche il presente ha mostrato il suo volto inconsistente di una serie di attimi, frammentati fra loro, che passano e lasciano il vuoto del non senso. La vita stessa appare fatta da frantumi. L�esistenza di un senso esige un da dove venire e soprattutto un dove andare. Davanti a questa situazione ecco il ricupero �affannato� della memoria. Abbiamo bisogno di ritrovare un�identit�, un�appartenenza, un senso, un riferimento e solo il passato sembra in grado di donarcelo. Ma questo ricupero della memoria pu� contenere almeno due rischi. Il ricupero della memoria pu� avvenire senza collegamento al presente ed al passato: � una parte del tempo che viene assolutizzata e mitizzata. Non � il ricupero di tutte le dimensioni del tempo (passato, presente e futuro) e della continuit� del tempo. Questo � pericoloso perch� apre alle unilateralit�: i fatti del passato, le tradizioni, l�appartenenza alla propria cultura, il proprio popolo, la propria nazione diventano degli assoluti, dei miti, delle realt� quasi �eternizzate� e non pi� in grado di aprirsi a dei nuovi inizi che sono tipici del presente e del futuro. E� indispensabile ritrovare la memoria (il passato), ma insieme con il futuro ed il presente. Il ricupero della memoria pu� essere rischioso anche perch� esso non ci pone davanti ad una storia innocente, ma ad una serie di ferite dolorose e se la storia � assolutizzata, anche le ferite vengono assolutizzate: esse s�imporranno inesorabilmente al presente ed al futuro, eliminando la possibilit� di una guarigione delle ferite e del sorgere di una storia nuova.

E� indispensabile ricuperare la memoria all�interno della globalit� del tempo, ma occorre fare un altro passo: ricuperare il tempo nel grande orizzonte dell�eterno. Se manca l�apertura sull�eterno, ci� che accade nel tempo, nella storia, � la parola unica. Quante volte girando per le strade dell�Europa si ha l�impressione che manchi il cielo azzurro o l�aria da respirare. Se il cielo � chiuso, ci� che accade nel confine della storia � qualcosa di inesorabile che non pu� essere n� cambiato, n� guarito, n� salvato. La nostra libert� infatti pu� influenzare il presente ed il futuro, ma � totalmente impotente davanti al passato. Essa non ha alcuna possibilit� di cambiare il passato e quindi il passato s�imporr� sempre alla mia libert� e la dominer�. Come redimere il passato? Come far s� che la memoria non evochi dei fatti e dei miti del passato che si presentino come degli assoluti che s�impongono inesorabilmente all�oggi?

2. Il perdono � un atto di libert� che introduce nella storia un nuovo inizio.

Nel dicembre del 1998 ho incontrato in Africa una donna del Rwanda che diceva, riferendosi alla sua famiglia: �Me li hanno uccisi tutti�, ma aggiungeva: �Io sento che devo perdonare, ma come arrivare al perdono?�. Per il servizio a cui sono oggi chiamato, ho potuto incontrare in questi anni tante persone dei paesi dei Balcani e quante volte mi sono sentito dire, anche da rappresentanti di Chiese: �non chiedeteci dall�esterno di perdonare, perch� non ne siamo ancora capaci�. Nel 1997 come cristiani di tutte le Chiese e di tutti i paesi d�Europa ci siamo ritrovati nella citt� di Graz per la seconda assemblea ecumenica ed abbiamo scelto il tema: �Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova�: ci appariva chiaro che la riconciliazione non � anzitutto frutto della nostra opera, ma pu� solo essere donata dall�alto e da un Altro. Il 22 aprile del 2001 abbiamo firmato a Strasburgo la �Charta Oecumenica. Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa�. La sua stesura � durata tre anni ed ora � iniziato il tempo della sua traduzione in pensiero e in fatti. Quando abbiamo cercato di esprimere nel testo della Charta il contributo pi� originale che le Chiese potevano offrire per la costruzione europea abbiamo usato la parola �perdono�. La storia dei popoli dell�Europa, il rapporto fra i cristiani, l�incontro fra i credenti delle diverse religioni, il dialogo fra le varie culture hanno urgenza di novit� per evitare la catastrofe. La novit� sembra sgorgare dal perdono. Ma cosa significa perdono e chi potr� introdurre nella storia questa realt� che � in grado di redimere il passato e permette un nuovo inizio?

II. IL CAMMINO DEL PERDONO SULLE ORME DI GESU� DI NAZARETH

Se fossimo soli, l�ultima parola sembrerebbe essere la delusione o la disperazione: l�odio, la violenza, la vendetta, la morte dominerebbero sempre il teatro della storia. Ma la grande notizia che sempre siamo chiamati a riascoltare � che non siamo soli: l�Eterno, Dio, � con noi. Faccio riferimento al Dio conosciuto nell�esperienza cristiana e rivelato da Ges� di Nazareth, il Figlio.

Mi � rimasta in cuore la prima visita che ho fatto al Lager di Dachau gi� diversi anni fa. Appena entrati nel campo di concentramento avevamo potuto visitare un museo dove erano documentati i crimini compiuti in quel luogo anche con foto e filmati. Appena usciti dal museo, mentre camminavamo in silenzio sulla distesa di sabbia bianca dove un tempo c�erano le baracche dei prigionieri, una ragazza che era con me mi ha chiesto improvvisamente: �E Dio dov�era quando succedevano queste cose?�. Ho continuato a camminare in silenzio, senza tentare alcun risposta. Poco tempo dopo abbiamo raggiunto la cappella del monastero in fondo al Lager, abbiamo pregato i salmi della Bibbia ed il primo salmo previsto per quel giorno conteneva l�espressione: �Dio mio, Dio mio perch� mi hai abbandonato?�, il grido che Ges� di Nazareth rifar� sulla croce. Il mio sguardo e quello della ragazza si sono incrociati. In quella domanda del Salmo, in quel grido di Ges� in croce, percepivamo il grido di tutta l�umanit� che soffre e che cerca e attende una risposta.

