Luned� 6 Settembre 2004
Universit� Cattolica del Sacro Cuore, Aula Magna
Memoria del male, coraggio del perdono

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Jean Dominique Durand
Universit� di Lione, Francia
  

Nel 1941, Amintore Fanfani, giovane professore di Storia dell�economia all�Universit� cattolica del Sacro Cuore, qui a Milano, che doveva diventare in seguito uno degli uomini politici della Democrazia Cristiana fra i pi� virtuosi dell�Italia del dopo-guerra, pubblic� i suoi Colloqui sui poveri , riflessioni di un cattolico sulla povert�, riedito regolarmente negli anni 50 e 60 e di nuovo nel 2000, poco dopo la sua morte avvenuta nel 1999. Queste riflessioni non sono invecchiate, e gi� in una riedizione nel 1960, egli notava come � la necessit� di intrattenersi sul grave problema dei poveri� � �andata crescendo�. Negli stessi anni un altro �professorino�, a Firenze, Giorgio la Pira portava avanti delle riflessioni simili e metteva in opera la �messa per i poveri�.

In questo inizio del terzo millennio, l�umanit� si trova di fronte alla stessa sfida, e ci si pu� chiedere se la situazione non sia ancora peggiore che nelle ore oscure della seconda Guerra Mondiale. Le cifre rese regolarmente pubbliche dagli organismi internazionali, riguardo al debito, il reddito pro capite ( 1/3 della popolazione mondiale, cio� circa due miliardi di persone, non disporrebbero che di 350 dollari all�anno, cio� meno di un dollaro al giorno), l�accesso alle cure e al cibo, sono semplicemente allucinanti. Senza dilungarsi sulle cifre che restano sempre un po� artificiali e tendono a mascherare la realt� umana, noi sappiamo tutti che basta percorrere il pianeta per prendere le misure di quello che � realmente e concretamente la povert�, e percorrere le strade delle citt� dei paesi sviluppati per incontrare quelle che sono chiamate le nuove povert�, e rendersi conto che non soltanto il fenomeno non diminuisce, ma anzi che tende a crescere, sia che la povert� la si osservi nei 41 paesi definiti nel 2000 come paesi poveri, � paesi poveri fortemente indebitati�, o nella parte ricca del mondo. Gli uomini, nel corso del secolo scorso, hanno alzato dei muri della vergogna e ancora succede che ne alzino. Noi abbiamo con i muri della povert� un muro che non � di pietra n� di cemento, ma che non � meno vergognoso. Un muro sul quale l�umanit� intera rischia di schiantarsi, perdendo il senso dell�umano.

Cos�� la povert� se non uno stato di dolore, segnato da una grande debolezza fisica e morale, uno stato di angoscia, dove la paura del domani � permanente, uno stato nel quale, come diceva il padre Joseph Wresinski, inventore del concetto del �quarto mondo�, le persone e le famiglie non possono �assumere le loro responsabilit� elementari e godere dei loro diritti fondamentali?� Lo stato di povert� � uno stato di esclusione dal lavoro, dalla salute, dai beni materiali come diritti pi� elementari, in una parola dalla societ�. E� quindi una situazione di debolezza, di dipendenza, di umiliazione, dove si manca di tutto: di denaro, di relazioni, di qualificazione tecnica, di forza fisica, di amore, di libert�, cio� di dignit� umana e di rispetto. All�inizio del secolo scorso, nel 1908, il sociologo tedesco George Rimmel pubblic� una analisi molto nuova su I poveri , dove definiva il povero non come colui che manca di mezzi, ma come colui che �riceve assistenza a causa della mancanza di mezzi�.

Perch� la povert� tende a rinforzarsi? Le cause sono evidentemente complesse e mischiate le une alle altre. Vorrei tentare di costruirne la tipologia in maniera succinta, e ricordarne cinque principali.

