Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Gran Teatre del Liceu, Sal� dels Miralls
La Preghiera: Religioni e credenti a confronto

Josep Maria Soler
Abate di Montserrat, Spagna

   


Parlo nella mia condizione di monaco cristiano radicato nella tradizone dei Padri e della chiesa indivisa, e come membro della chiesa cattolica romana.

Per questo, davanti ad un auditorio cos� degno e rappresentativo di diverse tradizioni religiose, mi sembra opportuno iniziare facendo una precisazione su quello che significa per me �pregare�. Non lo faccio per imporre qualcosa ma piuttosto per condividere con tutti voi con grande rispetto quello che significa nella mia vita pregare.

Approcci alla preghiera cristiana

Per un cristiano pregare significa stabilire un rapporto vivo e personale con il Dio vivente e vero. E questo bisogna farlo cos� come Ges� di Nazareth ci ha insegnato a fare, Lui riconosciuto come il Cristo Figlio di Dio. La preghiera cristiana dunque si fonda nella fede bibblica, si rinforza e trova la sua massima realizzazione nella celebrazione liturgica del mistero di Cristo e si attua nell�amore e nel servizio agli altri.

Evidentemente la prospettiva attraverso la quale un cristiano vive la sua fede � sempre trinitaria, cio� parte dal credere che il Dio vivo, unico e altissimo esiste in tre persone (hipostasi o capacit� di rapporto, di autocomunicarsi e manifestarsi). Sono Padre, Figlio e Spirito Santo e vivono in una compenetrazione immensa condividendo l�unica natura divina. La fede cristiana afferma che �Dio � Amore� (1 Gv 4, 8-16), nella sua vita divina ed anche nel suo rapportarsi con le cose create. Allora la preghiera secondo la comprensione cristiana ha come oggetto ultimo il Padre, ma con essa si entra in comunicazione e in unione col Figlio (mediatore tra Dio e l�umanit�) e la si vive sotto l�impulso dello Spirito Santo che la suscita nel cuore del credente. Anche la crescita spirituale del credente � opera della Santissima Trinit�. Il Padre modella la persona umana, lavorando in essa attraverso il Figlio e lo Spirito (cfr. San Ireneo �Contro le eresie� 4, 20; 5, 6).

La preghiera cristiana ha sempre anche una forte dimensione ecclesiale; cio� � vissuta partendo dalla fede della Chiesa (il popolo che crede in Ges� Cristo e nella Sua parola), nelle celebrazioni della chiesa e in comunione con tutti i membri che la compongono. Persino quando si prega da soli, si � uniti a tutti i fratelli nella fede.

La preghiera pu� esprimersi in diversi modi, essendo la trilogia classica preghiera vocale (quella che si pronuncia con le labbra in consonanza con l�interno della persona), meditazione ( che riflette su testi o fatti concreti alla luce della fede) e contemplazione nel silenzio dell�amore. In ogni modo la preghiera � sempre un �mistero�, cio� una realt� che non si pu� raggiungere in modo totale perch� legata al Dio vivente. Infatti la preghiera � sempre dono di Dio ma anche accoglienza di questo dono ed esperienza dell�alleanza (o patto di amicizia) che Lui vuole stabilire con l�intera umanit� ed anche un�esperienza di comunione con Lui. Nella doppia dimensione della quale aveva gi� parlato San Giovanni Damasceno, di �elevazione dell�anima a Dio� e di �richiesta dei beni che ci occorrono� (cfr. �Sulla fede ortodossa� 3, 24). Sempre dall�umilt� come fondamento della preghiera perch� l�essere umano � �mendicante di Dio� (Santo Agostino, Sermoni 56, 6, 9) e non possiamo avvicinarci a Lui nell�orgoglio o nella volont� individuale ma nella profondit� di un cuore umile e pentito. Da questo atteggiamento pieno di compunzione il cristiano adora Dio e a Lui rende grazie, lo supplica e intercede per gli altri. La preghiera cristiana non deve costituire un�evasione ma deve inserirsi nel quotidiano, deve divenire sempre di pi� amore verso gli altri.

