Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Gran Teatre del Liceu, Foyer
Terzo Millennio senza pena di morte

Stefania Tallei
Comunit� di Sant�Egidio, Italia

   


La battaglia della Comunit� di Sant�Egidio contro la pena di morte, pur essendo relativamente recente, affonda le sue radici nella spiritualit� e nei fondamenti che ne caratterizzano vita e impegno. Il primato della fedelt� al Vangelo e il rapporto privilegiato con i poveri, la battaglia contro il male nelle sue diverse espressioni (non ultima quella della guerra e di ogni forma di violenza) l'hanno condotta a misurarsi con il dramma lacerante di uomini e donne privati del diritto al futuro: i condannati a morte.

Come molte fra le �avventure� della Comunit� di Sant�Egidio, anche questa ha preso le mosse dalla richiesta e dall�amicizia con un uomo: Dominique Green, un giovane condannato a morte che, dalla prigione di Hunstville in Texas, ci scrisse chiedendo il nostro sostegno, forzandoci a entrare nell�universo dei bracci della morte, attraverso le sue lettere. Da allora la campagna ha raggiunto innumerevoli paesi, alcuni dei quali, hanno effettivamente adottato una moratoria, mentre altri hanno cancellato la pena di morte dai loro ordinamenti (nell'anno 2000, 7 Paesi e ancora il Cile pochi mesi fa). Ad alcuni detenuti, la pena capitale � stata commutata in ergastolo, mentre altri, hanno potuto provare la loro innocenza e sono stati liberati. Proprio negli ultimi due anni ne abbiamo conosciuti alcuni liberati dai bracci della morte del Giappone, del Libano e negli USA, della Pennsilvanya e della Florida.

Abbiamo riflettuto in questi anni su alcune constatazioni fondamentali e sempre pi� condivise, che sono divenute il terreno comune per lavorare a livello di opinione pubblica:

1. Nessuno si pu� sostituire a Dio. La difesa radicale della vita viene proprio da Dio e la troviamo nel primo libro della Bibbia. La vita di Caino, primo omicida, � protetta da un segno speciale che impedisce la vendetta.

2. La pena di morte non restituisce mai la vita alle vittime. Aggiunge solo una nuova morte a crimini gi� avvenuti.

3. Non � un deterrente. In nessun paese con la pena capitale sono diminuiti i reati gravi. In altri, come il Canada, dove � stata abolita, i reati pi� gravi Sono scesi oltre il 20 per cento. Negli stati americani che la mantengono, come Texas e Louisiana, c�� un tasso di omicidi che � il doppio o il triplo rispetto ad altri stati del mondo che l'hanno abolita da tempo.

4. La pena di morte non risarcisce le famiglie delle vittime, ma le congela, per anni, nell�odio e nell�attesa di una vendetta esercitata dallo stato a nome dei privati.

5. Nei paesi democratici � una pena che colpisce otto, nove volte su dieci minoranze sociali o razziali (poveri, neri, native americans, ispanici). In questo senso � un sistema drammaticamente iniquo perch� seleziona la razza e il ceto sociale del condannato. In altri paesi colpisce spesso oppositori politici, minoranze religiose.

6. Negli stessi Usa, dal 1973 circa 96 i condannati a morte che sono stati rilasciati perch� innocenti, e gran parte solo nell�ultimo anno grazie al test del DNA. E�un tasso di errori immenso: si � tolto per errore quello che non si pu� restituire, cio� la vita.

7. La pena di morte non rende migliore n� lo stato n� la societ� civile. Al contrario, abbassa stato e societ� civile al livello degli assassini. Ron Carlson, subito dopo l'esecuzione di Karla Faye Tucker, la donna che aveva assassinato sua sorella ha dichiarato: "Oggi il mondo non � migliore senza Karla".

1. E� inaccettabile ci� che la pena capitale inflitta in pubblico o privato vuole dimostrare: i condannati non sono un uomo o una donna in senso pieno, piuttosto "sottouomini" �subhuman�, �untermensch" come si sarebbe detto con un linguaggio, terribile, che ha giustificato l�orrore nella storia del secolo scorso.

