Aachen 2003

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Domenica 7 Settembre 2003 - Eurogress
Assemblea d�Inaugurazione

  
  

Andrea Riccardi
Comunit� di Sant�Egidio
  

Beatitudini,

Eminenti e Illustri Rappresentanti delle Chiese Cristiane e delle Grandi Religioni Mondiali,

Signori Ambasciatori,

Illustri e Cari amici,

tanti leader religiosi, riuniti ad Aachen, manifestano qualcosa di profondo: manifestano la volont� di incontrarsi, di conoscersi, di spiegarsi, insomma di dialogare. Manifestano l�attualit� del dialogo. Esprimono la convinzione che la comunit� religiose non vogliono vivere da sole.

Religioni tra violenza e pace

Lo diciamo da tempo: in questo mondo contemporaneo anche le comunit� pi� esclusive non possono vivere da sole, isolate. Tutti sono rapidamente raggiunti dagli altri. La convivenza � una delle grandi sfide della contemporaneit� alle religioni: le une sono accanto alle altre. Ma la condizione delle une accanto alle altre si trasforma talvolta in quella delle une contro le altre.

La convivenza spinge a riflettere in termini nuovi sulla propria identit�. Specie quando la convivenza � esperienza recente. Talvolta purtroppo si generano atteggiamenti conflittuali. Si fa fatica in taluni casi a mettere insieme la certezza della propria fede con la convivenza pacifica con chi non condivide tale fede. In qualche caso insorge un�arroganza fondamentalista, quasi una reazione infantile agli altri, troppo diversi ma tanto vicini. Si recupera l�orgoglio della solitudine con l�orgoglio fondamentalista. I fondamentalismi sono un terreno scivoloso verso il disprezzo e la violenza: sono frutto del grande vuoto spirituale di quello che Emile Poulat chiama un mondo uscito da Dio.

Un mondo percorso da fratture come il nostro, cos� conflittuale, attrae nelle sue dinamiche di odio anche le religioni. Lo ribadiamo: le religioni possono essere utilizzate come benzina sul fuoco della guerra perch� l�incendio divampi pi� forte e brutale; ma possono essere �ed � la loro vocazione- quell�acqua che spegne l�incendio nelle sue profondit�.

Infatti, lungo il terribile Novecento, siamo stati tutti testimoni non solo di tanti conflitti (anche con sfondo religioso), ma pure dell�emersione dal profondo delle religioni di un messaggio di pace. Il calore insopportabile delle guerre ha fatto emergere un messaggio di pace dal seno delle religioni. Ciascuna tradizione lo afferma nella sua lingua spirituale. Ma c�� una convergenza. Ad Assisi, nel 1986, emerse con forza questo messaggio di pace, ancora in un tempo di guerra fredda. Ad Assisi quando si ritrovarono assieme, per la prima volta, gli esponenti delle diverse religioni a pregare per la pace.

Il cammino di Assisi

Per questo la Comunit� di Sant�Egidio ha voluto continuare il cammino di Assisi anno dopo anno, come in un ideale pellegrinaggio di citt� in citt�. Da Assisi saliva un messaggio di pace che chiamava le tradizioni religiose a desolidarizzare dalla guerra, come ha scritto Jean-Dominique Durand. Abbiamo proclamato pi� volte la convinzione �come si legge negli appelli- che �non c�� guerra santa, ma solo la pace � santa�. Infatti �ne siamo convinti- le parole, che solennemente pronunciammo a Varsavia per i cinquant�anni dall�inizio della seconda guerra mondiale, sono ancora valide, ancora pi� vere dopo quindici anni di esperienza: �ogni guerra � una perdita per l�intera umanit��.

Lungo questo cammino da Assisi si � creato un clima spirituale di dialogo e di amicizia tra genti di religione diversa: �questo clima �ha detto Giovanni Paolo II- rompe �la fatale catena delle divisioni ereditate dal passato o ingenerate dalle ideologie moderne; inaugura una stagione in cui fa sentire la voce della sapienza��. Ricordo con commozione le parole di incoraggiamento che tante volte ci ha rivolto Giovanni Paolo II, quando ha ringraziato la Comunit� di Sant�Egidio �per il coraggio e l�audacia con cui ha ripreso lo spirito di Assisi�. A questo anziano papa, che sta compiendo 25 anni di ministero, va il nostro pensiero grato.