Per il cristiano la preghiera trova la sua sorgente in Ges� Cristo e nello Spirito Santo, sono loro i maestri per eccellenza della preghiera e coloro che la immettono nel cuore del cristiano. Secono la tradizione cristiana Cristo, che � la Fonte da cui sgorga lo Spirito, ha stabilito dei canali per dissetarci dalla nostra sete e nutrire la nostra preghiera. Questi canali sono: la Parola di Dio attraverso la quale lo Spirito ci fa conoscere sempre di pi� il Cristo e ci istruisce perch� per mezzo della riflessione e della meditazione �lectio divina� conserviamo nel nostro cuore l�alleanza salvatrice che Dio offre e penetriamo le realt� spirituali; la liturgia della chiesa, nella quale lo Spirito rende attuale la salvezza proclamata per mezzo della parola e fatta realt� in Ges� Cristo; l�esperienza della fede; la speranza e la carit� [la tradizione della chiesa latina le ha chiamate �virt� teologali�] (per mezzo di loro lo Spirito unito a noi, ci introduce nella comunione con il Padre e il Figlio) e infine l�oggi della nostra esistenza che � anche l�oggi di Dio. Lui � presente nell�oggi e ci chiama attraverso gli avvenimenti di ogni giorno (lo Spirito ci unisce in questi avvenimenti nella volont� del Cristo, totalmente donata al Padre).

Dio conduce ogni persona per le strade da Lui pensate e infonde nel cuore la preghiera. Ed ogni credente risponde secondo la sua libert� e la disposizione del suo cuore. In ogni caso l�itinerario della preghiera non � sempre facile; alle volte implica una vera lotta spirituale perch� la preghiera non sempre � gratificante e neppure offre un frutto tangibile, per� bisogna perseverare con un atteggiamento d�amore e di donazione sincera e pura (cfr. Regola di San Benedetto, 19 � 20; per tutti questi accenni ho avuto sempre presente lo studio che fa su questo argomento il Catechismo della Chiesa Cattolica, 2558 � 2751).

Il monaco servo dei fratelli con la preghiera

Il Rituale della Professione Monastica secondo l�ordinamento dei monaci benedettini prevede che dopo la preghiera di consacrazione del nuovo monaco gli sia consegnato il libro di preghiera che contiene la Liturgia delle Ore (preghiera incentrata nei testi biblici - particolarmente i salmi - e di composizione ecclesiastica, che estende la lode e l�intercessione in varie ore del giorno) con queste parole, ispirate nella regola di San Benedetto, uno del grandi Padri del monachesimo cristiano (s.VI):

�Sii fedele alla nostra preghiera di monaci, senza anteporre niente all�Ufficio divino; cerca sempre la presenza di Dio e prendi come tue, in Ges� Cristo e nella Chiesa, le tristezze e le gioie, le angosce e le attese di tutti gli uomini.�

Queste parole esprimono bene il senso della preghiera del monaco. In primo luogo fanno riferimento alla preghiera liturgica; la Liturgia delle Ore e la celebrazione dei Santi Misteri nell�Eucaristia che costituiscono il centro di tutta la preghiera cristiana. Questa preghiera chiamata �Ufficio divino� ha il valore pi� alto, per questo il monaco deve preferirlo alle altre modalit� di preghiera individuale e soprattutto alle altre occupazioni, per questo deve essere attento a non lasciarla senza un motivo molto serio e molto speciale; ecco il perch� dell�espressione �senza anteporre niente�.

Poi, le parole che accompagnano la consegna del libro fanno riferimento a un altro aspetto, che costituisce l�ideale del monaco e di ogni persona che vuole pregare: vivere il pi� costantemente possibile la presenza di Dio. Questo significa applicarsi alla preghiera individuale, alla meditazione o alla ripetizione mentale di alcuni testi, alla lettura spirituale; significa creare un ambiente di silenzio interiore ed esteriore e significa fare un lavoro spirituale per pacificare il cuore ed unificarlo attorno alla preghiera, di modo che anche, se occupato in altre attivit�, il cuore vigili e sia consapevole di essere in presenza di Dio.

La preghiera del monaco, come dice il testo che commento, non � qualcosa di intimista, privato, ma va fatta in unione con Ges� Cristo, cio� in unione alla sua preghiera attuale presso il Padre; ed in unione con la Chiesa, cio� condividendo la sua fede e in comunione con tutti i membri del Popolo di Dio. Converrebbe sviluppare pi� a lungo questo punto per darne una visione pi� completa, ma mi sembra che nel nostro caso � gi� sufficiente ci� che ho detto prima.

E finalmente arriviamo al punto che volevo sottolineare: le parole �prendi come tue, in Ges� Cristo e nella Chiesa, le tristezze e le gioie, le angosce e le attese di tutti gli uomini.� Il monaco riceve, quindi, la missione di vivere una preghiera nella solidariet� universale, al di l� persino dei confini giuridici della Chiesa. Questo forma parte integrante e fondamentale della sua funzione nella comunit� cristiana e nella societ�.

