Aachen 2003

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Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
Coabitazione e immigrazione in Europa

  
  

Paul Spiegel
Presidente del Consiglio degli Ebrei in Germania
  

� per me un onore ed una gioia particolare poter partecipare oggi a questa tavola rotonda. La mia gioia ha un motivo importante: quattro settimane fa ho accompagnato in Israele una delegazione del Consiglio centrale ebraico. � stato un viaggio che purtroppo non mi ha rafforzato nella speranza che in Medio Oriente la pace sia pi� vicina che mai.

Sapete bene quanto me come ci siano stati molti tentativi nei cinquant�anni seguiti alla fondazione dello Stato di Israele, per arrivare ad una durevole soluzione di pace. Purtroppo inutilmente. Al contrario, con l�inizio della seconda intifada quasi tre anni fa, sembr� si fosse nel frattempo raggiunto un nuovo culmine di violenza. Le immagini di spargimento di sangue, di sofferenza da parte dei Palestinesi come degli Israeliani suscitano costernazione a livello internazionale, ma anche confusione. Confusione, poich� ci sono fasi in cui non si riesce a vedere una via d�uscita dalla distruttiva trappola della violenza e della reazione.

L�accettazione da parte di Israele di una soluzione con due Stati potrebbe rappresentare un�apertura, se alla dirigenza palestinese riuscisse di ostacolare il terrorismo. La buona volont�, che io ho avvertito chiaramente durante numerosi colloqui in Israele, � presente da entrambe le parti. Come sempre, sono gli estremisti, con le loro pretese radicali, che possono distruggere le fondamenta, certo non ancora edificate con il cemento, di una soluzione pacifica. Lasciatemi perci� utilizzare quest�occasione per esortare da questo luogo speciale tutti coloro che sono coinvolti nei conflitti all�avvedutezza ed alla moderazione. Poich� una cosa � certa: ogni volta che le trattative falliscono, la violenza si inasprisce ed una composizione pacifica del conflitto diventa sempre pi� difficile, se non impossibile. In tutti gli anni ed in tutte le innumerevoli discussioni a proposito del conflitto nel Medio Oriente, mi ha turbato in particolare un aspetto: le conseguenze di questa sanguinosa contrapposizione sulle nuove generazioni dei due popoli. Anche se in un tempo, si spera, non troppo lontano si troveranno davanti ad un accordo di pace, ci saranno centinaia di migliaia di bambini e di giovani che saranno cresciuti fino a questo momento in un clima di odio e di violenza. Giovani che vedono nello Stato pi� prossimo il nemico, l�occupante o il potenziale autore di attentati suicidi. Passeranno anni, anzi generazioni, prima che la reciproca diffidenza si spenga. Una prospettiva avvilente.

Tanto pi� � perci� importante per la realizzazione dell�utopia kantiana della �pace perpetua�, molto citata, l�inclusione della giovent�. Da giovane io stesso sono stato a lungo attivo nel lavoro con i giovani. Fu allora per me di grande gioia organizzare attivit� comuni e trascorrere semplicemente insieme un tempo sereno in compagnia di altri giovani ebrei, che negli anni della guerra e dello sterminio avevano vissuto esperienze cos� brutte. Molti contatti hanno valicato i decenni, bench� una gran parte dei miei coetanei dell�epoca si sia successivamente recata all��estero. Per noi giovani le esperienze comuni, le numerose conversazioni e lo scambio delle esperienze di vita e di sofferenza furono di inestimabile valore.

Al di l� delle frontiere tra gli Stati e le religioni, esistono oggi una moltitudine di progetti che si sono posti lo scopo di riunificare la giovent� del mondo per mezzo della conoscenza e della comprensione reciproca. Questo modo di �costruire ponti� costituisce un attivo contributo alla pace tra i popoli. La Comunit� Europea rappresenta, da questo punto di vista, un modello, come io spesso ho occasione di constatare, e trova, si spera, molti imitatori. Con numerosi programmi di scambi e borse di studio vengono promossi gli incontri tra giovani ed i soggiorni all�estero per studenti liceali, universitari e tirocinanti. Guardando all��allargamento della UE ad Est ed a una fruttuosa convivenza pacifica in Europa, ogni investimento a favore dei giovani � un investimento che vale per il futuro.

Quanto detto ha validit� ancora maggiore quando anche negli Stati d�Europa plasmati dalla democrazia e dallo Stato di diritto, gli abusi nei confronti degli stranieri, il radicalismo di destra, l�esclusione delle minoranze e l�antisemitismo, appartengono alla realt� quotidiana, come gi� in passato. Spesso sono giovani cresciuti senza una guida, privi di orientamento, uomini pieni di paura per il futuro, che si lasciano sedurre dai demagoghi e che scivolano nell��estremismo. L�inimicizia ed i pregiudizi nei confronti delle minoranze tuttavia non si trovano purtroppo solo nelle teste degli estremisti. Risentimenti delle pi� diverse specie sono ampiamente diffusi.