Ma non posso dimenticare l�appoggio di tante personalit�, lungo questi anni, in questo lungo cammino di Assisi. Molte sono qui presenti.

Religioni diverse e legame universale

Come un fiume, di sosta in sosta, � sgorgata questa forza di pace dalle sorgenti delle religioni. Pace vuol dire anche una spiritualit� del vivere insieme, che ha radici nelle diverse religioni. Ha motivazioni differenti. Ma non � n� negata n� ignorata da nessuna tradizione religiosa. Ed � quella spiritualit� del vivere insieme che ha bisogno di crescere in un mondo lacerato, che ha bisogno di svilupparsi nelle pieghe difficili delle nostre societ�, nelle grandi periferie anonime dove si installa l�ostilit�, nelle relazioni tra gruppi etnici e religiosi.

Le religioni parlano di unit�, proprio perch� sono diverse. Ha scritto un laico e un umanista, attento ai temi religiosi, R�gis Debray: le religioni hanno la vocazione �di fare di un uomo spezzato un essere riunito a se stesso, agli altri e al cosmo. Il senso, sempre benvenuto, � un prodotto del legame, non l�inverso. Creare un legame... � far fallire le forze mortifere della disintegrazione, quelle dette un tempo forze diaboliche�. S� l�uomo e la donna spezzati, sperduti nelle grandi frontiere anonime del mondo, malati di una solitudine profonda, sono una realt� con cui ci troviamo sempre pi� a contatto. Ma le religioni parlano di un legame che unisce l�uomo con il mondo, con gli altri, con Dio.

E� quel legame che percepiamo in questa assemblea riunita ad Aachen: tra tante personalit� ragguardevoli delle grandi religioni, che vorrei tutte ringraziare della loro presenza. Con loro ci giunge il soffio della vita di tanti uomini e donne di fede. A questi autorevoli leader religiosi si uniscono significativi esponenti del pensiero laico e umanista, ambasciatori di vari Paesi, rappresentanti della cultura e della stampa. Questa assemblea esprime il legame tra uomini e donne religiosi, ma anche tra uomini: parla di unit�.

Come scrive il Presidente Rau, �il dialogo, che per la convivenza nel nostro mondo � importante come l�aria da respirare, non significa rinunciare alla propria identit��. L�universale non � una costruzione astratta, fatta nel laboratorio, ma si trova scavando in profondit�: � nel fondo del proprio pozzo �se si ha la capacit� di essere profondi e di scavare veramente- che sta disegnato un orizzonte universale, che si trova la pace. Uomini e donne pigri sono rimasti alla superficie e hanno dimenticato i tesori profondi di pace e di universalit� insiti nelle proprie tradizioni religiose. L�umile di spirito raggiunge l�universalit� nel profondo del proprio pozzo. Un grande spirituale russo, san Serafino di Sarov, diceva: �acquista la pace interiore e migliaia, intorno a te, troveranno salvezza�.

Pace: una parola globale

Il legame tra le religioni parla di pace. In questi giorni sentiremo risuonare pi� volte la parola pace. Siamo ansiosi per la capacit� rovinosa dei conflitti e per un�accettazione troppo generalizzata dell�uso della violenza. Parliamo di pace nella prospettiva dell�architettura della vita dell�uomo che tocca il suo cuore e il suo agire. La parola �pace� suona come fine dell�orrore della guerra; ma parla anche di sviluppo dei popoli; parla anche di spiritualit�, di cuori, di liberazioni dagli odi, di amore.