2. �La pena di morte � il pi� premeditato degli assassinii.� Lo scriveva Albert Camus, mentre spiegava che �Un'esecuzione non � solamente morte, ma � diversa dalla privazione della vita almeno quanto un campo di concentramento � diverso da una prigione. Aggiunge alla morte una legge, una pubblica premeditazione conosciuta alla futura vittima, un�organizzazione che � essa stessa una fonte di sofferenze morali pi� terribile della morte�.

3. La pena di morte contiene una dose ineliminabile di tortura perch� si muore dieci, cento, mille volte ogni giorno prima di morire: nella propria mente, nell�attesa, nella soppressione dei diritti umani che il sistema carcerario estremo rappresenta.

In effetti se guardiamo ai 76 paesi che la usano ancora vediamo che c�� molto da fare. Alcuni sono paesi-guida del mondo in cui viviamo: tra questi Giappone, Cina, Stati Uniti, India, Indonesia, Egitto, Iraq, Iran, Arabia Saudita. L�accelerazione delle coscienze per stare con un diritto umano in pi� nel Terzo Millennio chiede un grande lavoro per far crescere le opinioni pubbliche e aiutare le scelte dei governi. E anche una grande vigilanza. Non c�� infatti un vaccino definitivo.

Diverse componenti del pensiero laico e religioso hanno espresso in questi anni un rifiuto radicale della pena di morte. Per quanto riguarda i cristiani, essi hanno alzato la loro voce in difesa della vita mettendo in luce la misericordia di Dio, unendosi ad altre confessioni religiose. Questo, nella saggezza ebraica, viene espresso in maniera poetica e profonda nel Libro di Giobbe: "Dio tiene in mano l�anima di ogni vivente e il respiro di ogni carne umana�. I cattolici lo hanno affermato con sempre maggiore forza, unendo la loro voce a quella di Giovanni Paolo II, che ha pi� volte ribadito l�inviolabilit� della vita e l�empiet� della pena capitale, permettendo alla coscienza dell�opinione pubblica di rafforzarsi e interrogarsi.

In questa nostra Europa laica ed ebraico-cristiana, � sedimentata una coscienza dell�inviolabilit� della vita, forgiata nella cultura, e nella evoluzione del diritto, da Cesare Beccarla in poi.

La logica istintiva e infantile di una giustizia vendicativa appartiene a uno stato di natura che � in questo passaggio di millennio, vorremmo veder tramontare in un progresso di civilt� universale.

Nascono in tante parti del mondo, ne conosciamo negli USA e nel Giappone, associazioni di parenti di vittime che rifiutano la pena di morte e i cui membri chiedono di non uccidere nel loro nome. Recentemente ho ricevuto una lettera da parte di una donna americana che mi ha scritto: "Hanno ucciso mia sorella, � stato un immenso dolore per me. L'assassino per fortuna non � stato condannato a morte. So invece che sono tanti coloro che vivono aspettando l'esecuzione nei bracci della morte. Vorrei essere vicina a uno di loro."

Victor Hugo osservava che �la vendetta � al di sotto della societ� e la punizione � al di sopra, perch� spetta soltanto a Dio�. La pena di morte disumanizza l�intera societ� mentre abbassa lo Stato al livello della vendetta. Vorrebbe delegittimare la violenza e la morte, ma finisce per legittimare in maniera solenne una cultura di morte. La pena di morte � sempre una sconfitta.

In questo quadro abbiamo sentito opportuna la scelta di parlare con gli uomini e le donne del nostro tempo per uscire dalla massificazione di opinioni pubbliche orientate dall�emozione e far crescere uomini e donne consapevoli, che scelgono le ragioni di una convivenza umana capace di coabitazione tra diversi e di rinunciare alla violenza. E abbiamo scelto un metodo, che � quello della sinergia, costruendo ponti che uniscano tutti i soggetti che lottano contro la pena di morte, come � stato al Convegno Internazionale di Strasburgo, nello scorso giugno e come abbiamo contribuito nel novembre 2000 a San Francisco, con la prima Convention Panamericana contro la pena di morte e per favorire una nuova globalizzazione dei diritti umani.

