Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Marted� 4 Settembre 2001
Ajuntament de Barcelona, Sal� de Cent
Medio Oriente: per una pace possibile

Afif Safieh
Rappresentanza Palestinese presso la Santa Sede

   


C�era una battuta che circolava molto nei circoli palestinesi durante un altro momento di stagnazione del processo di pace nel Medio Oriente: Yasser Arafat si rec� da Dio e gli disse: �Dio Onnipotente, ci sar� mai la pace in Palestina?� Sembra che Dio abbia guardato tristemente e gli abbia detto: �Si�, si�, certo, ma non durante la mia vita�. Accreditato anche presso la Santa Sede, so da fonti sicure che Dio non sarebbe dispiaciuto di essersi sbagliato. Per lo meno in questo caso.

Negli ultimi dieci mesi i Palestinesi sono stati criticati in alcuni influenti circoli per aver perso una opportunita� storica rifiutando la piu�generosa offerta mai fatta loro dal piu� moderato governo Israeliano e che la nostra Intifada abbia consentito la ripresa del potere da parte del Likud e di Sharon. Questa percezione viene dall�immeritata buona reputazione di cui il partito Laburista israeliano gode in Occidente, ma anche dalle affermazioni fatte dall�ex Presidente Clinton che sosteneva che Ehud Barak era audace, coraggioso, ardito, generoso, magnanimo, costruttivo, creativo, immaginativo e innovativo. L�inglese non � la mia prima lingua. Non � neppure la seconda, ma non ho mai visto questi concetti usati in modo tanto discutibile. Per quel che riguarda il pregiudizio positivo di cui gode il partito Laburista, continuo a dire ai miei numerosi interlocutori israeliani che storicamente � stato il partito Laburista a rendere la Palestina invivibile per i Palestinesi. Quello che il Likud fa da parte sua rende Israele inabitabile per molti Ebrei. A causa di questo equivoco, a differenza di quanto avvenne negli anni �70 quando le posizioni dei governi europei erano molto meglio informate rispetto alle relative opinioni pubbliche, l�opinione pubblica di oggi simpatizza di pi� per le sofferenze palestinesi e sostiene le aspirazioni palestinesi piu� delle posizioni ufficiali europee.

E� stata la visita del Generale Sharon alla Moschea di Al Aqsa che ha reso incandescente la situazione e ha scatenato la seconda Intifada. E� stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Avevamo avvisato Barak e Clinton di impedire la visita. In retrospettiva, sono stati calcoli macchiavellici che l�hanno consentita. Essa � coincisa con il giorno in cui il Procuratore Generale d�Israele assolse per insufficienza di prove Benyamin Netanhayu da un�inchiesta condotta sul suo conto. Tutti i commentatori predissero che Netanhayu avrebbe capitalizzato politicamente questa decisione e avviato il suo ritorno sulla scena politica. Allora era nell�interesse di Barak che Sharon restasse il leader del Likud proprio perch� pensava che potesse essere sconfitto in una elezione nazionale, mentre un personaggio appariscente e carismatico come Natnayahu veniva considerato una sfida pi� terribile per gli sforzi di rielezione di Barak.

Barak voleva garantire a Sharon un vantaggio su Netanyahu non permettendo a quest�ultimo di sottrargli le luci della ribalta. Ancora una volta per�, Barak, in teoria un eccellente giocatore di scacchi, aveva fatto male i suoi calcoli. Come si � poi verificato, � stato vinto alle elezioni anche da Sharon.

A mio parere, l�Intifada ha 3 fattori esplicativi. In primo luogo i Palestinesi hanno vissuto 53 anni di diaspora forzata e 34 anni di un�interminabile occupazione. La diaspora forzata non include solo i profughi palestinesi che si trovano in Libano, Siria e Giordania. Due abitanti su tre della striscia di Gaza sono rifugiati in campi profughi. Quindi non si tratta di un fenomeno esterno, � anche un fattore interno. Bisogna anche tenere a mente che l�occupazione della striscia di Gaza, della West Bank e di Gerusalemme Est � la pi� lunga occupazione militare nella storia moderna in cui l�umiliazione ed la vessazione di un intero popolo si ripetono ogni giorno.