Si possono distinguere prima di tutto le situazioni di povert� economica, legate alla povert� del suolo, di risorse naturali, o all�assenza di lavoro. C�� qui una realt� di cui si possono fare diversi esempi, senza dimenticare tuttavia che fra i paesi classificati come paesi poveri sono numerosi quelli che hanno delle risorse naturali importanti. Si aggiunga quindi la politica degli stati, e il ventesimo secolo non manca di casi di politica assurda di cui il risultato � stato l� impoverimento di popolazioni intere, per non parlare di veri genocidi, soprattutto per la carestia.

La guerra rimane la madre di tutte le miserie: la moltiplicazione dei conflitti locali, regionali, che coinvolgono pochi Stati, persino dei conflitti fra stati, assimilabili a guerre civili ma che hanno un loro significato politico come ai tempi dei conflitti fra blocchi, per divenire guerre etniche, hanno comportato una progressione esponenziale della miseria materiale, economica, ma anche spirituale e morale, di cui difficilmente si possono misurare le conseguenze.

La malattia � fonte di povert�, poich� destabilizza le famiglie, porta con s� la perdita dell�impiego o della capacit� di lavorare. La prima fra le stimmate della povert� � la perdita della persona di cui la malattia � la prima responsabile. Basti pensare alle conseguenze drammatiche dell�AIDS.

La vecchiaia accompagnata dall�isolamento, dalle incapacit� fisiche e a volte mentali, � anch�essa fonte di grandi miserie.

Le migrazioni infine, soprattutto quando esse avvengono sotto la costrizione dei conflitti o delle difficolt� economiche, generano una perdita di tutti i punti di riferimento e delle miserie all�altezza delle speranze. I campi dei rifugiati attraverso il mondo come i drammi vissuti sulle coste dell�Europa o dell�America del Nord lo testimoniano.

Che fare? Al di fuori degli interventi delle istituzioni internazionali e degli aiuti pubblici organizzati dagli stati, che sono fondamentali per le azioni di emergenza, come per assicurare la distribuzione delle ricchezze, la Comunit� di Sant�Egidio mostra nel quotidiano quello che pu� fare l�azione personale, l�impegno individuale. C�� in effetti per la Comunit� un principio fondamentale, una vera e propria terapia che essa propone, confortando concretamente le miserie con dei mezzi materiali, ma soprattutto entrando in contatto con le persone povere o abbandonate, condividendo le loro angosce, le loro paure, le loro aspirazioni, vivendo in comunione con loro. E� tutta la differenza con l�aiuto pubblico, che resta forzatamente anonimo, freddo, senza amore. In effetti direbbe san Paolo, nessun talento � utile a chi non ha la carit�, ma non basta dare, bisogna servire senza trarne orgoglio ( 1 Cor.,XIII, 1-7), bisogna amare quello a cui si d�, stabilire un legame di comunione con lui, creare un�amicizia. Il povero � nel cuore delle Scritture, da Isaia che fa dell�aiuto agli affamati e agli oppressi un precetto (Is., 58, 10) fino ai Vangeli dove Cristo si identifica con i poveri, di cui il messaggio pi� importante � che amare i poveri � amare Dio ( soprattutto Luca 6, 20-21, 11, 41, 12, 33 Mt. 5, 1-3, 6, 1-4 19, 1-3, 25, 35-40). �Vosotros sois Cristo para Nos�, �Voi siete il Cristo per noi�, ha gridato Paolo VI rivolgendosi a 300.000 campesinos riuniti a campo san jos� vicino Bogot�, durante il suo viaggio in Colombia, il 23 agosto 1968.