� vero che il monaco va in solitudine, sia per vivere come eremita, sia per vivere come cenobita in comunit�. La solitudine dell�eremita o del monastero favorisce un ambiente di silenzio e di pace che gli permette di svolgere un lavoro ascetico che muove alla sua integrazione personale (e anche comunitaria nei casi del cenobitismo) e finisce nell�esperienza della presenza di Dio, nell�identificazione con Ges� Cristo per vivere la filiazione divina; e anche dalla docilit� allo Spirito che va trasformando, trasfigurando, l�interno del monaco e finisce nella divinizzazione (nella partecipazione alla vita divina). Ovviamente, nella prospettiva cristiana, questo processo non � esclusivo dei monaci, ma i monaci possono avere, per dono di Dio e per l�esperienza vissuta, una funzione di testimoni e di consiglieri spirituali per gli altri.

La solitudine o �deserto� in cui vive il monaco favorisce il ritmo alternato di preghiera liturgica (che fondamentalmente � comunitaria), di preghiera personale e di lettura pregata della Sacra Scrittura (o �lectio divina�). La solitudine favorisce la memoria di Dio, il vivere nel modo pi� consapevole possibile la sua presenza nel concreto di ogni momento e, quindi, favorisce l�attenzione a Dio presente nell�interno, nel seno della comunit� e della storia. � proprio in questa solitudine, nel silenzio interiore, che ci si scopre abitati, posseduti da Dio.

Il monaco � un cercatore appassionato di Dio. Lo cerca per entrare in comunione con Lui nel dialogo cos� particolare che ha voluto stabilire con l�umanit�. Ma il dialogo con Dio non pu� essere un�esperienza intimista; il monaco ha ricevuto, come ho detto, la missione di essere solidale coi suoi fratelli nella fede e con l�umanit� intera nella sua vita di preghiera. � ci� che la Chiesa gli affida nel momento della sua consacrazione monastica, in intima comunione con la preghiera attraverso l�intercessione di Cristo.

Alcuni testimoni in ambito cristiano

Nell�era della globalizzazione questa preghiera solidale acquista delle connotazioni nuove, perch� conosciamo pi� facilmente le situazioni e i problemi che ci sono in tutto il mondo. Per questo il monaco le pu� portare nella sua preghiera in un modo pi� concreto. Comunque, quello che � nuovo � semplicemente la conoscenza pi� vasta di ci� che vive l�umanit�. Ma la solidariet�, in una dimensione universale, al di l� delle frontiere religiose, non � qualcosa di nuovo nella tradizione cristiana. Comincia nel passaggio biblico della creazione che mostra che il genere umano forma una unit� (Gen 1, 26-2, 25) e, per questo, nella ricca variet� di persone, di culture e di popoli, tutti gli uomini sono fratelli. Vediamo anche la testimonianza della solidariet� nel Nuovo Testamento; Ges� dona la vita per tutta l�umanit� (Mt 26,28). E, a partire da questo, nella sollecitudine di San Paolo per tutte le persone, nel suo invito a gioire con quelli che erano allegri e a piangere con quelli che piangevano (cfr. Rm 12,15) e nella volont� salvatrice di Dio in favore di tutta l�umanit� (cfr. 1 Tm 2,4).

Per di pi�, la preghiera cristiana e, ancora pi� intensamente quella monastica, prende come base il libro biblico dei salmi, e, secondo l�insegnamento dei Padri, i salmi racchiudono la vita umana nella sua totalit�.

Questa preghiera universale � anche in continuit� con gli insegnamenti dei Padri del monachesimo cristiano, anche se la comprensione attuale di questo pensiero pu� avere dei limiti pi� ampi di quelli che aveva in passato. In una frase nota, Evagri P�ntic mette in rilievo come l�apertura a Dio che suppone la preghiera � anche apertura agli altri, dice: �monaco � colui che � separato da tutti e unito a tutti� (Capitoli sulla preghiera, 124). �Separato da tutti� a causa della vita che deve vivere in qualche modo ai margini del ritmo della societ�, soprattutto se � eremita. Questa separazione, come abbiamo visto prima, gli d� l�opportunit� della preghiera e del ricordo frequente di Dio. Ma la preghiera rivolta a Dio, che � Padre di tutta l�umanit�, fa s� che si senta unito a tutti gli uomini e le donne. Ancora di pi�, l�esperienza spirituale mostra che pi� ci si dona a Dio, pi� ci si sente unito a tutti gli esseri esistenti e pu� cantare come San Francesco di Assisi: �Lode a te, Signore, per ogni creatura... per fratello sole e sorella acqua, ... per sorella terra, per le erbe, i frutti, i fiori e i colori� (Cantico delle creature). Lo stesso Evagri scriveva anche �benedetto il monaco che vede la salvezza e il progresso di tutti come se fossero sue� (ibid.). E ancora: �benedetto il monaco che considera tutti gli uomini come Dio, dopo Dio� (ibid., 121).