Il secondo fattore � il decennale e non convincente processo di pace. Quando siamo andati a Madrid nel 1991, ho valutato il nostro atteggiamento come �irragionevolmente ragionevole�. Allora abbiamo accettato di agire come una delegazione a met�, rappresentando met� popolo e cercando una soluzione per met� soltanto perch� volevamo dare un�opportunit� alla pace. Ad Oslo nel 1993, ci era stato promesso un periodo di transizione di cinque anni perch� gli accordi fossero implementati. Si prevedeva che per il 1998 avremmo dovuto raggiungere lo status finale. E� utile ricordare la frase di Yitzhak Rabin che �le date non sono sacre�, d�altra parte se c�era qualcosa di preciso nell�accordo di Oslo era proprio il calendario della sua attuazione. Non c�era bisogno di un processo di pace protratto senza motivo. Un territorio che � stato occupato nel 1967 in meno di sei giorni pu� anche essere evacuato in sei giorni cosicch� possiamo tutti riposare il settimo giorno.

Dopo dieci anni di negoziati ed accordi, abbiamo ricevuto soltanto il 65 per cento della striscia di Gaza, con il 35 per cento sotto il controllo totale ed esclusivo di Israele visto che nell�area ci sono ancora venti insediamenti illegali e 5.000 coloni illegali. Nella West Bank, gli accordi sono ancora pi� complessi. Attualmente abbiamo tre zone: A, B e C. Controlliamo totalmente o parzialmente il 40 percento (zone A e B) mentre il 60 per cento resta sotto il controllo esclusivo di Israele. Quello che abbiamo vissuto negli ultimi dieci anni pu� essere solo descritto come un�espansione accelerata degli insediamenti. Quindi un�espansione dell�occupazione piuttosto che un vero ritiro. Questo si � verificato di pi� durante i governi laburisti compreso quello di Barak che durante gli anni di Netanyahu. Il numero totale di coloni illegali � balzato a 400.000. In un certo senso durante questi anni di processo di pace �teorico� si stava preparando un�Intifada.

Il terzo fattore � il contenuto e la natura fallimentare dei colloqui di Camp David che hanno avuto luogo nel luglio del 2000 � colloqui che senza dubbio hanno avvelenato gli ambienti diplomatici e politici nei quali stiamo operando. Perch� � andata cos�? Perch� avendo raggiunto il momento della verit�, per la prima volta l�opinione pubblica palestinese aveva scoperto quale fosse il limite di ci� che era possibile e ci� che era permesso in questo particolare processo di pace. Barak con l�aiuto di Clinton riusc� a proiettare l�idea che Israele ci offrisse il 95 per cento o qualcosa di pi� nello scambio territoriale. Non � mai stato cos�; le mappe proposte da Israele a Camp David escludevano quattro aree: la zona allargata di Gerusalemme Est; Latroun Salient; la terra di nessuno attorno alla West Bank tra il �48 ed il �67 e le rive del Mar Morto. Quello che Barak stava offrendo era il 95 per cento del 90 per cento che � circa l�ottanta per cento. Recentemente Barak ha pubblicato un editoriale sul New York Times/International Herald Tribune dove dichiarava esplicitamente che Israele avrebbe dovuto mantenere il 15 per cento della Giudea e della Samaria pi� una zona di sicurezza nella Valle del Giordano. Nonostante ci�, importanti giornalisti come Thomas Friedman hanno continuato a scrivere con forza sull�ingratitudine di Arafat che aveva rifiutato il 95 per cento come se l�articolo di Barak non fosse mai stato scritto o pubblicato.

Qual era l�offerta di Israele ai colloqui di Camp David? Israele voleva mantenere una zona di sicurezza nella valle del Giordano e gli insediamenti che sono sparsi in questa valle bench� alcuni importanti generali Israeliani abbiano fatto notare che questo darebbe ad Israele soltanto un secondo in pi� per un allarme in caso di attacco missilistico. Questo � un vantaggio insignificante. Questi stessi generali hanno anche chiarito che questi insediamenti in caso di conflitto diventerebbero un peso militare e una responsabilit�. A Camp David ha fatto richiesta di ulteriori modifiche territoriali per assorbire ed annettere ad Israele fino all�80 per cento degli insediamenti e, visto che questi insediamenti erano stati deliberatamente costruiti su falde acquifere, avrebbero, en passant, ingoiato le nostre scarse risorse idriche. La West Bank sarebbe finita per diventare come una serie di Banthoustans dislocati e isolati.