La povert� � essa stessa educatrice, una lezione per la propria vita, essa arricchisce colui che le si avvicina. E� quello che aveva capito nel XIX� secolo la Societ� di San Vincenzo de� Paoli, quando il beato Federico Ozanam dichiar� di �passare ai barbari �, cio� dal lato dei poveri e degli sfruttati, mentre un giornale conservatore denunciava l�insediamento dei �barbari� nelle periferie delle citt�. Si legge in un rapporto della societ� del 1844:� quando ci si siede al focolaio domestico dell�infelice, e si assiste alle sue sofferenze, alle sua privazioni, alla sua spoliazione non si pu� rimanere freddi e indifferenti davanti a questo triste spettacolo. La dimora del povero � il punto centrale ed elevato dal quale gli uomini veramente caritatevoli scoprono il vasto e penoso orizzonte della miseria. E� questa grande lezione che Sant�Egidio non smette di mettere in pratica mettendosi al servizio dei poveri.

Devo prima di tutto ricordare che la Comunit� � nata a Roma nel 1968, precisamente dall�incontro di qualche giovane liceale con la povert�, quella delle periferie, queste borgate prive dei servizi pi� essenziali, dove venivano a stiparsi gli immigrati venuti dal sud Italia nella speranza di trovare il lavoro, nel contesto del boom economico che il Paese allora conosceva. In un tempo dominato dalle ideologie, quei giovani, sostenuti dalla preghiera e dalla meditazione dei Vangeli, andarono molto concretamente incontro ai pi� poveri, per portare loro amicizia e aiuto, soprattutto per i bambini. L�incontro con lo scandalo della povert� costituisce quindi un elemento centrale nella genealogia di Sant�Egidio, e occupa fino ad oggi un posto importante nella sua azione a Roma come in ogni luogo dove essa � presente.

In Europa, gli immigrati sono cambiati, vengono da pi� lontano dal punto di vista geografico come dal punto di vista culturale, ma i problemi restano acuti cos� come lo erano trenta anni fa. Le comunit� pi� numerose hanno luoghi calorosi per servire i pasti; tutte si impegnano nella difesa dei diritti, l�alfabetizzazione e l�apprendimento della lingua, si fanno carico dei bambini, portano aiuto ai senza tetto. Esse si impegnano anche ad aiutare gli anziani e a rompere il loro isolamento. Esse rendono visita ai prigionieri, svolgendo nelle prigioni una azione spesso vitale, in particolare in Africa. Io posso testimoniare in sseguito alla visita che ho fatto alla prigione di Pemba, nel Nord del Mozambico, con i responsabili della comunit� locale, del lavoro prodigioso realizzato da questi ultimi per portare un po� di consolazione a uomini stipati in condizioni indegne, e aiutarli nei loro rapporti con le istituzioni giudiziarie.

La Comunit� di Sant�Egidio va ancora al di l�, stabilendo legami di solidariet� fra poveri: i poveri aiutano i poveri; lo si vede in maniera eclatante in Africa, dove dei poveri, membri della comunit�, mettono i loro deboli mezzi al servizio di altri poveri, progredendo cos� sulla via della dignit�. Sant�Egidio riesce anche a stabilire solidariet� fra un paese e l�altro, fra un continente e l�altro: in Salvador le vittime di un tifone pensano anche a inviare aiuti alle vittime dell�inondazione in Mozambico.

Sant�Egidio, oggi forte della sua presenza in tanti paesi del mondo, si � impegnata nella lotta contro le cause fondamentali della povert�, in particolare contro le guerre e le malattie. La sua azione ben conosciuta in favore della pace, la sua arte del negoziato, la sua pazienza davanti alle situazioni pi� inestricabili, le hanno gi� permesso di riportare la pace, di ottenere la liberazione degli ostaggi, di dare conforto nella miseria nata dai conflitti armati. A questo si aggiunge la sua azione che risulta gi� determinante nella lotta contro l�AIDS con l�importante progetto DREAM, e la costruzione di ospedali.

La comunit� ha compreso che nel cuore della povert� c�� l�uomo sofferente, ci sono donne, uomini, bambini che si trovano fra disperazione e sopravvivenza. La sua azione che si declina in tante iniziative, dalle pi� modeste e semplici alle pi� pesanti e complesse, testimonia della sua capacit� di promuovere questo nuovo umanesimo di cui abbiamo tanto bisogno.