Gi� a tre anni dal Duemila, la Comunit� di Sant�Egidio ha voluto perci�:

� avviare una campagna internazionale per la Moratoria Universale della pena di morte - in vista della sua abolizione - nel tentativo di segnare il passaggio di Millennio con un progresso di civilt�, analogo a ci� che l�abolizione del regime di schiavit� ha rappresentato nella storia moderna. Quando abbiamo iniziato il fronte abolizionista era forte, ma diviso, cos� come il mondo � diviso. Il tema della Moratoria non aveva un grande �appeal�. Noi sapevamo con realismo di quanta tenacia e tempi lunghi ci fosse bisogno, tuttavia, la campagna ha conquistato alle ragioni di una giustizia non retributiva e spietata, centinaia di migliaia di uomini e donne. Oltrepassando i confini geografici, politici e culturali dell�Europa Occidentale, frontiera avanzata nel campo del diritto, la Campagna di Sant�Egidio ha raccolto oltre tre milioni e mezzo di firme in pi� di 145 paesi, 70 dei quali mantenitori della pena capitale: si tratta di una rete sorprendente di solidariet� a favore della vita, ecumenica e interreligiosa, estesa ai cinque continenti. Oggi, credo anche grazie al lavoro fatto con questa Campagna, la situazione � cambiata. Per la prima volta s� � creato un fronte morale internazionale, mondiale, un fronte interreligioso e un fronte laico assieme, per smetter di uccidere. Questo appello che contiene le ragioni per fermare la pena capitale e che rappresenta un�offerta, un �braccio teso� anche per quei paesi che ancora utilizzano la pena di morte, ha creato un movimento di opinione pubblica di massa. Per la prima volta riunisce - secondo un approccio che caratterizza il nostro lavoro - uomini e donne di tutte le provenienze culturali e religiose del pianeta e ha interagito con esponenti politici di paesi ove � in vigore la pena capitale, in alcuni casi ottenendone delle sospensioni;

� ha adottato alcuni detenuti americani dal punto di vista legale;

� � entrata in contatto epistolare con 500 di essi, nelle carceri americane, russe, caraibiche e africane. L�importanza di questo servizio ce la rivelano proprio coloro che si trovano nel braccio della morte. Ho conosciuto recentemente una ragazza libanese, liberata dopo aver trascorso 5 anni in un braccio della morte in Libano. Mi ha raccontato della sofferenza subita per l'isolamento, per le umiliazioni e per il buio in cui era costretta a vivere: "le lettere che ricevevo erano la mia unica consolazione, nonostante la grande fatica per leggerle nel buio della cella".

� ha lavorato intensamente per creare delle categorie protette, come i minori o i disabili mentali, � noto il caso di Johnny Paul Penry, disabile mentale condannato a morte in Texas, la cui revisione del processo � stata accordata dalla Corte Federale americana;

� ha dato visibilit� ai progressi, attraverso il simbolo �universale� del Colosseo illuminato;

� ha inteso creare una rete di comunicazione fra tutti gli attori delle battaglie abolizioniste offrendo loro un comune denominatore, contribuendo a creare un fronte comune.

Ma questa campagna ha assunto un significato profondo che, in un certo senso, va al di l� dei risultati raggiunti. C�� infatti un �proprium�, una specificit� del metodo di Sant�Egidio che � divenuto unificante a tanti livelli.

1. Dal punto di vista del rapporto fra credenti e laici, e penso al contesto delle Preghiere Internazionali per la pace da noi promosse e all'appello contro la pena di morte firmato congiuntamente da differenti capi religiosi gi� nel 1996.

2. Dal punto di vista ecumenico. Abbiamo suscitato e raccolto adesioni non solo da parte di membri di conferenze episcopali europee, in sinergia e appoggio alla voce di Giovanni Paolo II, ma anche il Consiglio Metodista Mondiale, la Chiesa Anglicana d�Inghilterra nella persona dell�Arcivescovo Carey, la Chiesa luterana di Svezia e tante altre denominazioni cristiane. Il ruolo delle comunit� cristiane appare decisivo nell�orientamento dell�opinione pubblica e nella trasmissione di una cultura �altra�, non giustizialista (in questo senso basti citare il lavoro fondamentale della Conferenza Episcopale Americana)

3. Dal punto di vista interreligioso. Penso alle aperture del mondo ebraico, la comunit� ebraica italiana si � espressa in questa direzione, ma ricordo anche la dichiarazione congiunta delle sinagoghe ortodosse e del card. Keeler, di Baltimora, nel 1999. Ma, talvolta, anche esponenti del mondo islamico: � il caso di Abderrahim Wahid, gi� Presidente dell�Indonesia, ed allora capo di una delle aggregazioni islamiche pi� importanti del paese, appose la sua firma a favore del nostro appello per la Moratoria, cos� come il Dalai Lama e numerose Associazioni Buddiste.