In terzo luogo durante i colloqui di Camp David Israele si � rifiutato di riconoscere qualsiasi responsabilit� storica, morale o legale sul problema dei rifugiati. Durante i colloqui informali accettavano il rientro di un massimo di 100.000 profughi, ma in insediamenti di 1.000-5.000 persone. Avremmo avuto bisogno di tutto il terzo millennio per far rientrare un numero significativo di profughi.

Qualsiasi cosa abbia a che fare con Gerusalemme pu� difficilmente essere visto come una modifica territoriale di minor peso. In ultimo, ma non meno importante Barak ha valutato la possibilit� di restituire un distretto su tre nella Gerusalemme occupata, mantenendo il controllo di quasi met� della Gerusalemme vecchia: il quartiere ebraico, il quartiere armeno (mi chiedo perch�), il muro del pianto (50 metri) e/o l�intero muro occidentale (450 metri) e voleva la gestione comune dei luoghi sacri dell�Islam. Questo � stato uno shock per la leadership palestinese e la societ�. Lo stato palestinese non avr� n� il controllo dello spazio aereo n� delle frontiere.

Una parola sui colloqui di Taba che hanno avuto luogo due settimane prima delle elezioni in Israele. Le proposte di Israele erano senza dubbio pi� avanzate che a Camp David, ma tutti sapevano che a quel punto era troppo tardi. Lo staff negoziale israeliano non era legittimato a parlare a nome di un governo che era stato abbandonato dalla maggioranza della coalizione e che, secondo tutti i sondaggi di opinione, avrebbe perso le imminenti elezioni.

Spesso l�appetito territoriale di Israele si cela sotto il bisogno e la richiesta di sicurezza anche se sia noi che altri gli abbiamo ripetutamente detto che la sicurezza viene dal consenso della regione e non dall�espansione territoriale e che noi siamo la chiave dell�accettazione di Israele nella regione. La linea di Israele in termini di politica regionale si descrive meglio con il termine di costrizione piuttosto che con quello di deterrenza. La deterrenza � una politica tesa a dissuadere uno stato vicino dall�intraprendere politiche viste come nocive o dannose per i propri interessi nazionali. D�altra parte la costrizione, un concetto poco utilizzato di Thomas Schelling, � una politica che tende a obbligare, costringere e riordinare l�area circostante in un modo che si crede pi� adatto ai propri interessi nazionali. Nonostante ci� alcuni giornalisti scrivono ancora come se fosse la Palestina ad occupare Israele e non il contrario.

Quali lezioni possono essere tratte da dieci anni di fallimenti diplomatici? Il limite principale del processo di pace � che le fazioni locali in conflitto e i partner del negoziato sono stati lasciati a loro stessi. La comunit� internazionale ha avuto solo il ruolo di facilitare il dialogo e finanziare il processo. Abbiamo bisogno di un input decisivo da parti terze. Se siamo lasciati a risolvercela da noi non raggiungeremo una pace accettabile. Continueremo ad avere colloqui su colloqui e ci impegneremo in negoziati fino alla nausea. Senza un aiuto esterno non si pu� raggiungere una pace accettabile e durevole. Ci� che � democraticamente accettabile per gli Israeliani � semplicemente inaccettabile per i palestinesi. E viceversa. In termini di guerra e pace la volont� internazionale dovrebbe avere la supremazia e dovrebbe prevalere sui capricci nazionali.

La questione della democrazia in Israele � spesso citata ed utilizzata come un argomento per migliorare l�immagine pubblica di Israele all�estero. Concordo con la scuola di pensiero che sostiene che Israele � una democrazia per la sua componente ebraica, ma insisto che il fatto che Israele sia uno stato democratico non � un�attenuante, ma un�aggravante. Non c�� niente che disturbi di pi� da un punto di vista morale che un�oppressione democratica sostenuta dal consenso informato dell�elettore e del cittadino. Attualmente i negoziati in Medio Oriente si stanno svolgendo in condizioni di forze assolutamente disuguali. La pace � troppo importante perch� si lasci gli Israeliani decidere da soli, ma ci viene detto costantemente che dovremmo sempre unirci a loro in qualsiasi modo essi perseguano la pace. L�opinione pubblica di Israele sosterr� sempre che Israele deve ritirarsi il meno possibile.