Tutti gli uomini possono guardare a quella cattedra �inattesa e scandalosa� che � un Dio in croce che giunge a gridare l�abbandono da Dio. E� il momento in cui il Figlio di Dio � entrato nelle fratture e lacerazioni pi� radicali della storia umana.

Da questo uomo-dio possiamo imparare i passi da compiere per divenire protagonisti di riconciliazione, costruttori di unit� e per comprendere cosa � il per-dono. Possiamo ripercorrere le sue orme, contenute tutte in sintesi ed in modo culminante nel momento dell�abbandono sulla croce.

Il primo passo del per-dono � avere il coraggio di seguire Ges� l�, fuori le mura, dentro le divisioni, gli odi, le vendette, fino al suo grido di abbandono, dove anche il cielo e la terra appaiono separati. Non si pu� stare a guardare come spettatori le ferite, le non riconciliazioni, dal di fuori, ma occorre entrare dentro le ferite e le divisioni, per �soffrirle�, �pagarle� fino in fondo.

Quel Dio entrato nelle ferite, diventa Lui totale separazione e ferita. Il Cristo accoglie in s� la ferita, l�assorbe e cos� la blocca. Quando esplodono conflitti, normalmente, l�uno trasmette all�altro il conflitto e l�uno scarica sull�altro la responsabilit�. Il Cristo in croce non ha cercato il colpevole, non ha condannato nessuno, ma ha assunto su di s� la divisione. Il conflitto s�interrompe solo quando qualcuno non lo trasmette ad un altro, n� cerca il colpevole, ma lo consuma in s�. Questo � il secondo passo per un cammino di riconciliazione e di per-dono.

Il Crocifisso che assume in s� la separazione e la ferita, diventa Lui uno spazio immenso, aperto, che � in grado di accogliere tutti, soprattutto chi porta nella vita la croce ed anche i lontani da Dio. Ogni uomo, in quanto toccato dal dolore e dal frutto del male, appartiene gi� al Crocifisso. Anche le persone che, nella sequela del Cristo, prendono su di s� le fratture, diventano luogo di accoglienza senza riserve e senza frontiere. Le chiese specialmente sono chiamate a divenire questo spazio di accoglienza senza limiti.

Ancora un� altra dimensione della riconciliazione emerge nella Pasqua di Ges�. La violenza e la divisione, non riescono alla fine a rubare la vita a Ges�, perch� quella vita Ges� la dona per puro amore e non si pu� pi� rubare ci� che � gi� stato regalato. Il Cristo rivela che il senso della vita sta nel donarla: la vita � per-dono. Il chicco di frumento nella spiga � una realt� bella, ma se non muore rimane solo. Se muore (dona la vita per amore) porta frutto e nasce la realt� della comunione. Il Padre dona la vita al Figlio ed il Figlio abban-dona la sua vita al Padre. Questo amore vince anche la morte: il Crocifisso � il lato nascosto del volto splendido del Risorto. Una morte per amore (donare tutto) non � morte, ma vita.

Il per-dono introduce nella vita la dimensione nuova della gratuit�: l�amore nel suo vertice � gratuit�. Il per-dono non cerca tanto di attaccare il male, ma vince il male introducendo e facendo vivere la realt� del bene. Il per-dono � innanzitutto la realt� che Dio vive e quindi non pu� che essere un dono suo, da cercare e implorare. Dove sorge questo amore gratuito si realizza una presenza stessa del divino e la presenza del divino rende ogni attimo del tempo eterno. Ogni attimo acquista l�infinitezza del divino. La storia non sar� pi� una serie di istanti frammentati o un passato fisso e inesorabile che si impone al presente o un futuro che � puro sogno o utopia. Ogni attimo vissuto nell�amore, in quanto luogo della presenza del divino, contiene tutto il passato ed anche il futuro. Ogni decisione libera di amare ha la forza di ri-scrivere e re-iniziare la storia del passato e decidere il futuro. L�amore guarisce le ferite della storia e riconcilia la memoria. Tutto viene divorato dal tempo, ma non l�amore. L�amore come perdono � un atto di libert� che fa sorgere la presenza del Bene nella storia. Non � utile la memoria del male compiuto nella storia, ma � utile iniettare nella storia quell�amore in grado di ricreare la storia in quanto distrugge il male e guarisce le ferite.

Spesso mi sgorga in cuore il desiderio di riscrivere la storia recente dei Balcani, del Kosovo, dell�Irlanda del Nord� Quasi sempre noi raccontiamo la storia del male che regna in queste regioni, ma la storia del male non � �vera�, � falsa. L�unica storia vera � quella del bene. Noi conosciamo molti gesti eroici di amore gratuito, di per-dono, di amore al nemico, di riconciliazione che giovani, ragazzi, adulti e anziani hanno vissuto in questi paesi, in tragiche situazioni. Il perdono vissuto ha gi� spezzato la catena dell�odio. Si tratta di raccontare questa storia �vera�, metterla sul lucerniere perch� illumini e coinvolga tanti in questo miracolo del perdono che crea un nuovo inizio nella storia.