4. La presenza tra i firmatari e chi aderisce di personalit� come Elie Wiesel, Kofi Annan, e la confluenza di associazioni come Amnesty International, mostrano che siamo di fronte a un fatto nuovo: la realizzazione di un fronte morale, internazionale, unito in una battaglia comune. Ricordo anche la collaborazione con Anatoli Pristavkin, Presidente della Commissione delle Grazie, in Russia.

5. Il nostro impegno si colloca in uno snodo tra societ� civile e potere politico; Appello e Campagna offrono un argomento morale e sostegno alla societ� civile e un appiglio al potere politico stesso, per fare un passo avanti, nella consapevolezza che oggi si parla di pi� di pena di morte e sappiamo che gi� il parlarne � un modo per prenderne le distanze. E� patente, il ruolo decisivo dei mass media.

STRATEGIE

Lo sviluppo della nostra campagna si � accompagnato ad un�accelerazione delle abolizioni. C�� senz�altro una confluenza di motivi. Anzitutto nella sinergia degli sforzi, anche a livello internazionale, convergenti sulla proposta di Moratoria: seppure la proposta europea della moratoria sembra aver segnato nel 1999 una battuta d�arresto alle Nazioni Unite, tuttavia i progressi parziali registrati nel concerto delle nazioni per ci� che riguarda l�abolizione, e per ci� che riguarda l�adozione della moratoria, inducono a maggiore tenacia e speranza.

Lo scorso 18 dicembre 2000 una delegazione della Comunit� di Sant�Egidio, di Amnesty International e di Moratorium2000 � stata ricevuta da Kofi Annan nel palazzo delle Nazioni Unite, a N.Y.. In questa occasione sono state consegnate i 3.500.000 di adesioni da noi raccolte. Egli ha dichiarato la sua personale adesione alla richiesta di Moratoria Universale, accogliendo i primi risultati della campagna, e incoraggiandone le tappe future.

IL FUTURO

Per il futuro occorre non cessare di interrogarci su come dare pi� forza a una sinergia reale, rafforzando sui diversi terreni le iniziative pi� efficaci. Occorre aiutare le organizzazioni della societ� civile nei paesi retenzionisti perch� non restino isolate. Ma anche spendere le nostre energie per promuovere una epidemia di intelligenza che possa motivare tutti, credenti e non credenti, a considerare le ragioni a favore della vita. Troviamo oggi cresciuta quella coscienza antica e allo stesso tempo nuova della sacralit� della vita umana. Occorre quindi comunicare con gli altri attraverso il linguaggio della misericordia. �

Un giovane musulmano, condannato a morte, ha scritto a uno di noi: �...ci� di cui ho bisogno � amore soprattutto, e ci� per cui prego ogni giorno � che Dio ascolti le mie preghiere�.

Mentre tanti obiettivi ci sono innanzi, crediamo sia necessario vincere anche le battaglie singole e vigilare per garantire diritti vitali agli uomini e alle donne nei death row, li dove gi� la rottura dell�isolamento � una strategia vincente.

Occorre salvare le vite, una per una, resistendo al male e alla disperazione, offrendo appoggio e difesa legali, o quanto la fantasia ci suggerisce. Niente � inutile. Gli sforzi di tutti sono preziosi. Il web site della Comunit� di Sant�Egidio ha cos� aperto una pagina sulla corrispondenza con i condannati a morte, che solo nelle ultime settimane ha ricevuto 200 richieste, mentre la sezione generale sulla pena di morte segna 400.000 visite in un anno!

La Comunit� prosegue nel suo impegno, fra sostegno dei singoli e orizzonte internazionale nella consapevolezza che, �chi salva una vita, salva il mondo intero�.