Ero a Londra quando Saddam Hussein invase ed occup� il Kuwait e ci fu un coro unanime di condanna alla sua occupazione del Kuwait. Allora nessuno invoc� un referendum a Bagdad per vedere se volevano ritirarsi e se s� fino a che punto. A Saddam Hussein � stato solo chiesto di ritirarsi. Ci si � appellati al petrolio ed alle leggi internazionali per spiegare l�intervento esterno. Ho delle novit� per voi. Anche noi abbiamo l�olio: l�olio di oliva. I Palestinesi necessitano di un intervento internazionale e lo hanno chiesto in numerose occasioni. C�� bisogno di protezione internazionale e di un intervento costruttivo da parte di attori esterni. Al momento, stiamo negoziando e soffocando alla merc� di un equilibrio di potere che non favorisce il conseguimento delle nostre legittime e riconosciute aspirazioni.

Israele possiede tre vantaggi strategici e militari sui Palestinesi. Primo, gli israeliani mantengono il monopolio nucleare nella regione. Secondo, hanno una schiacciante tradizionale superiorit� militare faccia a faccia con qualsiasi coalizione possibile delle forze arabe. Terzo, Israele mantiene un�alleanza non scritta con l�unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti. Un�alleanza non scritta con l�unica superpotenza e� perfino piu� importante di un�alleanza formale dal momento che questa alleanza permette ad Israele di beneficiare di tutti i vantaggi che essa puo� offrire senza avere la responsabilita� e il controllo che le alleanze (formali) comportano con i partner minori. Un�alleanza non scritta permette anche al partner principale di non essere responsabile del comportamento del suo protetto e al suo protetto di agire come una sorta di �alleato indisciplinato�.

La classe politica di Israele - sinistra, destra e centro- sperava in un esito diplomatico che riflettesse la intransigenza israeliana, l�allineamento americano sulle posizioni israeliane, l�uscita di scena della Russia, l�abdicazione dell�Europa, l�impotenza Araba e quello che loro speravano fosse la rinuncia palestinese.

Questo e� il quadro in cui noi stiamo lavorando. A che punto siamo oggi?

Oggi Israele e� incapace di reprimere l�Intifada, ma l�Intifada stessa e� incapace di porre termine all�occupazione. Noi siamo ad un punto morto che puo� solo essere risolto da coraggiose iniziative diplomatiche. Fino ad ora siamo stati testimoni del fallimento della diplomazia, particolarmente della diplomazia preventiva, nell�aprire una breccia nei nostri negoziati con gli israeliani.

Ora e� tempo di un�iniziativa diplomatica maggiore.

Se non ora, mi chiedo, quando?

Io spesso scherzo con i miei amici norvegesi dicendo loro che se il canale segreto di Oslo non ha ancora messo completamente tutta la Palestina sulla cartina geografica, vi ha per� messo la Norvegia. Spesso propongo questo pensiero come un incentivo agli interlocutori europei dicendo loro che l�Europa e� ancora vista come un attore in cerca di un ruolo e che noi in Medio Oriente abbiamo un ruolo in cerca di un attore.

Una fusione dei due sarebbe un beneficio per tutti gli interessati. Noi condividiamo il desiderio in Europa di trasformare il suo ruolo da mero finanziatore ad attore decisivo.

Gli Stati uniti continuano a giocare un ruolo fondamentale e io credo che la battaglia per Washington si pu�ancora vincere.