Pi� vicino ai nostri tempi, nei primi anni del XX secolo, San Silvano del Monte Athos non desiderava altro che pregare per gli altri e diceva che il monaco che � arrivato fino alla cima dell�umilt� spesso piange e prega per tutta l�umanit�, per tutto il mondo (cfr. Silv� del Mont Athos. Escrits espirituals. Publicacions de l�Abadia de Montserrat, 1982, p.17.50 [El gra de blat, 40]). Seguendo l�insegnamento dei Padri del monachesimo cristiano, egli afferma che �pregare per gli uomini significa dare il sangue del proprio cuore�; lo vede come il modo proprio che hanno i monaci di servire il mondo. Non lo fanno tanto con il lavoro delle loro mani ma sopratutto con la loro preghiera (cf. Ibid., p.50-51). In questo amore universale insiste nella necessit� di pregare anche per i nemici che sono contro di noi. In questa preghiera � insito il vero amore (cf. Ibid., p.47).

Conclusione

La preghiera a nome degli altri e in favore degli altri � parte essenziale della preghiera dei monaci, e anche di ogni credente che ha sperimentato l�amore di Dio verso l�umanit�. L�era della globalizzazione, di cui stiamo vivendo solo l�inizio, favorisce una preghiera con pi� conoscenza e con una solidariet� concreta, perch� ci rende vicini a tante culture e fedi, ci rende vicini a tante situazione gioiose o dolorose, ci fa conoscere tante ingiustizie e violazioni della dignit� della persona umana. La globalizzazione ha tanti aspetti positivi: l�intercomunicazione a livello mondiale, la solidariet� con i problemi e con le rivendicazioni giuste, la possibilit� di condividere le scoperte tecnologiche e scientifiche in favore della persona umana, l�aiuto medico, intellettuale, economico, ecc; la possibilit� di dare pi� contenuto e autorit� all�ONU come luogo di dibattito e di decisione in favore dei grandi problemi mondiali, la formazione di un tribunale internazionale che garantisca i diritti umani ovunque. Ma la globalizzazione presenta anche molti rischi e pericoli: la perdita delle culture autoctone e delle tradizioni buone in favore di un modello unico basato sul consumismo e l�individualismo, i poteri delle multinazionali che si prefiggono il guadagno economico invece del rispetto di tutte le persone e la conservazione del pianeta, e, quindi, determinano un mercato del lavoro ingiusto, ed esercitano influenza sulle decisioni dei governi affinch� siano favorevoli ai loro interessi; il controllo di pochi delle fonti internazionali di informazione e della propriet� dei media; i problemi posti dall�immigrazione frutto delle situazioni drammatiche di povert� di tanti paesi, con lo sradicamento familiare e culturale che implica e le difficolt� di inserimento in un nuovo contesto, con il pericolo di creare ghetti e sacche di povert� ed emarginazione nei paesi pi� ricchi, ecc.

Sono problemi molto seri e non facilmente risolvibili. Il monaco li deve portare nella sua preghiera e dire, quando � necessario, una parola illuminatrice. Perch� tutto ci� che accade nel mondo non pu� lasciare indifferente il suo cuore. L�era della globalizzazione , anche se il monaco non deve necessariamente essere al corrente dell�ultima notizia, ci permette pi� facilmente di adorare e di ringraziare insieme a tanti uomini e donne credenti; e ci permette anche di farlo in nome di quelli che non si rivolgono a Dio. E permette anche, consapevoli di tutti questi problemi, di intercedere a favore di tutti quelli che li subiscono, siano credenti o meno. Il monaco, nella sua solitudine, deve avere un cuore molto dilatato, capace di comprendere tutto il mondo, con un atteggiamento di rispetto per tutte le persone e per tutte le loro convinzioni e allo stesso tempo essere profeta indicando le vie che possono portare a un mondo pi� giusto e fraterno.

La preghiera fatta con un cuore umile crea armonia con le altre persone. Per questo, pi� uomini e donne di preghiera umile ci saranno nel mondo, pi� possibile sar� la riconciliazione, il dialogo e il lavoro per la pace. E pi� saremo disposti ad accogliere il dono di una umanit� riconciliata e fraterna che Dio ci vuole fare.

Da questa visione globale, quindi, bisogna vivere la preghiera che � �un impulso del cuore, uno sguardo semplice verso il cielo, un grido di riconoscimento e d�amore sia quando si vive in mezzo alla prova, sia quando si vive nella gioia� (Santa Teresa del Bambino Ges�, Manoscritti autobiografici, C 25r).