�Pace� � una parola chiave nel linguaggio delle religioni, che parte dalle profondit� del cuore umano, attraversa la vita delle comunit�, riguarda la vita quotidiana dei paesi e dei popoli. �Pace� � parola sacra e aspirazione tanto comune e diffusa. Pace � scritta in caratteri diversi in tanti libri santi delle religioni. Pace � una parola antica come le tradizioni religiose, ma anche densa di attualit�. Pace � la prima realt� che viene offesa dal peccato dei credenti o dalla loro negligenza spirituale. Pace � anche la domanda di quanti si trovano nell�insicurezza, sotto la minaccia della guerra, segnati dalla sofferenza per la violenza o il terrorismo. Pace � un�espressione globale, quindi, che abbraccia la vita spirituale e quella politica, i rapporti tra uomini e le relazioni tra paese, mentre parla di preghiera e spiritualit� e non disdegna la storia concreta dei popoli.

Pace � l�invocazione che abbiamo sentito in tante parti del mondo. In Costa d�Avorio quest�anno e in quello passato (ed � presente una nutrita delegazione ivoriana): Sant�Egidio ha seguito in modo molto partecipe le vicende di questo paese. In Liberia, dove si � stati sull�orlo della catastrofe. In Colombia, un paese latinoamericano, segnato da un duro destino di violenza da troppi anni. Tra israeliani e palestinesi in quella Terra che sta a cuore a tanti di noi per le memorie religiose e per l�amore che abbiamo per i due popoli che la abitano.

Pace e dialogo

Per noi questa assemblea di esponenti e di saggi delle religioni esprime la ricchezza di pace nascosta nelle religioni e, soprattutto, l�apporto che le religioni possono dare alla pace. Ogni anno �l�anno scorso fummo a Palermo in Sicilia, nel cuore del Mediterraneo- la riproponiamo in diversi luoghi del mondo, disponibili a farci pellegrini del dialogo. La Comunit� di Sant�Egidio, nata trentacinque anni fa, nel 1968, diffusa in vari paesi europei, in Africa e in altri continenti, che vive un forte legame con il mondo dei poveri, ha potuto essere testimone delle stretto legame tra la pace e le religioni: come le religioni possano spegnere gli odi e le inimicizie, risolvere i conflitti, ma anche di come possano essere vinte dai conflitti stessi, restarne prigioniere sino a benedirli e sacralizzarli. La causa della pace ha bisogno delle religioni; e le religioni non possono sottrarsi al servizio alla pace.

E� lo �spirito di Assisi�. E� quello �spirito di Assisi� che soffia in tante diverse comunit� religiose, lontano da ogni sincretismo. Da Assisi, anno dopo anno, abbiamo continuato ad incontrarci su scenari diversi: in quelli del mondo della guerra fredda, in quelli dolorosi di Gerusalemme, in quelli del mondo dopo lo choc del terribile attentato dell�11 settembre 2001 (e sono proprio passati due anni).

E� il dialogo che fa emergere il tesoro di pace delle religioni. Abbiamo gustato i frutti di questa arte del dialogo, cos� delicata e costruttiva nell�esprimere la pace dei cuori e nel realizzare un legame tra gli esseri umani. Il dialogo � l�arte di vivere la diversit� nel legame; � l�arte di far emergere quella forza pacificante che abita le religioni.

Aachen parla di Europa

Oggi siamo giunti ad Aachen, in questa citt� che parla di un�Europa antica, quella cristiana medievale, oggi remota, ma allo stesso tempo significativa di come ogni costruzione unificante i popoli necessiti di spirito. E� un grande problema, cari amici, quello di un�Europa che sta diventando una forte Unione. Unione Europea ha voluto dire prima di tutto pace: pace tra nazioni che si sono combattute, e la stessa Aachen � stata testimone di questi rapporti difficile tra europei. Ma oggi, in una fase inoltrata di costruzione europea, ci chiediamo quale Europa si voglia costruire, se non siano necessari sentimenti forti, radici significative, passioni condivise per fare degli europei cittadini convinti. Recentemente, nel maggio 2003, un convegno della Chiesa ortodossa di Grecia, si chiedeva se i grandi valori europei possano essere evocati a prescindere dalle loro radici spirituali. E� un tema che ci preoccupa in questi giorni, di fronte a un testo della convenzione europea che ha forse troppo dimenticato le radici spirituali e cristiane e che non ha fatto alcune cenno al dramma europeo della Sho�. In questi giorni, molti esponenti religiosi �proprio ad Aachen- si esprimeranno sul tema dell�Europa.