Un serio e strategico dibattito verra� alla luce presto a Washington sulla natura della relazione fra americani e israeliani. Israele e� ancora una risorsa strategica (per loro) o sta gradualmente diventando un peso strategico e un obbligo? Oggi, dopo la caduta dell�Unione Sovietica e la fine dei regimi militari arabi, il sistema regionale arabo e� profondamente conservatore e filo-occidentale. Israele, con la sua insaziabile brama territoriale, sta sfidando, delegittimizzando e destabilizzando la rete di rapporti di cui l�America gode nella regione. L�opinione pubblica araba, dal Marocco a Muscat, si sta surriscaldando. L�opinione pubblica islamica , dalla Nigeria alla Malesia e� irritata da ci� che percepisce come la compiacenza complicita� americana con l�interminabile occupazione dei territori palestinesi. L�espansione regionale israeliana, se si protrae, puo� distruggere e mettere in pericolo gli interessi globali americani.

In questa era di mediocrita� io spesso ricordo il defunto Dottor Nahum Goldmann, per decenni leader del Congresso Mondiale Ebraico e illuminato sionista. Alla met� degli anni settanta ha pubblicato almeno due libri e molti articoli sulla rivista americana Foreign Affairs dove ha commentato in modo critico l�altalenante diplomazia di Henry Kissinger. Tre punti sono rilevanti oggi come erano pertinenti allora. Primo, guardando da vicino lo spiegamento di forze del genio Kissinger nello smantellare l�alleanza araba nel 1973 isolando e marginalizzando la questione palestinese, Goldmann ha scritto che credeva nella centralita� della questione palestinese e nell�inevitabilita� di affrontarla.

Egli ha poi presentato quella che io credo essere un�accurata definizione della via diplomatica che e� ancora praticata quando si affronta il conflitto arabo-israeliano. La diplomazia in Medio Oriente, scrive, e� l�arte di ritardare l�inevitabile il piu� al lungo possibile.

Secondo, Goldmann non era a favore di un approccio graduale, con avanzamenti a piccoli passi che non portano da nessuna parte. Egli spiego� i rischi e trovo� che invece di costruire fiducia aumentavano le diffidenze.

Essendo un leader sofisticato con una profonda conoscenza dell�umore nazionale israeliano, Goldmann spiego� che ogni ritiro parziale israeliano -che fosse dal Sinai, dal Golan o dalla West Bank- sarebbe stato estremamente problematico, dato che molti israeliani avrebbero gridato allo �lo stupro di Israele�, ad una politica di �suicidio nazionale� e cosi� via.

Goldmann spiego� perche� preferiva un rapido conseguimento di un concordato status finale in modo tale da avere a che fare una volta per tutte con un prevedibile scalpore collettivo.

Terzo, il bisogno di un ruolo americano piu� decisivo.

Goldmann scrive in uno dei suoi libri della discussione che ebbe con Moshe Dayan.

Gli disse � Moshe, l�America ti offre molto aiuto e qualche consiglio. Fino ad ora tu hai preso l�aiuto e lasciato i consigli da parte. Che cosa succederebbe se l�America ti dicesse: puoi avere gli aiuti solo se dai ascolto anche ai consigli?� Goldmann racconta che Moshe Dayan, con rassegnazione rispose: � In questo caso dovremo accettare anche i consigli�.

Io sono a favore di una politica basata su dei vincoli e spero che un giorno gli americani si convertiranno a questa idea di vincolare gli aiuti ai consigli, infatti credo che questa politica abbia avuto successo due volte negli ultimi decenni. La prima volta nel 1957 quando Eisenhower chiese agli israeliani di ritirarsi dal Sinai dopo la guerra di Suez e un�altra volta per sei mesi nel 1991 durante il governo di Bush senior e del ex Segretario di Stato James Baker quando vincolarono i prestiti al congelamento degli insediamenti. Di conseguenza la leadership israeliana and� malvolentieri a Madrid e impose sei mesi di blocco alla costruzione o all�espansione degli insediamenti. Stabilire il legame fra i consigli americani e gli aiuti � un punto nodale.

Stiamo assistendo ad un nuovo fenomeno nelle relazioni internazionali: le tribu� globali.

Gli ebrei sono la tribu� globale per eccellenza. Ma cosi� pure lo sono gli inglesi, gli irlandesi, gli scozzesi, gli indiani, i cinesi, ma anche gli armeni, i palestinesi e gli arabi. Oggi i palestinesi non sono piu� al centro dell�attenzione, ma poich� noi siamo gli ebrei degli ebrei siamo stati confinati alla periferia della Palestina e oltre. I palestinesi non sono solo un fenomeno locale ma sono anche un fattore regionale e un attore internazionale. Si incontrano palestinesi in tutto il mondo.