Questa potenziale predisposizione di ogni societ� rappresenta una particolare sfida per le religioni e le Chiese. Infatti sono proprio le tradizioni ed i messaggi delle diverse religioni mondiali a trasmettere le concezioni oggi vigenti dei valori. Tutte le dottrine e le proposizioni di fede contenute nelle grandi Scritture � sia nella Bibbia, sia nel Corano, sia nelle prediche di Buddha � si basano su concetti fondamentali come l�amore per il prossimo, la misericordia nei confronti dei poveri e dei malati, la tolleranza, il rispetto della creazione e l�onest�. Questi valori vanno ricondotti con maggior forza all��interno delle nostre societ�. In questo contesto il dogmatismo ed un rigido attenersi alle tradizioni ricevute sono, in base alla mia esperienza ed al mio punto di vista, completamente fuori luogo. Soprattutto per rivolgersi ai bambini ed ai giovani e per sconfiggere la contrapposizione nei confronti della religione o almeno dei contenuti ad essa legati, la religione non pu� perci� divenire grave e tetra.

Parlo di questo argomento con piena coscienza, poich�, come sapete, la comunit� ebraica si trova davanti alla sua pi� grande sfida dalla fine della seconda guerra mondiale. Mi riferisco all��integrazione degli immigrati delle repubbliche ex sovietiche. Nei 12 anni seguiti alla apertura della cortina di ferro sono venuti in Germania, verso le nostre comunit� ebraiche quasi 70 000 immigrati. Ebrei che nella loro patria hanno dovuto soffrire a causa dell��antisemitismo, che nell��Europa occidentale � ampiamente considerato come superato. Solo la parte pi� piccola della popolazione ebraica pratica la sua fede, la maggioranza da secoli rinnega la propria origine religiosa. L�emigrazione offre la possibilit� di sfuggire a questa preoccupante situazione. Nel contempo presso tutti gli emigranti appare predominante la speranza in una vita migliore all��Ovest. Una speranza che per lo pi� si dimostra purtroppo ingannevole.

Le comunit� ebraiche vivono attraverso l�afflusso dall��Est una sorta di rinascita e di rinnovamento. Un fatto che � anche per me occasione di gioia e di gratitudine. Malgrado tutti i problemi che sorgono dall��incontro delle diverse culture e mentalit�, questa immigrazione costituisce un arricchimento. Una sfida che esige dagli immigrati come dai membri delle nostre comunit� molta pazienza ed indulgenza. La comunit� come luogo dell�esercizio comune della religione si trasforma sempre pi� parallelamente in una sorta di prestazione di servizi relativamente alle problematiche dell�integrazione. Contemporaneamente la vita religiosa riceve un nuovo impulso. Per far conoscere agli immigrati non religiosi la loro religione e per costruire legami, offriamo alle nostre comunit� diversi corsi in cui, tra l�altro, vengono illustrati la tradizione, i costumi e la storia del giudaismo.

Non ci facciamo illusioni sull�efficacia di quest�offerta religiosa. Conosciamo l�atteggiamento distaccato degli immigrati nei confronti della religione. � anche comprensibile che dopo il trasferimento si trovino in primo piano esigenze pratiche come la ricerca dell�alloggio e del lavoro. Il fatto che la fede e la preghiera stanno � quando possibile � al secondo posto, non ci pu� tuttavia scoraggiare, ma deve essere per noi stimolo ad accrescere i nostri sforzi.

Pazienza, indulgenza ed ostinazione sono richiesti per costruire a lunga scadenza un rapporto delle nuove generazioni con la loro patria religiosa. A rigore, � questo il segreto del successo dei costruttori di pace di Sant�Egidio, riconosciuti a livello mondiale. Le benefiche attivit� della Comunit� di Sant�Egidio in favore della pace hanno incoraggiato quelli che nei luoghi pi� diversi si impegnano per la pace a non ridurre i loro sforzi.

�Tra guerra e pace � Religioni e culture si incontrano� � nel motto dell�incontro per la pace di quest�anno si rispecchia la problematica dell�integrazione da me brevemente tratteggiata. Dopo la crudele seconda guerra mondiale e la lunga fase della guerra fredda, la pace e la tanto desiderata libert� rendono possibile un incontro delle culture e delle religioni. Nel caso degli Ebrei persino una specie di rinascimento della vita ebraica in Germania. Proprio la Germania, dir� ora qualcuno. S�, la Germania, rispondo in piena convinzione. La Germania, uno Stato di diritto, democratico, � nel frattempo diventata di nuovo la patria di molti Ebrei.

Nel suo invito a questa riunione nel segno della colomba della pace, il vescovo Mussinghoff esprime il desiderio che i partecipanti qui radunati possano, per mezzo della comune preghiera, di buone conversazioni e di sentimenti di amicizia, diventare messaggeri di pace. Una bella idea che bisogna sperare possa portare molti frutti. Anch�io sono volentieri pronto ad assumere l�onore di questo incarico di messaggero di pace ed a fornire il mio modesto contributo.

Vi ringrazio.

Shalom

 

 

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