Aachen, in questi giorni, diventa la piazza della moschea, della sinagoga, della chiesa, del tempio. Non posso, a questo punto, non ringraziare il Vescovo di Aachen, mons. Mussinghoff per l�accoglienza fattiva e sensibile (e con lui tutta la Diocesi) nei confronti di questo incontro che oggi si fa allo stesso tempo europeo e mondiale. E con mons. Mussinghoff, mi sia permesso di ringraziare gli amici della Comunt� di sant�Egidio, tedeschi e di altri paesi, che hanno lavorato volontariamente alla realizzazione di questo incontro. Vorrei inoltre ringraziare le autorit� civili del Land Nordrhein Westfalen e della citt� di Aachen. Vorrei anche sottolineare con gratitudine l�interesse suscitato da questo incontro nel mondo religioso tedesco, che qui � cos� significativamente rappresentato.

Un segno di speranza

Questa riunione � un segno di speranza. Infatti di fronte a questo nostro mondo la tentazione delle comunit� religiose � chiudersi in se stesse, ignorare il vicino, lasciarsi proteggere dalla diffidenza e dal disinteresse per i problemi generali. E� un atteggiamento che riduce la portata impegnativa della vocazione alla pace da parte delle religioni. Nel mondo cristiano si parla di crisi dell�ecumenismo. Alcuni si chiedono perplessi quali siano i risultati di decenni di dialogo ecumenico. Altri osservano preoccupati il deteriorarsi dei rapporti tra le grandi comunit� religiose, anzi il maturare di atteggiamenti aggressivi o esclusivistici. Il dialogo interreligioso sarebbe divenuto un inutile esercizio senza risultati.

Ma forse si deve aggiungere che uno degli elementi di maggiore preoccupazione in questo nostro tempo � proprio la mancanza di fiducia nell�arte del dialogo, considerata appena un�espressione politically correct. Questo non avviene solamente nel mondo delle religioni, ma anche in quello delle relazioni internazionali. Il deperimento del dialogo si connette alla crisi dei sogni, delle passioni per il cambiamento e il miglioramento del mondo. C�� troppo pessimismo attorno a noi. Il pessimismo � una cattiva scuola per i giovani. Il pessimismo � un cattivo consigliere nelle decisioni. Il pessimismo diventa un modo di pensare, contrabbandato come realismo. Pessimismo di fronte all�ineluttabilit� della guerra. Pessimismo di fronte ad una parte troppo grande del mondo escluso dal benessere e condannato alla povert�. E� il pessimismo di fronte a situazioni di conflitto incancrenite, che chiedono il coraggio di vie nuove e sincere, come quella israelo-palestinese.

E� un pessimismo che respiriamo �mi sia permesso insistere- in Africa. La Comunit� di Sant�Egidio � presente in pi� di venti paesi africani e nota questo atteggiamento tra le giovani generazioni. E� il pessimismo che abbiamo combattuto sull�AIDS con la speranza e la realt� della cura, mentre questa pandemia divora i giovani africani e mina il futuro di tanti paesi del mondo. L�Africa �ne siamo convinti- resta un banco di prova per le politiche internazionali. E� �scrisse lo scorso anno Giovanni Paolo II al nostro convegno di Palermo- il �continente che sembra incarnare lo squilibrio tra il Nord e il Sud del pianeta�. La miseria di tante regioni di questo continente � un terreno disumano per la vita di troppi, ma anche un pericoloso campo di cultura per estremismi di tutti i tipi. Lo ripetiamo in questo 2003, mentre ci accingiamo a celebrare il decimo anniversario del genocidio in Ruanda, avvenuto proprio nel 1994: in quell�aprile 1994 furono massacrati 800.000 africani, soprattutto civili, per il 44% donne e bambini.