Lo stesso vale per le comunita� arabe. Io credo che in ogni riflessione strategica futura queste diaspore saranno attori importanti nelle politiche internazionali. Noi dovremmo concentrarci nel mantenere i contatti tra queste comunita� e i loro paesi d�origine e in parallelo aiutare ed incoraggiare la loro integrazione nelle loro nazioni di adozione. Questa e� una fonte di rafforzamento politico che noi abbiamo qualche volta trascurato.

Sono molto incoraggiato dal fatto che gli arabi e le comunita� musulmane americane negli Stati Uniti si stanno integrando e organizzando meglio con le istituzioni politiche per esprimere le loro aspirazioni e preferenze. In passato molti nostri fallimenti sono stati attribuiti ai nostri comportamenti tribali. La sfida di domani per noi sara� quella di comportarci come una trib� globale e moderna � una sfida per tutte le comunita� arabe diffuse soprattutto nelle societa� occidentali.

Durante gli ultimi 34 anni noi arabi abbiamo ridotto le nostre aspettative e ci siamo allineati con quello che era allora considerato all�interno delle Nazioni Unite il consenso internazionale, formulato principalmente dagli stati europei e che favoriva l�adozione della soluzione a due stati e l�attuazione delle risoluzioni rilevanti dell�ONU.

Anni fa fu Kissinger ad arrestare lo sviluppo di un potenziale ruolo europeo affermando che l�Europa sarebbe stata inutile in qualsiasi processo di pace perche� �avrebbe sostenuto le aspettative negli arabi�. L�Europa non si e� schierata con gli interessi arabi. Al contrario, e� il mondo arabo che si e� adeguato al modo in cui l�Europea e la comunita� internazionale vogliono vedere il conflitto risolto.

Le responsabilita� della comunita� internazionale sono aumentate. Noi abbiamo rispettato i nostri impegni con la comunita� internazionale ed ora sta a questa rispettare i sui impegni con noi.

Gli israeliani hanno bisogno di essere messi a conoscenza di quello che ci si aspetta da loro nel Processo di Pace. Se cio� sara� raggiunto in un futuro prossimo, gli israeliani voteranno per il loro leader non in funzione di quanto territorio siano disposti a concedere.

Invece, faranno le loro scelte basate sull�esperienza o inesperienza di un candidato, sul carisma che possiede e sulla natura della sua politica economica .

In assenza di questo messaggio inequivocabile, l�elettore israeliano crede di poter scegliere un leader il cui programma per il futuro coincide con le sue preferenze di quante concessioni territoriali sia disposto a tollerare.

Io sono politicamente un nostalgico di De Gaulle. Dopo la guerra del 1967, il Presidente De Gaulle suggeri� �la concentration � quatre� : il coordinamento delle quattro principali nazioni (la Cina non faceva ancora parte del Consiglio di Sicurezza) per aiutare a risolvere il conflitto arabo-israeliano, il progetto in realta� non ebbe mai luogo perche� gli americani sembravano appoggiare la vittoria di Israele del 1967 che compensava le umiliazioni ricevute durante la guerra in Vietnam.

I sovietici, con un�ottica ristretta, non erano entusiasti poiche� avrebbero preferito un sistema internazionale bi-polare e non capivano perche� avrebbero dovuto riconoscere status eguale a nazioni minori come l�Inghilterra o la Francia. Gli inglesi non erano di sostegno fu inizialmente...un�iniziativa francese. Ebbero luogo solo pochi incontri a New York con rappresentanti permanenti alle Nazioni Unite, il progetto poi cadde nel dimenticatoio.

34 anni dopo il conflitto rimane irrisolto. Anziche� lasciare entrambe le parti a sbrigarsela da sole in cerca di un�elusiva soluzione mutualmente accettabile, forse una soluzione imposta in modo elegante dalla comunita� internazionale �una formula inaccettabile per entrambe- sarebbe stata l�unica via d�uscita dal circolo vizioso.

Intanto, anziche� una pace duratura oggi abbiamo....un processo di pace permanente.