Il pessimismo genera rassegnazione e impotenza in troppi. Certo viene dopo il naufragio di tante utopie, di tante ideologie: quegli ottimismi facili di cambiare il mondo che si tingevano di sangue o rendevano il mondo peggiore di come l�avevano trovato. Impotenza: certo di fronte a leggi ferree del mercato. Perch� ci si rende conto che l�uomo � ben poca cosa, conta niente, di fronte ad un mondo tanto grande, troppo inospitale, poco attento... A che serve dialogare allora? Sembra che sia poco possibile cambiare, migliorare. Sono questi i sentimenti e i pensieri pessimisti diffusi nei cuori.

Ho un sogno

Proprio quarant�anni fa, il 28 agosto 1963, a Washington, di fronte al Lincoln Memorial, nel cuore di una grande marcia di afroamericani, Martin Luther King pronunci� il discorso sul sogno, restato nella memoria collettiva: �Io ho davanti a me un sogno, -disse- che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che possedettero schiavi sapranno sedere assieme al tavolo della fratellanza... Ho davanti a me un sogno�. Cos� concludeva: �Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza... saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme�. Fin qui Martin Luther King.

Cinque anni dopo il pastore americano veniva ucciso : il 4 aprile 1968. La sua storia � quella della forza di un sogno perseguito a prezzo della vita. E� una storia importante per gli Stati Uniti, per l�Occidente, per il mondo intero. Ed � la storia di un sogno germinato sul terreno della fede religiosa, ma anche confrontato con altre spiritualit� come quella di Gandhi. E� la storia del martirio per fedelt�. Infatti, cari amici, il Novecento ha mostrato come i credenti abbiano una forza in tutta la loro debolezza: lo ha mostrato il martirio di tanti, come si � visto in Europa, nell�Est e in particolare in Russia.

Di fronte a tanto pessimismo contemporaneo, c�� la domanda di vedere la speranza. Tanti vogliono vedere la speranza. Questo � il sogno nella Bibbia: vedere la speranza. Questa speranza non � una politica cangiante; non un�ideologia che spesso si � manifestata come un idolo muto e vorace. Le religioni sono un terreno dove crescono speranze: sono un terreno dove le speranze hanno le loro radici. Bisogna avere il coraggio di far accendere di speranza questo nostro mondo contemporaneo. Bisogna avere il coraggio di farlo sognare: fare sognare la pace, che � il sogno pi� bello e pi� realista dell�umanit�.

Conclusione

Anche noi abbiamo un sogno. Da questo nasce l�incontro di Aachen. Come credenti siamo invitati �a spogliarci di ogni sentimento violento e a disarmarci di ogni odio�, si diceva in un nostro appello. Di fronte a quella che Serge Latouche chiama l�economicizzazione del mondo, i credenti sono portatori di un vento di spiritualit� e di umanit� che scuote i cuori involgariti dal solo consumo, i cuori rassegnati al pessimismo. Ci vuole un vento forte � vento di spiritualizzazione e non di econonomicizzazione, vento di pace e non di violenza- che scuota le profondit� dei pensieri e dei sentimenti. Un vento che inquieti i rassegnati e li sospinga verso nuovi sentimenti di pace, verso pensieri di solidariet�, in un mondo in cui sembra che il 20% degli uomini possa quasi fare a meno del restante 80%.

Le religioni, con l�arte del dialogo e con la testimonianza della pace, forti di un�esperienza antica, possono sorreggere il sogno di pace di tanti. Cresca in noi la consapevolezza che i veri servitori di Dio sono anche servitori della pace. Cresca una nuova audacia di servitori di Dio, fattisi amici della pace. �L�uomo non � fatto per la guerra e la guerra � un male nella terra degli uomini� �abbiamo dichiarato fin dal 1988. Le religioni debbono testimoniare che l�uomo e la donna sono fatti per la pace e che la pace � il loro destino.

 

 

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